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Covid, Si Cobas: “Morto Mohamed, ritenuto meno importante di un pacco”

E’ un lavoratore della Gls di Crespellano. Intanto “grande partecipazione allo sciopero di operatori sociali e dipendenti comunali”, scrive l’Sgb che ha promosso la mobilitazione insieme ad altri sindacati di base: presidio in Liber Paradisus e corteo fino in stazione. Usb: “Sui bus nulla cambia, ma Tper trova tempo di confermare procedure licenziamento nostro delegato”.

13 Novembre 2020 - 20:01

Covid: un altro morto, un altro dipendente lavoratore”. Così i Si Cobas, che raccontano: “Stamattina è morto Mohamed El Haoudar dipendente alla Gls di Crespellano iscritto Si Cobas, marito e padre di quattro figli, che da oggi piombano in un incubo fatto di precarietà e incertezza sul futuro. Un altro lavoratore, che si aggiunge all’onda dei lutti che chissa quando cesserà di fronte a questa strage, il governo continua ad utilizzare una non-strategia, un attendismo che vuole fare i conti con dati non attendibili, fissando soglie che risultano poi immediatamente obselete. Un governo che risponde alle esigenze di Confindustria e delle altre associazioni padronali e che subordina al profitto la vita e la salute dei lavoratori e delle lavoratrici. Proprio oggi come sindacato abbiamo avuto un incontro col ministero della salute, per presentare le nostre proposte, in materia di sicurezza anti-covid, che partono dalle esperienze dirette che viviamo nei luoghi di lavoro. Nascondendo un attegiamento tiepido. Oggi ci stringiamo, purtroppo, con dolore e con rabbia attorno ad un nostro compagno , ad un lavoratore, morto perchè ritenuto meno importante di un pacco. Non basta lavarsi le mani e mettersi la mascherina, dobbiamo invece costruire altri mondi, ripensare ad un altro modo di produzione e di lavoro”.

Oggi intanto in piazza Liber Paradisus, sotto la sede del Comune, si sono svolti i presidi convocati per affiancare diversi scioperi convocati dai sindacati di base. Uno ha riguardato tutti i dipendenti comunali, lanciato da Cobas e Sgb “per il pieno rispetto delle norme e dei protocolli Covid-19 e contro l’obbligo generalizzato di presenza” imposto al personale dell’amministrazione. Sempre su iniziativa di Cobas e Sgb si è svolto anche uno sciopero incentrato sulle condizioni delle/i lavoratrici/ori di nidi e scuole dell’infanzia, in un momento in cui “i servizi educativi per l’infanzia stanno vivendo un periodo drammatico con numerosi contagi tra il personale, i bambini ed i loro familiari”. A tutto questo si è affiancata la protesta delle/gli operatrici/ori sociali, nell’ambito di uno sciopero nazionale che a Bologna ha visto mobilitarsi Sgb, Cobas, Adl Cobas, Educatrici/ori contro i tagli per chiedere in primo luogo di “costruire un processo di re-internalizzazione dei servizi socio-educativi e socio-sanitari dati in appalto dagli enti pubblici alle cooperative sociali”. Le/gli operatrici/ori hanno scioperato anche per “rivendicare il diritto alla salute e sicurezza all’interno dei servizi, per utenti e operatrici operatori, investimenti sulla manutenzione delle strutture e delle scuole, adeguatezza degli strumenti di lavoro, protocolli e dispositivi di protezione”. Così l’Sgb fa il punto sulla giornata: “Grande partecipazione allo sciopero degli operatori sociali e dei dipendenti del comune di Bologna, indetto dal Sindacato generale di base e da altre organizzazioni fra le quali la Confederazione Cobas e l’Unione sindacale italiana. A causa della fumosa ordinanza del sindaco di Bologna, più preoccupato di togliere visibilità alla protesta dei lavoratori che di garantire una reale sicurezza sanitaria ai cittadini, i presidi previsti originariamente davanti Palazzo D’Accursio e davanti alla Prefettura, sono stati spostati all’ultimo momento davanti la sede del Comune di Piazza Liber Paradisus dove, nonostante tutto, sono confluiti alcune centinaia di lavoratori. Il presidio si è poi trasformato in corteo al quale hanno preso parte oltre 400 lavoratrici e lavoratori conclusosi poi davanti alla stazione ferroviaria in piazza Medaglie d’oro. Tre le rivendicazioni che hanno attraversato lo sciopero e che caratterizzano la nostra azione sindacale: diritto alla salute nei luoghi di lavoro, salario/reddito al 100% per chi è costretto a non lavorare perché i propri servizi chiudono, reinternalizzazione dei servizi e dei lavoratori in appalto. Importantissimo il contributo allo sciopero nazionale, delle lavoratrici e dei lavoratori in appalto nella nostra provincia dove gli enti pubblici, in primis il Comune di Bologna, invece di garantire un salario pari al 100% in caso di chiusura del servizio, dirottano i fondi già stanziati, per utilizzarli come propaganda politica e lasciando queste lavoratici e questi lavoratori con salari da fame decurtati di oltre il 40%. I lavoratori comunali hanno denunciato il negazionismo istituzionale dell’amministrazione o, più esattamente, di un ristretto gruppo di ‘dirigenti’, che ha soppiantato completamente la giunta dissoltasi come neve al sole, il quale nasconde la reale portata dell’infezione fra i propri dipendenti e il rischio a cui sottoposta l’utenza. Un tentativo questo che insieme anche ad un boicottaggio mirato a sostenere il crumiraggio anche con modalità palesemente antisindacali, non ha impedito una adesione altissima fra i propri dipendenti che nei servizi educativi e scolastici ha superato l’80%. Un grande abbraccio a tutte le lavoratrici e i lavoratori che hanno avuto il coraggio di scioperare e di scendere in piazza in tutta Italia. Una mobilitazione che proseguirà nei prossimi giorni e nelle prossime settimane”.

Usb interviene invece sul trasporto pubblico. “Come tutti possiamo constatare per la direzione aziendale di Tper nulla è cambiato rispetto a prima degli ultimi provvedimenti del Governo sul contenimento dell’epidemia in atto. Sui mezzi pubblici non sono state ripristinate le segnalazioni sui posti disponibili e quelli vietati, non è stata ripristinata la chiusura della porta anteriore e le delimitazioni a protezione degli autisti, i controlli sul rispetto della nuova percentuale di riempimento al 50% non si vedono”. Invece, l’azienda “ha trovato tempo ed energie per confermare la procedura di licenziamento per il nostro delegato sindacale, fatto grave sul quale ovviamente non siamo disposti a fare sconti. Un’azienda che continua a spendere soldi pubblici per far sorvegliare sistematicamente i propri dipendenti da agenzie private di investigazione, mentre non trova risorse per garantire il pagamento regolare delle retribuzioni a partire dalla decurtazione del salario aziendale e la mancata integrazione della cassa integrazione”. La situazione “si aggrava di giorno in giorno, ed è anche per questo che invitiamo tutti e tutte a partecipare alla giornata di mobilitazione di sabato 14 novembre con appuntamento alle ore 14 in piazza dell’Unità”, scrive Usb.