Un filo rosso attraversa le prese di posizione delle realtà sociali cittadine dopo l’intervento in via de Maria: è necessario reagire di fronte alla riduzione a ordine pubblico del dramma abitativo.
Una settimana fa decine di persone mandate via del Condominio sociale di via de Maria. In aggiunta alle attestazioni di solidarietà e alle riflessioni già segnalate nei giorni scorsi, pubblichiamo in questa pagina una raccolta di spunti di riflessione da parte di numerosi collettivi e spazi sociali sulla lotta per la casa e non solo.
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La politica non esiste
Oltre lo sgombero di Via De Maria – Bologna
Bologna, 11 ottobre 2016, la potenza nella gestione di qualcosa che credevamo “appurato” ha compiuto un salto di qualità. Non si è trattato del conflitto sociale. Nemmeno delle mancanze politiche in risposta alle necessità correlate alle catastrofi del profitto, da tempo ridotte a solo ordine pubblico (il bisogno di una casa, di un lavoro degno, di diritti non ridotti a documenti usati come guinzaglio da una divisa). Oggi (martedì, ndr) qualcuno, a Bologna, è riuscito a fare qualcosa di più “all’interno” del non far nulla.
La Politica non esiste: è rimasta solo la polizia. Letteralmente. La Politica non esiste: non sono Politica le ridicole dichiarazioni da social network, né il finto sconcerto da conferenza stampa. E’ vero, anche la politica concreta dei movimenti solidali fa fatica, debilitata da anni di repressione. Ma LA politica non esiste di certo nei palazzi della gestione comunale bolognese. Se il potere poliziesco satura il territorio fisico e mediatico eccedendo le reali necessità tattiche di uno “sgombero normale” – bloccando strade su un isolato di 300 metri per 100, quando la palazzina in oggetto è occupata da 65 persone, in una traversa di 50 metri – è evidente che la mano militare ha discrezionalità senza precedenti. Solo per l’aspetto logistico oggi (martedì, ndr) sono state bloccate ambulanze, Ambulatorio e CUP, chiusa la Stazione ferroviaria – di colpo a bassa velocità pedonale – e creato disagi per moltissim* pendolari, lavoratori e lavoratrici e abitanti a partire dalle 6,30 del mattino.
La volontà è netta; nel dato tecnico dobbiamo leggere il senso dei tempi. I protocolli sono di livello nazionale. La spettacolarità del dispositivo di accerchiamento, sterilizzazione e attacco è un fatto rilevante, ma non unico. All’opera qui è un laboratorio di potere: “sterminare ogni possibilità” di una reazione, strategia debuttata con il sangue di Genova 2001, nell’attacco alla controinformazione, poi con la scia di troppi abusi in diversi contesti. Ciò significa che l’ordine pubblico non deve giustificarsi, tanto meno se governa col disordine. Non è stato “interrotto il pubblico servizio” nel caso di questa mattina? Non si è staccata la corrente nel quartiere? Si crea emergenza, con ingorghi fisici e mentali; si amplia il teatro di guerra, diffondendo il malessere di un traffico finto; si orientano pulsioni metropolitane e mediatiche contro chi occupa, prima di tutto persone. Infine quelle stesse persone sono massacrate a manganellate ed a colpi di spray urticante. Sistematicamente si intimidisce, si carica, si insegue per il quartiere chi accorre in solidarietà.
Se un assessore del Comune di Bologna (Gieri) dichiara che le persone gasate da spray urticanti sono “uscite serenamente” dalla palazzina occupata, concepiamo la sua non come una mente dissociata, nè pensiamo ad una politicante in cerca di consenso. E’ una dichiarazione deficiente. Deficiente è la politica cui non va concesso neppure l’onere della propria responsabilità, incapace di chiamare le cose con i loro nomi. Ricordiamo quanto prodiga fu la scorsa giunta Merola di inutili asserzioni durante lo sgombero dell’ex Telecom: 120 persone per strada, bambin* tirat* via per i piedi. Un evento peggio gestito, più clamoroso; un precedente da cui la polizia ha imparato l’arte della guerra e la politica ha preso la “via del vapore”. Il dato militare è invece l’unico reale: colpire di più chi più è schiacciat*. Come interpretare pratiche militari in uno sgombero in cui si sfondano i muri a mazzate e 25 bambin* sono espost* a quell’arma da guerra che è lo spray al peperoncino?
L’esercito che gira e staziona da un anno in Bolognina non è la causa del maggior spaccio, nè dei due morti ammazzati a coltellate degli ultimi mesi, né dell’escalation delle rapine. Neppure pare essere servito a prevenire gli stessi fatti. Allora? A che cosa serve un Lince in città? Non di borghese “sicurezza” andiamo dicendo, ma dell’inefficacia (tecnica) di scelte spettacolari ed inutili, proprio come le passeggiate di presidenti e comitati di quartiere nel deserto della speculazione immobiliare – vera oscenità della Bolognina di oggi (martedì, ndr). Disastri MAI imputati alla rapacità del capitale.
L’operazione di oggi (martedì, ndr) è stata un abuso. Lo sgombero non è stato solo di chi occupava Via De Maria ma anche di chi testimoniava dalle strade. Le pratiche fasciste di celerini, digossini e carabinieri non sono solamente nelle minacce rivolte perfino al vicinato solidale né nei danni causati a chi è stat* gasat* (un ragazzo col pito da shock epilettico, poi finito in ospedale). Il “carattere” della polizia italiana ha ragioni storiche di regime: ma trova forza nell’abdicazione attuale al viverecomune e soprattutto è possibile per via della paura che ciascun* di noi permette a se stess* di avere di fronte a blindati schierati lungo mezzo chilometro di una strada importante in un giorno normale. Non un “abuso legittimo”, ma uno stato nemico della società.
In realtà, di fronte alla tracotanza della “violenza legittima” la paura è un lusso; e neppure la disobbedienza è più una virtù. Da chiedersi: a chi dà piacere la pornografia del dispositivo militare? L’autoritarismo osceno vince da quindici anni in Italia, ha tronfiamente alzato il tiro oggi (martedì, ndr) a Bologna e continuerà a crescere, con geometrica potenza. Noi come abitanti – e ciascun elemento – sotto loscacco della gentrificazione ne saremo travolt*. L’orizzonte è, in realtà, totale: l’uso del disordine è scienza dispiegata nella schizofrenica gestione dei e delle migranti, negli accordi di finte democrazie europee con governi assassini, nei campi di internamento sparsi ovunque ed in confini che uccidono in molti modi, nell’immoralità di pezzi di stato che non rispondono di accordi osceni come le armi vendute ai sauditi, uno stato che MAI processerà se stesso; fino alla decomposizione cerebrale di una opinione pubblica “liberale” che si gonfia di feccia ideologica parlando di “mercato”. In tutto ciò va contestualizzato lo sgombero di martedì mattina. Tutti questi temi sono uno, perché il capitale è uno, perché il Dominio dell’uomo sull’uomo, sul Pianeta intero, è uno. Vivendo in questo territorio, oggi reso ancora più eccezionale, della Bolognina – casa nostra – dobbiamo tornare a chiederci: è la violenza l’unica Politica rimasta?
Xm24
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Un altro muro democratico nella città della collaborazione
Ieri (martedì, ndr) mattina in Bolognina si è svolta una violentissima operazione di sgombero e il quartiere è stato inghiottito per molte ore dallo stato di eccezione neoliberista. Con la complice insipienza del governo politico della città, la gestione bolognese del cosiddetto “ordine pubblico” è riuscita a negare contemporaneamente: il diritto alla casa alle 84 persone che da due anni e mezzo autogestivano i propri bisogni negli stabili occupati di via Mario De Maria 5 e 7, il diritto di cronaca a giornalisti e giornaliste, il diritto a raggiungere il presidio sanitario di via Tiarini a cittadine e cittadini e il diritto al transito a lavoratori e lavoratrici pendolari. Mentre per il Comune lo sgombero si sarebbe svolto “serenamente”, dunque, la realtà dei fatti ci dice tutt’altro. Per ristabilire più efficacemente i privilegi della proprietà privata e il suo “diritto” alla speculazione, alle consuete manganellate sulle teste sono stati aggiunti l’utilizzo di spray urticanti contro le/gli occupanti resistenti, bambini compresi, il sequestro dei telefoni per cancellare foto e video che testimoniavano la brutalità dello sgombero e l’inseguimento di corsa, persino tra le auto, del presidio solidale, caricato più e più volte per allontanarlo e disperderlo. Così come, con metodi solo apparentemente meno violenti, l’intervento postumo, emergenzialista e normalizzante del Comune ha fatto in modo che i legami sociali costruiti in anni di vita in comune venissero spezzati, che la comunità sgomberata venisse smembrata, separata e ostracizzata dalle mura cittadine. A un anno dallo sgombero di Atlantide, dopo un’ininterrotta e sempre più violenta serie di sgomberi, vengono eretti altri muri: si impone così, ancora una volta, il progetto “democratico” di città che cerca di costruire una società civile a propria immagine e somiglianza attraverso la retorica della “collaborazione civica” mentre criminalizza le esperienze sociali quando si autorganizzano per cercare di resistere ai processi di gentrificazione ed esclusione sociale in corso in città. La “legalità” e il “rispetto delle regole” si configurano, 3 più che mai, come uno spietato strumento di produzione, riproduzione e legittimazione delle diseguaglianze sociali. Diventa quindi sempre più urgente mettere in campo una potente risposta comune che dia valore alla resistenza collettiva e alla solidarietà, oltre gli steccati dell’attivismo, per costruire un altro genere di città.
Le Atlantidee
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Abbiamo ancora parole per commentare l’ennesimo scempio sociale che oggi (martedì, ndr) si è compiuto a Bologna con lo sgombero del Condominio sociale di via de Maria, che da due anni e mezzo aveva ridato vita all’ennesimo immobile sfitto? Conosciamo realmente la strategia che si sta mettendo in atto a Bologna per “ripulirla dal degrado”, ignorando la dignità di donne e uomini? Cosa sta accadendo a Bologna?
Ammettiamolo: stanno spazzando via le nostre vite e tutto ciò accade in un’atmosfera di surreale indifferenza da parte di una larga parte di città. La potenza militare messa in campo è inquietante. La rabbia e la solutidine non possono contrastare lo strapotere delle lobbies che sovrastano questa misera classe politica cittadina.
Non abituiamoci ad assistere a queste scene. In ballo non c’è il solo diritto ad una casa, ad una piazza, ad un blocco per difendere i propri diritti. In ballo c’è la libertà. In ballo ci sono le nostre vite.
Solidarietà a chi si autorganizza per garantirsi un tetto sulla testa e combatte per sfuggire alla poverta! Solidarietà con chi occupa e resiste!
Vag61 – Spazio libero autogestito
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Conversazione con Virginione sullo sgombero di via de Maria
Ciao Virginio,
è sempre un dolore arrivare a questo ma viste le tue dichiarazioni è inutile fingere che quello che dici in fondo vada bene, che in fondo siano solo le solite dichiarazioni da sindaco che deve sguazzare con i piedini puzzoni tra la scarpa delle decisioni della procura e quella della cittadinanza.
Ma dopo queste dichiarazioni Virginio, come si fa a far finta di niente? Hai proprio detto troppe cazzate Virginione nostro!
Perchè mi chiederai, che ho detto di male? ed è così che inizia il nostro dialogo sulla vicenda.
Io – Ma Virginio, strumentalizzare così il rovesciamento di quattro bidoni del rusco parlando di grande disagio dei cattivoni antagonisti, ma dai Virginio
Virginione Merola nostro – Ma è vero, li hanno rovesciati, hanno creato disagio!
Io – Sì Virginione lo sappiamo tutti che non è una passeggiata al mare rovesciare i bidoni, quello che non vale è decontestualizzare, perchè hanno rovesciato ‘sti bidoni Virginio?
Virginione Merola nostro – Perchè sono antagonisti? Per antonomasia ci vogliono male?
Io – No Virginione è perchè la procura alle 6 di mattina, ha mandato la polizia a sgomberare una palazzina occupata da famiglie con bambini, quel palazzo era sfitto da dieci anni prima del loro arrivo
Virginione Merola nostro – Sì lo so, avevo riattaccato io l’acqua che gli avevano staccato, sono uno buono io
Io – Ma no Virginio, tra il minimo indispensabile e la bontà ce ne vuole eh, non mi rigirare sempre la frittata, fammi finire
Virginione Merola nostro – Va bene
Io – Virginione, è successo che si sta attuando una pratica terrificante per gli sgomberi, che la procura non ascolta le possibilità di contrattazione e che in effetti avete creato molto più disagio voi, perchè quello che dici sui cattivoni che rovesciano i bidoni, tralascia che la polizia ha bloccato un intero isolato fino a fine sgombero, ha staccato la corrente per 20 minuti all’interno del perimetro per non permettere comunicazioni con l’esterno, ha sequestrato i cellulari (che è una discreta violazione dei diritti) per evitare che si comunicasse con l’esterno, che si facessero foto o video della vicenda (perchè poi? se lo sgombero è legale) e ha fatto evacuare l’edificio con spray urticante indistintamente su bambini e adulti. Nel frattempo gli stessi residenti non potevano uscire, il blocco ha incluso la stazione di via Carracci in orario non da poco disagio come ben abbiamo sentito dai giornali, e quello che hanno fatto i cattivoni antagonisti è stato protestare contro una manovra nascosta e violenta da parte dello stato e dalla polizia (che ricordiamolo, agisce in nome di tutti i cittadini e non dovrebbe nascondere o autochiudersi in quello che fa).
Questo stava accadendo nel cuore di una città italiana, a discapito di diritti, risposta e testimoni, nonchè, visto che parliamo di disagio, di minima cura verso gli esterni alla vicenda.
Le dichiarazioni del comune hanno parlato di uscita pacifica, di strumentalizzazione, ma a questo punto chi sta strumentalizzando Virginione?
Virginione Merola nostro – Noi siamo legali e buoni
Io – Ma mi ha ascoltata?
Virginione Merola nostro – Noi siamo legali e buoni
Io – Ma che succede?
Virginione Merola nostro – Noi siamo legali e buoni
Io – Ma, ma mio dio è un pupazzo!
Fine.
Doglie blu
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I Psp-Partigiani della Scuola Pubblica di Bologna partecipano all’Assemblea Popolare della Lotta per il Diritto all’Abitare indetta da Social Log a Bologna, sabato prossimo alle 15:30 in Piazza Maggiore.
Dopo l’irruzione violenta delle forze dell’ordine per sgomberare l’ultima occupazione abitativa a Bologna ( di uno stabile abbandonato da anni), la presenza in Piazza della Bologna solidale non può mancare, della Bologna che non vuole uno Stato forte con i deboli e debole con i forti, della Bologna che chiede con forza la cancellazione dell’articolo 5 del Piano Casa del Governo che priva i bambini che vivono nelle occupazioni del diritto all’istruzione, all’assistenza sanitaria e sociale, della Bologna che chiede giustizia ed equità sociale.
Della Bologna stanca delle bugie diffuse a mezzo stampa, gli occupanti non sono “serenamente” usciti dalle abitazioni: bambini, donne e uomini sono stati gettati in strada, con violenza, senza tutele, senza assistenti sociali durante lo sgombero, perfino i giornalisti sono stati allontanati.
Tutto questo è inaccettabile e i Psp- Partigiani della Scuola Pubblica sono solidali con Social Log e con tutti coloro che lottano a tutela dei più poveri.
Partigiani della Scuola Pubblica
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Solidarietà agli occupanti di via Mario de Maria
Nello sgombero dell’occupazione di Social Log in Bolognina, la giunta PD conferma il programma di reprimere ogni risposta alle problematiche sociali unicamente con la violenza poliziesca. Negli ultimi anni la crescita dell’emergenza abitativa ha prodotto un movimento popolare di rivendicazione dl diritto alla casa, anche tramite numerose occupazioni abitative.
Sgomberando con violenza (dentro alla palazzina è stata rotta la testa a un occupante e utilizzato spray al peperoncino da pare della celere) e senza margini di trattativa l’ultima di esse, la Giunta Merola non fa che aumentare il problema invece che tentare di risolverlo con politiche attive.
In un momento in cui la Regione, su mandato del Governo, privatizza o smantella il patrimonio di case popolari, ci chiediamo che futuro abbia in mente il partito “democratico” per i settori popolari.
Sappiamo bene che questo futuro lo dobbiamo costruire noi, con la lotta e l’organizzazione, per questo oggi come sempre, siamo dalla parte degli occupanti e di chi rivendica il diritto a casa, lavoro e una vita dignitosa.
Asia-Usb
Usb
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Bologna capitale degli sgomberi
“Lo sgombero di oggi (martedì, ndr) segna la fine dell’ultima occupazione abitativa in città. In poco più di un anno, infatti, il questore di Bologna ha eseguito più di 20 sgomberi —una lista sconfinata che non ha risparmiato praticamente niente e nessuno”.
Basterebbero queste semplici parole per capire che esiste un problema reale di povertà, erosione del welfare, incapacità da parte delle istituzioni di soddisfare bisogni primari come la casa.
E invece la Giunta bolognese insieme alla Questura ha dichiarato guerra ai poveri, alle occupazioni, a tutti quei tentativi (seppur parziali) di dare una risposta vera a chi altrimenti finirebbe in mezzo ad una strada.
Per questo motivo diciamo NO al referendum costituzionale, sia perché è ora di dare un segnale forte di deligittimazione al Pd sia perché il rafforzamento dell’esecutivo servirebbe solo a restringere ulteriormente spazi di libertà.
Ma un NO non basta. Riappropriamoci delle piazze, torniamo nelle strade perché solo in questo modo possiamo costruire un’alternativa al deserto in cui ci stanno abbandonando.
21 ottobre: sciopero generale & metropolitano
Tpo
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Dopo un anno di violenti sgomberi di occupazioni abitative a Bologna, oggi (martedì, ndr) la giunta PD ha sottolineato ancora una volta il proprio programma politico nei confronti dell’emergenza abitativa: violenza e repressione. Durante l’ennesimo sgombero questa mattina in via Mario De Maria, la polizia ha vietato l’ingresso ai giornalisti, un occupante è stato ferito gravemente alla testa ed è stato utilizzato spray al peperoncino (addirittura in presenza di bambini e bambine che in quell’occupazione avevano trovato casa e dignità), il presidio solidale è stato violentemente caricato più volte.
Di fronte a quest’emergenza, le istituzioni sono sempre più inadeguate a rispondere ai bisogni sociali che loro stesse hanno creato, generando precarietà e arricchendo palazzinari e banche.
La risposta dal basso in questi anni si è fatta sentire, sono state costruite reti di solidarietà in grado di garantire non solo un tetto sulla testa a centinaia di persone ma creando anche una comunità che condivide lotte e spazi di vita. Ma si sa, quando l’organizzazione parte dal basso, il potere sa rispondere solo in un modo, con uno stato di polizia.
Ci chiediamo a questo punto quali siano le prospettive a Bologna come a Imola. Hanno intenzione di continuare a tagliare welfare, patrimonio immobiliare pubblico, precarizzare lavori e saperi? Allora la nostra risposta sarà quella dell’organizzazione e della lotta. Solidarietà agli/alle occupanti di via Mario De Maria! Solidarietà a tutti/e coloro che lottano per il diritto alla casa!
Sportello antisfratto Imola
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Queste sono le immagini delle politiche di accoglienza e di integrazione con cui nelle città il razzismo “democratico” di governo ha promesso di affrontare le migrazioni. Il progetto del governo di destabilizzare la permanenza dei migranti in questo paese e di tenerli costantemente sull’orlo della clandestinità passa anche dal privarli di un tetto sotto il quale hanno costruito la propria vita, mettendoli sempre di più in una condizione di precarietà e dipendenza che si aggiunge a quella dai documenti e dal lavoro. Ora l’«accoglienza» dei molti migranti che vivevano nell’occupazione di via De Maria sarà lasciata al freddo dell’inverno, alla “cura paterna” dei servizi sociali e alla prospettiva di un affitto impossibile da pagare. Questa sì una vera politica democratica!
Coordinamento migranti
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Questa mattina a Bologna è stato eseguito l’ennesimo sgombero dell’ultima occupazione abitativa in città: all’alba la polizia è entrata nel condominio di via Mario de Maria, in cui dal 2014 hanno trovato casa diverse famiglie insieme allo sportello Social Log. Il copione è il solito: gli occupanti vengono violentemente portati via, mentre all’esterno dell’edificio la polizia carica chi esprime solidarietà. Questa è la Bologna del sistema di potere PD, in cui i confini tra governo nazionale e cittadino, questura e procura sono indistinguibili, semplicemente negoziati all’interno della casta. Chi ha creato la crisi manganella coloro che la crisi la subiscono. Nell’esprimere solidarietà agli occupanti, rilanciamo la battaglia per cacciare via il governo del PD e la sua cricca.
Hobo
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Questa mattina all’alba un nuovo sgombero ha svegliato la città, l’ultima occupazione abitativa di Bologna è stata sgomberata da una Polizia che non si è risparmiata violenze anche all’interno della palazzina stessa; nella quale era impossibile far accedere giornalisti per testimoniare i soprusi della polizia;
In un paese dove si muore di epilessia non ci stupiamo più di nulla, eppure non dobbiamo assolutamente accettare questa nuova faccia della democrazia targata PD che nell’ultimo anno, solo a Bologna, ha posto fine, con la violenza, ad oltre 20 esperienze di autorganizzazione dal basso che rivendicavano diritti e dignità fuori dalla logica dell’emergenza.
È questo il clima nel quale si vuole far approvare la riforma costituzionale;
C’è un filo rosso che collega lo sgombero di questa mattina all’omicidio di Abdel Salam, alla militarizzazione dei territori, a tutte quelle riforme che limitano sempre di più la partecipazione popolare nei processi decisionali: la chiusura degli spazi di democrazia;
Se la polizia si sente legittimata a reprimere le lotte sociali, se i padroni si sentono protetti al punto di poter uccidere chi lotta per i diritti sul posto di lavoro, questo accade perché chi governa si sente talmente forte da poter reprimere tutto il dissenso con la forza;
Il 4 dicembre, votando NO, dobbiamo dimostrargli che così non è, che il malumore per le politiche antipopolari di Renzi e del PD possono, devono, organizzarsi verso e oltre il referendum costituzionale.
CASA, REDDITO, DIGNITÀ!
Noi Restiamo
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Guardate a che livelli di barbarie sono arrivati gli uomini in divisa, braccio armato dello stato ingiusto e corrotto in cui viviamo, oggi (martedì, ndr), nello sgombero dei palazzi occupati di via Mario De Maria. Quaranta famiglie con bambini sono state messe in mezzo ad una strada a soli quattro giorni dall’inizio del “piano freddo”. Il Pd nazionale e quello locale hanno la responsabilità politica dell’azione bestiale delle forze dell’ordine, usate ormai solo per reprimere e massacrare ogni sfruttato che alza la testa.
Pugno chiuso