Questa mattina presidio-conferenza stampa di sindacati di base, collettivi, realtà autogestite che hanno indetto per il 20 una manifestazione regionale unitaria in città: no a un’uscita dall’emergenza “imperniata su un sistema economico produttivista, inquinante e neocorporativo, su un welfare differenziale e sussidiario, su una sanità ancora pienamente fonte di profitto privato”.
“Il tempo pandemico che stiamo vivendo ha messo in luce una serie di elementi che prima di questa crisi erano spesso oscurati dal riprodursi della ‘normalità'”.
Questa la premessa dell’appello “per una convergenza cittadina e regionale dei percorsi di lotta, per un nuovo futuro: vogliamo salute, soldi e diritti” con cui diverse realtà di base hanno convocato un corteo regionale per questo sabato.
A promuovere la data, i sindacati di base ADL Cobas Emilia-Romagna, SGB Emilia-Romagna, Si Cobas e Cobas Bologna e, tra reti, collettivi e spazi sociali: Lab. Crash, Tpo, Làbas, Rent strike Bologna, Campagna Reddito di quarantena E.R., Unione Inquilini Bologna, Associazione Bianca Guidetti Serra, Collettivo Salute per Tutte/i, Laboratorio AQ16, Città Migrante, Casa Bettola, Social Log, CUA Bologna, Casa Madiba Network, Vag61, RUB – Riders Union Bologna, Il Forum per il diritto alla salute – Emilia Romagna, Fronte della Gioventù Comunista – FGC Bologna, Colonna Solidale Autogestita e Rete Bolognese Iniziativa Anticarceraria.
Realtà che erano in piazza già oggi per un presidio-conferenza stampa sotto la sede di Confindustria in via San Domenico in cui hanno esposto le ragioni della mobilitazione:
> Gli audio raccolti questa mattina (l’articolo prosegue sotto):
– Adl Cobas
– Si Cobas
– Riders Union
– Colonna solidale autogestita e Vag61:
Si legge inoltre nell’appello diffuso in rete: “Abbiamo visto come decenni di tagli alla sanità dei governi di destra e di sinistra abbiano minato le basi per la possibilità della salute pubblica. Abbiamo visto come il padronato non abbia nessuna esitazione nello scegliere il profitto a discapito della salute di chi lavora. Abbiamo visto quanto sia centrale il lavoro riproduttivo e quanto molti lavori ‘essenziali’ siano garantiti con salari miseri, precarietà, assenza di diritti e tutele. Abbiamo visto la centralità del lavoro produttivo, costretto al ricatto lavoro/salute e la brutalità dello sfruttamento del lavoro migrante. Abbiamo visto aumentare le disuguaglianze sociali, i ricchi arricchirsi, i ceti medi e le classi popolari in caduta libera verso la povertà assoluta. Abbiamo visto grandi multinazionali come Amazon o FCA accumulare profitti volando rapaci sui nostri territori con la prepotenza dei predatori. Abbiamo visto i politici capaci solo di proclami mentre stiamo andando verso una nuova grande crisi globale – quella finanziaria del 2008, in confronto, era solo una piccola cosa rispetto a quanto potrebbe ora accadere. In queste settimane abbiamo visto nascere espressioni di resistenza collettiva, di lotta, di mobilitazione. Scioperi, astensioni dal lavoro a tutela della salute, rivolte delle carceri, lotte per accedere al reddito, scioperi degli affitti, una miriade di forme di solidarietà e di mutualismo nei quartieri e nei caseggiati; tutte azioni che abbiamo organizzato, sostenuto e attraversato. Pensiamo che in questa crisi drammatica le classi dirigenti abbiano già deciso che sistema di welfare e modello di sviluppo non devono subire alcuna significativa né radicale inversione di tendenza, di cui invece abbiamo assoluta necessità e bisogno. Va in questa direzione la gestione politica dell’emergenza e soprattutto della transizione targata Bonaccini, che rappresenta un modello per la gestione capitalistica dell’era pandemica, imperniata su un sistema economico produttivista, inquinante e neocorporativo, su un welfare differenziale e sussidiario, su una sanità ancora pienamente fonte di profitto privato. Bisogna allora organizzarsi in fretta per contrastare questi tentativi, e per cambiare finalmente rotta. Il lavoro è sempre più massacrato, la salute sempre meno tutelata, il modo di produrre distrugge il Pianeta, le ingiustizie sociali aumentano vorticosamente e la cultura patriarcale e razzista è sempre più violenta. Per questo, non è sufficiente affermare che ‘non vogliamo pagare noi questa crisi’, ma soprattutto – riprendendo uno slogan del movimento migrante – che ‘We are not going back’, non vogliamo tornare indietro! Perché se il tempo presente è quello della ricostruzione dell’economia, della democrazia, della società per noi deve rappresentare un campo di contesa dove vogliamo batterci per costruire un nuovo futuro”.
“La crisi – prosegue il testo – devono pagarla Confindustria, le grandi multinazionali, i politici e gli imprenditori dei tagli e privatizzazioni alla sanità, delle guerre permanenti, del cemento e della distruzione dei territori. Dobbiamo respingere l’idea di un welfare fatto di elemosine ‘una tantum’ per imporre la necessità di misure universalistiche in grado di essere dispositivi di liberazione da precarietà, sfruttamento, ricatti, impoverimento. Ribadire il no a sanatorie-truffa che mercificano i corpi migranti, perché nessun uomo e nessuna donna è illegale. Mettere in comune le lotte per il salario, per il reddito, per il welfare e praticare un vero e proprio cambio di paradigma che rovesci quello attuale e quello che si prospetta, riconoscendo pienamente il valore del lavoro sociale e riproduttivo. In questa direzione a Bologna e in regione è iniziato nel mese di maggio un percorso di mobilitazione che ha visto sinora far visita alla Regione Emilia Romagna e all’INPS e a mobilitarsi il 30 maggio. Una convergenza di sindacalismo e realtà sociali che sta svolgendo sui posti di lavoro e nei quartieri tante iniziative di lotta e solidarietà e che nelle prossime settimane continuerà a mobilitarsi come nelle date del 2 giugno e alle manifestazioni del 6 giugno. Nella direzione del costruire una nuova forza collettiva, eterogenea, estesa e che sia in grado di essere all’altezza del momento storico che stiamo vivendo lanciamo pubblicamente una manifestazione regionale a Bologna sabato 20 giugno per un nuovo futuro di salute, reddito e diritti per tutte e tutti!”.