“I soldi servono nelle scuole non per le bombe”, è il messaggio lanciato dalla manifestazione di Scuole in lotta, che si è unita a quella di Sgb, Usi-Cit, Usb, Si Cobas, Cobas per lo sciopero “contro l’aumento delle spese militari e per l’investimento nel sociale”. Alla Ilip, intanto, licenziato il lavoratore sospeso dopo 36 anni.
In piazza le/gli studentesse/i delle scuole dopo la tornata di occupazioni, in piazza le/gli lavoratrici/ori dei sindacati di base in occasione dello sciopero generale nazionale: oggi a Bologna due cortei, che partendo da zone diverse della città si sono uniti per dare vita ad un’unica manifestazione. Per quanto riguarda le/gli studentesse/i, l’appello a scendere in piazza era partito da Scuole in lotta, con concentramento in piazza Aldrovandi: “La stagione delle occupazioni che ha vissuto Bologna è stata caratterizzata da una forte repressione nei cofronti delle studentesse e degli studenti che si sono unitə per manifestare contro questo modello di scuola. La rabbia che ci ha portato a occupare le nostre scuole nasce da un malessere generale generato da una scuola che non ci appartiene, che non ci rappresenta, che non ci lascia liberə di socializzare, che ci stressa e ci sfrutta insegnandoci ad essere precariə in un sistema capitalista oppressore e mortifero, nelle scuole, sui banchi e sul lavoro col Pcto. In risposta alla repressione che lə studentə del Manfredi Tanari e del Copernico stanno subendo, sentiamo la necessità di unirci e riprenderci le strade, per manifestare contro chi ci invisibilizza, ci criminalizza e non ci ascolta. Il nostro obbiettivo è bussare nuovamente alle porte dei responsabili di questo modello educativo che è escludente e discriminante”. Ma la repressione che viviamo nelle scuole “è la stessa che ogni giorno si vivono le lavoratrici, le precarie ed è per questo- racconta il collettivo studentesceo- che abbiamo deciso di convergere nella piazza indetta dai sindacati. Ma non ci basta, manifestiamo per dire basta alle morti sui luoghi di lavoro, per dire basta all’alternanza che ammazza e ci trasforma in lavoratrici sottopagate e sfruttate, vogliamo diritti subito. A manifestare è la nostra rabbia contro chi questa guerra la finanzia, ammazza e continua ad investire sul settore militare. Continuiamo a ribadire che i soldi servono nelle scuole, non per finanziare bombe e armamenti”.
In piazza XX Settembre era invece fissato l’appuntamento promosso da Sgb, Usi-Cit, Usb, Si Cobas e Cobas nella giornata di sciopero generale nazionale “contro la guerra, l’economia di guerra e il governo della guerra”. Nel corso della manifestazione, che ha raggiunto piazza Maggiore, i sindacati di base hanno voluto ribadire il proprio “no” alla guerra e all’invio di armi utilizzando “l’arma più potente che c’è, che è l’unica che ci piace, quella dell’organizzazione delle lavoratrici e dei lavoratori”, senza risparmiare critiche al governo e ai sindacati confederali, “complici” di sostenerlo: messaggio lanciato, in particolare, quando il corteo è passato davanti alla Camera del lavoro in via Marconi. Con la guerra “tutto sta peggiorando, le condizioni dellelavoratrici e dei lavoratori e del settore popolare e tutti i Paesi che concorrono alla guerra. Noi chiediamo con questo sciopero e con questa manifestazione che l’Italia esca dalla guerra”, è il passaggio di uno degli interventi effettuati durante il corteo. Il messaggio da lanciare è “che esiste una maggioranza della popolazione che è contro questa guerra. Esiste una maggioranza dei lavoratori che non vuole subire l’impoverimento”.