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Dal 38 occupato: “Sabotare la guerra!”

Cua: “abbiamo deciso di riappropriarci degli spazi dell’Università come momento di rottura che parli di un no secco alla guerra che sta devastando l’Ucraina, per mire espansionistiche e di potere estrattivista da parte della Russia di Putin e delle forze della Nato”.

12 Marzo 2022 - 16:13

“All’interno della tre giorni dedicata a Francesco Lorusso – studente compagno ventiseienne ucciso da un carabiniere l’11 marzo ‘77 in via Mascarella – lanciata da noi studentə universitarie e delle scuole per continuare ad urlare la rabbia e la sofferenza causate da un sistema che precarizza le vite di tuttə, abbiamo deciso di occupare la sede universitaria di via Zamboni 38 per due delle tre giornate del festival ‘Francesco vive!’. Dopo un corteo pomeridiano che ha attraversato la zona universitaria facendone parlare i muri ancora una volta – ricco di bandiere rosse e NoTav che facessero riecheggiare ancora una volta la rabbia e la solidarietà allə compagnə represse per la loro militanza contro la grande opera inutile che condanna a morte la Valle di Susa – inneggiando alla memoria viva di Francesco, abbiamo deciso di riappropriarci degli spazi dell’Università come momento di rottura che parli di un no secco alla guerra che sta devastando l’Ucraina, per mire espansionistiche e di potere estrattivista da parte della Russia di Putin e delle forze della Nato”. Così il Cua, in un comunicato, che prosegue: “Per noi sabotare questa guerra significa continuare a dare gambe e voce alla memoria di Francesco Lorusso, significa continuare ad immaginare modi per poter sabotare realmente una guerra messa in campo da un sistema economico-sociale che affama popolazioni, devasta territori e genera sindemie: tutto ciò contro cui Francesco e lə suə compagnə hanno lottato in quegli anni trepidanti e caldi, in cui si era ad un passo dall’assalto al cielo, che noi, oggi, nel tentativo di accogliere l’eredità di quella forza collettiva, proviamo a rivivere quotidianamente”.

Scrive ancora il collettivo: “Come le occupazioni delle scuole delle scorse settimane ci hanno dimostrato che la pratica dell’occupazione può e deve essere sempre un’azione collettiva di riappropriazione di tempi e spazi sottrattoci che si carichi di rivendicazioni e presente sul presente che viviamo, noi oggi la mettiamo in campo ancora una volta come momento di sabotaggio e di denuncia di una guerra di cui vogliamo essere disertorə. Noi non ci arruoliamo e occupiamo. Per questo stanotte siamo rimaste in università, per questo continueremo a mettere in campo azioni di sabotaggio, blocco e rottura. Finché vittoria sarà. Non un passo indietro!”. Nel programma dell’ultima giornata di Festival un pranzo sociale, un workshop e un dibattito con Militanza Grafica  “per poi continuare con una reclaim the street in piazza Scaravilli, altro spazio denso di contraddizioni di cui ci riapproprieremo nel nome di una socialità differente, di un grido di rottura contro le politiche di militarizzazione e confinamento entro cui non vogliamo più stare. Vogliamo una vita bella, la vogliamo per tuttə e ovunque”.