La Festa delle/i lavoratrici/ori corre sul web, nei luoghi dello sfruttamento, per strada. A Bologna moltissime realtà impegnate per riempire di iniziative e contenuti la giornata. E’ il Primo maggio della solidarietà, transfemminista, delle/i facchine/i, delle/i precarie/i, delle/i riders, delle detenute/i, delle/i operatrici/ori della cultura e dello spettacolo, di chi difende la casa, delle/i educatrici/ori…
Dopo il 25 aprile, anche il Primo maggio deve fare i conti con le limitazioni dell’emergenza coronavirus, ma questo non significa che le realtà sociali autorganizzate e di base presenti a Bologna se ne siano state con le mani in mano. Anzi, sono numerose le iniziative messe in campo in rete, sui luoghi di lavoro e in strada. Per cominciare, oltre al presidio di ieri davanti alla Prefettura con la partecipazione di Si Cobas, Adl Cobas e Crash, la mobilitazione nazionale lanciata dai due sindacati per il 30 aprile e il Primo maggio ha visto scioperi e iniziative su molti luoghi di lavoro. “Un successo inaspettato”, scrivono i Si Cobas, ribadendo l’obiettivo di “denunciare il bluff della ‘fase 2’ varata da Conte e voluta da Confindustria, la vergogna delle morti sul lavoro e delle migliaia di contagi provocati nella cosiddetta ‘fase uno’ grazie al disinteresse di governo e padroni verso la vita e la salute dei lavoratori, la mancata erogazione degli ammortizzatori sociali e soprattutto contro una ‘riapertura’ a senso unico che da una parte tutela i profitti e dall’altra continua a suon di multe, denunce e fermi, a mettere il bavaglio al diritto di sciopero e alla libertà di manifestazione pubblica del dissenso. Il cuore pulsante delle mobilitazioni sono stati ancora una volta i magazzini della logistica”, segnalano i Si Cobas, elencando molte province italiane tra le quali anche Bologna, Piacenza, Modena, Parma, Reggio Emilia: “Gli scioperi nei magazzini si sono moltiplicati con adesioni spesso del 100 in quasi tutte le principali filiere”.
L’Adl Cobas, come contributo alla doppia giornata di mobilitazione, diffonde anche un video con le testimonianze di educatrici ed educatori del sociale, così presentato: “Sarà un Primo maggio diverso dagli altri. È arrivato e quasi non ce ne siamo accorti. Non abbiamo fatto alcun conto alla rovescia, non ci siamo organizzati per festeggiarlo con amici, in piazza, al mare. È arrivato così d’un tratto dopo due mesi intensi nei quali non abbiamo mai smesso di rivendicare diritti e dignità per il lavoro educativo, iniziando a chiedere l’internalizzazione dei servizi educativi. Oggi vogliamo festeggiare il Primo maggio con questo video dedicandolo a tutte le educatrici e gli educatori che hanno lottato in questi mesi, a quelli che hanno sostenuto le nostre lotte e anche a quelli che hanno deciso di organizzarsi per non chiudere più gli occhi di fronte alle ingiustizie di questo maledetto sistema di appalti!”.
Sempre ieri, alla vigilia di un “Primo maggio contro lo sfruttamento al tempo del coronavirus” si è svolta anche l’iniziativa segnalata dalla Rete bolognese di iniziativa anticarceraria: “Una quindicina di compagnx ha attraversato il quartiere Bolognina dal mercato Albani, passando da piazza dell’Unità, fino alla Pam, facendo interventi al megafono e distribuendo volantini per rompere l’isolamento e la paura”, compresi facsimle come questo:
“Avete notato che ultimamente si manifestano da soli, ed in totale rispetto del lockdown, degli striscioni per il diritto alla casa?”, scrive RentStrike Bolognina pubblicando la foto qui sotto:
In vista della giornata di oggi “ci siamo coordinate con collettivi e movimenti femministi, transfemministi e antipatriarcali di tutto il mondo- scrive Non Una Di Meno Bologna– per costruire un Primo maggio femminista transnazionale. Abbiamo previsto diversi tipi di azione volte a dare visibilità e a rafforzare le lotte e le resistenze attualmente in atto globalmente contro i modi in cui si stanno riconfigurando le condizioni specifiche di vita e messa al lavoro delle donne e delle persone Lgbtqi. All’interno di questa cornice globale, come Nudm Bologna abbiamo deciso di convocare un’assemblea pubblica online, chiamando a raccolta lavoratrici e precarie di ogni genere, disoccupate e disoccupati, studentesse e studenti, migranti, seconde generazioni e tutt* coloro che vogliono trasformare la rabbia in un processo politico collettivo capace di contrastare questa crisi. L’assemblea terminerà alle 18 con un ruidazo globale, che avverrà in tutto il mondo, ovvero un’azione da fare sui balconi facendo rumore con ogni mezzo possibile (pentole, strumenti, la nostra voce), per dire basta alla violenza patriarcale, al razzismo e allo sfruttamento. La pandemia globale generata dal Covid-19 ha infatti reso ancora più visibile l’urgenza di trasformare la società nel suo complesso, mostrando chiaramente come i lavori necessari per la riproduzione sociale, svolti il più delle volte da donne e migranti, siano i più sfruttati e precari. Moltissime operatrici sanitarie continuano a mettere a rischio la loro vita, lavorando senza sosta in condizioni inadeguate e con retribuzioni misere. Milioni di operaie e operai, lavoratrici e lavoratori della logistica continuano a lavorare senza protezioni, mentre migliaia di lavoratrici domestiche vengono licenziate senza ricevere alcun sussidio. Milioni di lavoratrici informali e precarie si ritrovano senza lavoro, mentre migliaia di donne continuano a scontare il sovraccarico del lavoro domestico. Le condizioni di vita e di lavoro delle e dei migranti diventano ogni giorno più precarie, e l’elenco potrebbe continuare”.
Stamattina “abbiamo celebrato il Primo maggio con un piccolo trekking urbano nella zona Casaralta/Bolognina”, racconta il collettivo di scrittori Wu Ming: “Partendo dalle vecchie Officine Minganti – dal 2006 trasformate in un centro commerciale dalle alterne fortune – abbiamo collegato tre luoghi di lotte operaie – lotte antifasciste, contro i licenziamenti per rappresaglia, contro le nocività in fabbrica – per evocarne tutti gli spiriti. Pan daimones, in greco, da cui la parola «pandemonio». Sono anche luoghi di speculazione edilizia e ristrutturazione urbana. Nelle tre tappe, abbiamo detto alcune cose su lavoro ed emergenza coronavirus, raccontato storie del passato collegandole al presente che stiamo vivendo, e letto alcuni versi. Come è stato per il 25 aprile, quest’anno la scadenza del Primo maggio ha assunto un senso diverso. Se in tempi di sospensione delle libertà civili diventa simbolicamente importante celebrare chi è morto per conquistare quelle libertà, allo stesso modo la festa dei lavoratori è l’occasione per ricordare che gli interessi dei padroni, nella gestione grottesca e criminale dell’emergenza, hanno avuto fin dall’inizio un ruolo cruciale”. Sempre il collettivo Wu Ming, poi, scrive che “i contagiati sul lavoro sono stati ricordati, la notte scorsa, da una doppia azione di guerriglia odonomastica, stavolta priva di rivendicazione. L’abbiamo fatta tutte e tutti. In pieno centro, una porzione di Largo Caduti del Lavoro è stata ribattezzata «Piazzetta Contagiati di Covid-19 sul Lavoro – per colpa di Confindustria e delle deroghe prefettizie». Intanto, nel quartiere San Donato, i cartelli di via del Lavoro venivano ‘détournés’ per mezzo di adesivi, e la via reintitolata ai «Contagiati sul Lavoro – perché Confindustria non volle chiudere»”.
Usb e Noi Restiamo Bologna partecipano all’iniziativa nazionale “Pazienza zero!”, con “otto ore di corteo telematico, incontri e performance!”. Ieri invece sempre Noi Restiamo ha contribuito alla mobilitazione “Voci di strada per il diritto allo studio!”, con cartelli affissi per la città: “Perché in queste settimane il governo ha ignorato tutti i problemi che riguardano noi giovani. Il problema del pagamento degli affitti e delle utenze continua ad attanagliarci e ci avviciniamo sempre di più anche al pagamento della terza rata universitaria, un durissimo colpo per le nostre tasche già vuote. In queste condizioni il diritto allo studio è messo fortemente a rischio, l’abolizione delle tasse universitarie non sarebbe che la punta dell’iceberg delle misure che andrebbero messe in campo”.
“La salute non è una merce”, sottolinea l’Sgb: “Fuor di retorica, noi il primo maggio ve lo auguriamo con questa testimonianza solo audio”, che si può reperire sul sito web del sindacato. A parlare è una delegata Sgb che lavora come educatrice in una delle aree sosta Sinti del territorio bolognese ed è stata colpita dal coronavirus, “il cui racconto ci rappresenta per l’umanità e la voglia di giustizia sociale”.
In occasione del Primo maggio, “giornata internazionale di rivendicazione dei diritti dei lavoratori, i rider di diverse città italiane lanciano la piattaforma comune ‘Diritti per i rider’. Da Milano a Bologna, passando per Firenze, Roma, Napoli e Palermo, i rider si coalizzano per dare vita all’unione delle esperienze sindacali attive su tutti i territori della penisola come ‘Rider x i diritti'”, scrive Riders Union Bologna: “In questo momento di grande sacrificio globale per molte categorie di lavoratori e non, a causa dell’emergenza sanitaria, noi fattorini del delivery siamo tra i più colpiti nel mondo del lavoro. Siamo tra i pochi rimasti in strada, pagati a cottimo, ricattati dai sistemi di punteggio delle app e arruolati con contratti di collaborazione occasionale o di falso lavoro autonomo, senza applicazione di un contratto collettivo nazionale, nonostante una legge approvata a novembre 2019 e la Corte di Cassazione abbiano riconosciuto la nostra soggezione alla disciplina della subordinazione. Ci chiamano ‘eroi’ ma siamo lavoratori senza diritti, senza un contratto di lavoro vero. Gli ordini si sono moltiplicati nelle ultime settimane, la paga a consegna si è drasticamente ridotta e le aziende, anche durante la pandemia, continuano mettere in strada nuovi riders per distribuire comfort food ai loro clienti. Ci chiamano eroi ma lavoriamo senza diritti, alla faccia del ‘servizio essenziale’!”.
E’ Primo maggio e “rilanciamo la campagna ‘Prof in scadenza #bastaprecarietà’. Il governo ci vorrebbe invisibili- scrive il Coordinamento precari/ie della scuola– bandendo dei concorsi spacciati come sanatoria e opportunità. ma che lasceranno fuori molti di noi a causa dei pochi posti banditi e dei criteri di accesso. Gli esclusi torneranno comunque in aula a settembre a coprire le decine di migliaia di cattedre scoperte. Invitiamo tutte le lavoratrici e i lavoratori precari della scuola a modificare le immagini del profilo dei canali di comunicazione utilizzati”, con il motivo riportato qui a fianco.
Il Tpo, invece, in occasione dell’1 maggio segnala l’adesione alla campagna lanciata dalle lavoratrici e i lavoratori della cultura, dell’arte e dello spettacolo attraverso la pagina ‘Professionisti dello spettacolo – Emergenza continua’. Trenta ore di Silenzio. Per la dignità della cultura, per la dignità dell’arte, per la dignità del lavoro”. Scrive il centro sociale: “Dal 23 febbraio le attività culturali del Tpo sono sospese e ancora non c’è nessuna ipotesi di riapertura per il settore degli eventi. Questa situazione accomuna tutti gli spazi culturali, i teatri, i cinema, i musei, i luoghi della musica dal vivo, della produzione di cultura gettando in una crisi senza precedenti un intero settore. Fin da subito come Tpo abbiamo supportato e fatto nostra la battaglia per il Reddito di quarantena e con Adl Cobas Emilia-Romagna abbiamo iniziato un percorso per connettere i professionisti dello spettacolo che negli anni abbiamo incrociato nella produzione di eventi dal vivo e che improvvisamente, per colpa della pandemia, si erano ritrovati senza lavoro e senza nessun ammortizzatore sociale. Oggi, condividiamo e rilanciamo l’appello alla mobilitazione del settore dello spettacolo per il Primo maggio, per mettere al centro tutte le figure del lavoro e dare dignità alle lavoratrici e ai lavoratori, figure centrali nella realizzazione di tutti gli eventi che da sempre contraddistinguono il Primo maggio come Festa del Lavoro. Anche per noi il Primo maggio sarà un Primo Bianco per la cultura: bianco come la nostra immagine nei profili social”. Aderisce anche l’Adl Cobas: “Oggi è il Primo maggio, è la festa dei lavoratori ma per chi un lavoro non ce l’ha e per chi è fermo da più di due mesi senza alcun ammortizzatore non c’è nulla da festeggiare. I sindacati confederali hanno fatto la scelta di fare comunque il concertone, ormai di rito, dando così uno schiaffo a tutt* gli operatori del settore spettacolo,in crisi ormai dal 23 febbraio. Oggi per lo spettacolo è #zeromaggio, ma il prossimo anno sarà boato!”.
Il Primo maggio “rimane un giorno di lotta, di festa e di libertà senza confini… anche quest’anno!”, è il messaggio dell’associazione Primo Moroni, che gestisce la Nuova casa del Popolo di Ponticelli “La Casona”. Questa volta “l’affastellarsi di fasi e ordinanze ci impedisce di riunirci, per spalancare la primavera alla pianura e raccontare – tra suoni dei iatti, di ceramica e d’ottone, di cucina e di concerto, nel tramestio dei mestoli, dei nostri titoli eretici e delle nostre parole spericolate – la festa del lavoro, per quello che ancora non è, per come la vogliamo. Una giornata che non possiamo lasciare chiusa in casa proprio oggi, di fronte, dentro la difficilissima realtà che stanno vivendo, meglio, subendo milioni di lavoratrici e lavoratori”. Dunque ” nel quadro di un generale peggioramento delle situazioni lavorative, vogliamo portare l’attenzione su sanità e istruzione, settori in cui lo stato attuale sta mostrando tutta la sua incapacità, condividendo alcune riflessioni degli ultimi giorni”, incentrate in particolare su sanità e scuola, che l’associazione ha messo a disposizione via social.
L’Associazione Bianca Guidetti Serra “partecipa a #unomaggioliberoepensante di Taranto con le iniziative e le testimonianze dal mondo carcerario in pieno Covid19″.
Per la Festa dei lavoratori, infine, Radio Spore, la radio nata all’interno di Xm24, ha organizzato una “direttona” del Primo maggio, in onda in streaming sul sito della radio: “Viva i lavoratori e le lavoratrici, abbasso i padroni! Festeggiamo e lottiamo insieme il Primo maggio perché è una di quelle date che ci ricorda che i diritti non vengono regalati ma si conquistano con le lotte. Come Radio Spore vogliamo fare una diretta radio dalle 14 alle 20 in cui dare voce a quell* che lavorano, non lavorano, sono precari(e) e raccontare le nostre, le vostre situazioni. Contro la mercificazione delle nostre vite, contro una tecnologia strumentale che tende a isolarci sempre più, contro la retorica dell’ermengenza utile solo a tagliare diritti, contro la retorica della guerra e dei sacrifici, contro il capitalismo che ci vuole atomizzati e in stato di shock. Viva la vita, lavoriamo con lentezza! Raccontaci quindi: Com’è cambiato il tuo lavoro in questi ultimi mesi? Cosa è cambiato in bene, in male o non è proprio cambiato mai? Il salario, le condizioni di lavoro, la sicurezza, il diritto di sciopero? Stai telelavorando? Hai perso il lavoro? Sei a casa in cassa integrazione? E soprattutto, che strategie di spravvivenza al lavoro stai adottando? Mandaci un contributo caricandolo su upload1maggio.vado.li (con un nome che spieghi cos’è e di massimo 5′). Il Primo maggio chiamaci al 3512093103 e/o scrivici attraverso il pad chat1maggio.vado.li Costruiamo Comunità, costruiamo R/Esistenze dal basso, con i mezzi autogestiti. Socializzare l’ozio, disertare il negozio! Radio Spore, una voce senza padrone e contro i padroni!”.