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Nuova gara per la gestione del Centro Mattei, ma le/i migranti: “Va chiuso!”

Il Coordinamento incalza il sindaco Lepore anche sui temi del lavoro, dopo la morte di Yaya Yafa: “Migranti e richiedenti asilo che operano notte e giorno nella grande fabbrica dell’Interporto vogliono ricordargli che il loro sfruttamento è legato anche alle scelte politiche e amministrative dell’amministrazione”. E nella logistica, intanto, scatta lo sciopero Cobas alla Digitail.

09 Novembre 2021 - 13:12

Il Centro Mattei chiude o non chiude? Da un lato ci sono le affermazioni fatte in campagna elettorale dal nuovo sindaco Matteo Lepore, che testualmente ha dichiarato: “Lo dobbiamo abbattere e poi secondo me neanche ricostruire”. Dall’altro, però, c’è la Prefettura che cerca un nuovo gestore della struttura per almeno un altro anno. Infatti è stata pubblicata una gara europea per l’affidamento del servizio di gestione e funzionamento del centro, con capienza di 200 posti. L’aggiudicazione avverrà mediante procedura aperta e con applicazione del criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa. Per la gestione, in base al capitolato ministeriale, si prevede un prezzo a base di gara pari a 22,06 (Iva esclusa) ad ospite per giorno, a fronte dei 19,40 euro del bando del 2018. L’altra parte del capitolato riguarda la fornitura dei kit, cioè del vestiario: 150 euro esclusa la scheda telefonica, per due kit all’anno. Poi si aggiungono il costo di un pocket money giornaliero a favore di ogni ospite di 2,50 euro al giorno e il costo di una scheda telefonica da cinque euro una sola volta all’ingresso per ogni nuovo ospite. L’importo complessivo dell’appalto arriva così a un milione e 914.880 euro, che diventano due milioni e 26.460 euro inserendo gli oneri per la sicurezza e gli incentivi tecnici. Ma “nel caso in cui non si registri nel centro la presenza di minori sino a 30 mesi nel periodo di riferimento della fattura- viene precisato nel bando- il prezzo pro capite pro die praticato all’appaltatore all’atto del pagamento delle presenza sarà decurtato dalla componente relativa al costo dei pannolini”. La durata prevista dell’affidamento è di un anno, con la possibilità di rinnovare il contratto al massimo per altri 12 mesi”.

Chi non ha dubbi su cosa fare di via Mattei è il Coordinamento Migranti, che affronta questo e altri temi in un comunicato stampa diffuso ieri: “A inizio ottobre si sono insediati il nuovo Consiglio comunale e la nuova Giunta del Comune di Bologna guidata da Matteo Lepore. Il nuovo sindaco ha rivendicato fin dall’inizio un’incrollabile fede democratica e progressista. Le belle parole e le buone intenzioni sono un’ottima cosa, ma siamo impazienti di capire se la nuova giunta è davvero intenzionata a dare un segnale di discontinuità rispetto al passato e rispettare gli impegni presi in campagna elettorale con i migranti e le migranti, compresi quelli che sono andati a votare nonostante le istituzioni negli anni li abbiano ostinatamente ignorati. Abbiamo sentito dire da alcuni esponenti della nuova giunta che la casa è un ‘diritto umano’. Ci sono subito venuti in mente i migranti del Centro Mattei che continuano a vivere stipati in camerate, nonostante le numerose proteste e nonostante la legge Lamorgese stabilisca il superamento dei grandi centri di accoglienza a favore di forme comunali di accoglienza diffusa. Per passare dalle belle parole e dalle buone intenzioni ai fatti è arrivato il momento che il Comune convochi subito un tavolo con la Prefettura per chiudere il Mattei! Inoltre, può il Comune continuare a complicare sistematicamente le procedure per avere l’idoneità abitativa? Questa certificazione – ora di competenza delle amministrazioni comunali – è necessaria per il rilascio e il rinnovo del permesso di soggiorno, per ricongiungimenti familiari, per poter vivere in un appartamento una volta usciti dai centri di accoglienza. Se la nuova Giunta crede davvero che la casa sia un ‘diritto umano’, ci aspettiamo che uomini e donne migranti non debbano più vivere con la paura di perdere i documenti perché la loro casa è considerata inadatta, nonostante spesso abbia costi di affitto pari ad appartamenti di lusso. E il Comune pensa finalmente di agire contro i proprietari che non affittano ai migranti, perché considerati umani di serie B?”.

Il nuovo sindaco, poi, “ha dichiarato una guerra senza quartiere a ogni forma di discriminazione. Giusto. Come non essere d’accordo? Ma cosa pensa di fare- scrive il Coordinamento- con quei dirigenti e dipendenti dell’amministrazione comunale che attuano comportamenti arbitrariamente restrittivi nei confronti delle migranti e dei migranti? Cosa pensa di fare con gli uffici che, non avendo mediatori culturali, abbandonano i nuovi arrivati nelle maglie della burocrazia non dicendo loro chiaramente quali documenti servono per le pratiche? Oggi per ottenere la residenza non basta più l’accertamento della polizia municipale. Solo e soltanto ai migranti viene infatti chiesto che i proprietari di casa li accompagnino all’anagrafe. Come se non bastasse, il Comune è veloce nel cancellare la residenza ai migranti in caso di irreperibilità o addirittura se non notificano ogni volta il rinnovo del permesso di soggiorno, senza considerare che perdere la residenza, anche solo per qualche settimana, vuol dire ricominciare da capo il calcolo degli anni di residenza necessari per ottenere la cittadinanza. Per le donne migranti può voler dire anche rischiare di perdere i figli. Come si schiereranno il sindaco e la sua giunta in questa guerra contro le discriminazioni che i migranti combattono quotidianamente? Quando qualche settimana il nostro compagno Yaya Yafa è morto schiacciato da un camion mentre lavorava in Interporto, abbiamo sentito il nuovo sindaco annunciare le sue linee guida per il lavoro nella logistica: etica, sicurezza, collaborazione. Migranti e richiedenti asilo che lavorano notte e giorno nella grande fabbrica dell’Interporto vogliono ricordargli che lo sfruttamento del lavoro migrante è legato anche alle scelte politiche e amministrative del Comune. Il Centro Mattei è il dormitorio dove le agenzie interinali reclutano migranti da far lavorare con contratti a chiamata, con turni di lavoro massacranti, in cambio di bassi salari, senza alcuna sicurezza. Inoltre, la discrezionalità amministrativa con cui il Comune ostacola le pratiche per la residenza e l’idoneità abitativa aumentano la precarietà di donne e uomini migranti che sono già sotto il ricatto del permesso di soggiorno. Ogni giorno e ogni notte centinaia di richiedenti asilo percorrono in bicicletta, in monopattino o addirittura a piedi la strada per andare a lavorare in Interporto, rischiando di essere investiti, perché le corse degli autobus non esistono. Il sindaco e la Giunta, da che parte vogliono stare? Dalla parte di donne e uomini migranti, oppure al servizio degli imprenditori della grande fabbrica dell’interporto che hanno ammazzato Yaya? Durante la campagna elettorale, con manifestazioni, assemblee ed eventi pubblici, abbiamo rotto il silenzio sulla vita e il lavoro delle donne e uomini migranti, sulle responsabilità del Comune e della sua amministrazione. Oggi pretendiamo risposte immediate dal sindaco e da questa giunta su tutti questi punti”.

A proposito della situazione che si sta vivendo nella logistica bolognese, intanto, prosegue la vertenza guidata dai Cobas al magazzino Digitail di Castel Maggiore: è stato indetto uno sciopero dalle 7 di ieri mattina per l’intera giornata lavorativa.