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La città dei taglieri, dei manganelli… e degli speculatori dell’abitare

Un’inchiesta sull’Istituto Santa Giuliana, occupato per dodici giorni e subito violentemente sgomberato dalla polizia, sulla scarsa propensione al sociale delle “Suore Mantellate Serve di Maria” e su chi si appresta ad acquistare l’ex convitto di via Mazzini 90.

20 Ottobre 2023 - 09:07

Gli studentati privati, favoriti dalla concessione di aree comunali e dall’elargizione di finanziamenti pubblici, e le residenze collettive di lusso dietro cui si celano le grandi catene nazionali ed europee dell’housing hanno rappresentato risposte adeguate al bisogno abitativo di migliaia di studenti e studentesse fuori sede che l’università di Bologna? Sono stati un’opportunità per i tanti giovani lavoratori (migranti e non) del settore della ristorazione o che maneggiano i pacchi e le merci nelle grandi piattaforme della logistica?

Sicuramente no… Anzi, se la situazione è diventata drammatica è perché le amministrazioni comunali che si sono succedute negli anni hanno completamente abdicato al mercato dei privati.

La diffusione delle strutture di Camplus, delle multinazionali olandesi e inglesi dell’housing, insieme all‘esplosione degli affitti turistici brevi, ha messo in crisi il diritto alla casa, il diritto allo studio e la possibilità di vivere un’esistenza degna di questo nome.

Nel corso degli anni il turismo low-cost, della “toccata e fuga” o dei “pacchetti turistici” si è confermato un settore di minimo investimento e di massima resa: è stata l’occasione di arricchimento rapido per un numero esiguo di imprenditori, favoriti da scelte politiche cittadine, regionali e statali; ha trasformato la “capitale della cultura del 2000” in un’enorme “città/tagliere”, privatizzando di fatto un’enormità di strade e di vicoli del centro storico con tavoli e sedie disseminati in ogni luogo e producendo un livello di sfruttamento e di bassi salari per chi lavora nei locali, nei pub e nei ristoranti che, di fatto, impedisce a tanti ragazzi e tante ragazze di vivere dignitosamente non potendo sostenere i costi inaffrontabili del vivere a Bologna, soprattutto dal punto di vista abitativo.

Senza nessuna concreta alternativa pubblica al mercato immobiliare privato, non solo chi si trova in estrema povertà, ma anche chi ha un “normale” reddito da lavoro dipendente non è in condizione di affrontare i costi dell’edilizia residenziale (ormai accessibili soltanto a fasce alte), ma non ha nemmeno un’offerta di mercato disponibile per la sua condizione economica.

Di fronte ad un simile stato di cose il movimento delle occupazioni ha ripreso corpo e gambe anche nel nostro territorio, con le sue azioni sbatte in faccia alla silente e strabica città ufficiale il dramma sociale della mancanza di un tetto a cui sono costrette migliaia di persone, perché scopre e disvela immobili vuoti di cui le istituzioni hanno voluto perdere traccia, denunciando i tanti progetti speculativi, rivendicando soluzioni alternative e proponendo percorsi sociali credibili e, soprattutto, necessari.

L’ISTITUTO SANTA GIULIANA

Dovremmo dire grazie ai ragazzi e alle ragazze del collettivo Luna che lo scorso 5 ottobre hanno occupato uno stabile situato tra via Mazzini 90 e via Albertoni 2, vuoto, in ottimo stato, con una sessantina di stanze già predisposte per essere abitate in poco tempo: nemmeno l’imbiancatura era necessaria, bastava portare le federe e le lenzuola, non occorreva altro.

Secondo il catasto si tratta di “un fabbricato disposto sui piani rialzato, primo, secondo, terzo, quarto, quinto e sesto, oltre a piano seminterrato, destinato a convitto e istituto scolastico, con annesse aree cortilive di pertinenza esclusiva, superficie catastale totale mq. 5609”.

A chi, nei giorni dell’occupazione aveva visitato il posto, la prime parole sfuggite di bocca erano: “Che bello… mai un posto occupato aveva avuto caratteristiche paragonabili a quello… mai si era raggiunta una simile qualità abitativa”.

Le stesse cose le avevano pensate le quaranta persone che avevano iniziato a viverci. Erano lavoratori della logistica che, pur avendo un’occupazione, non avevano trovato una casa ed erano costretti a vivere per strada. Erano studenti africani, con il permesso di soggiorno per motivi studio, che frequentavano quotidianamente le aule dell’ateneo, ma di alloggi disponibili non ne avevano rintracciati. Erano giovanissime studentesse dei primi anni dell’università, insieme a loro compagni fuori sede erano arrivate in via Mazzini perché camere o posti letto a portata delle loro tasche in città non ce n’erano.

Le storie di alcuni di loro erano state raccontate sui quotidiani cittadini, ma l’unico effetto che avevano prodotto era il silenzio istituzionale.

La città dei palazzi sembra non essere avvezza a queste narrazioni: “Invisibili come loro per le vie di Bologna ce ne sono tanti altri… troppi… non ci si può far carico di tutti, pertanto capita che non si trovano soluzioni per nessuno”.

Il retaggio della “accoglienza disincentivante”, di cofferatiana memoria, è ancora vivo nella mente di tanti pubblici amministratori, per cui il silenzio è il modo migliore per non inoltrarsi in strade politicamente sconvenienti.

La stessa omertà che è stata destinata alla domanda delle e degli occupanti: perché uno spazio come l’Istituto Santa Giuliana, oggi vuoto, non può essere gestito subito dall’amministrazione comunale per cominciare a dare risposte concrete alla grave emergenza abitativa? Perché bisogna per forza seguire la strada della speculazione immobiliare?

Poi la risposta la mattina di martedì 17 ottobre è arrivata: l’irruzione della polizia per sgomberare lo stabile, i manganelli degli agenti a cascata sugli occupanti, una ragazza con la testa spaccata, il sangue che rapidamente le ha coperto il viso.

LA PROPRIETA’ DELLE SUORE MANTELLATE: SERVE DI MARIA IN CALO DI VOCAZIONE

L’immobile di via Mazzini 90 è di proprietà della Congregazione delle Mantellate Serve di Maria, un ente ecclesiastico civilmente riconosciuto che ha sede legale a Pistoia. Per anni il maxiedificio ha ospitato un convitto dove hanno abitato una sessantina di donne e ragazze, una scuola elementare e una scuola materna. Il 27 novembre 2022 le “suore mantellate” annunciano che l’Istituto Santa Giuliana è costretto a chiudere a causa del forte calo delle vocazioni che crea troppe difficoltà nella gestione della struttura: lo stabile verrà venduto e con il ricavato dell’alienazione si finanzieranno opere di assistenza (sic!).

Poco tempo dopo viene annunciato che le 27 lavoratrici occupate tra scuola e convitto saranno licenziate: la chiusura totale dell’Istituto sarebbe avvenuta il 31 agosto 2023.

Le prese di posizione dei sindacati contro i licenziamenti, i presidi itineranti, gli scioperi, la “via Crucis” fatta in Comune, all’Ufficio Scolastico e in Curia (diretta interessata) non portarono a nessuna soluzione soddisfacente per le lavoratrici.

Anzi, la cosa vergognosa è che mentre ai cancelli dell’Istituto erano appesi striscioni, cartelli e bandiere la proprietà delle “serve di Maria” iniziava a stendere il futuro “Contratto Preliminare di Vendita” con il futuro acquirente.

E non bisogna dimenticare che, all’epoca, l’Istituto Santa Giuliana faceva parte dell’elenco delle Scuole primarie convenzionate, c’è una tabella dell’Ufficio Scolastico Regionale per l’Emilia-Romagna, allegata al D.D.G. 6 n. 519 del 6 luglio 2022, in cui si certifica che per l’anno scolastico 2021/2022 l’Istituto di via Mazzini 90 ha ricevuto in due contributi una cifra non proprio risibile, per un totale di 135.523 euro.

Tra l’altro alla pagina della Rete civica Iperbole del Comune di Bologna (aggiornata al 12 luglio 2023) la Santa Giuliana risultava essere indicata ancora come “Scuola d’infanzia privata paritaria convenzionata”.

Il nostro giornale è venuto in possesso della copia del “Contratto Preliminare di Vendita” in cui, attraverso una scrittura privata davanti a un notaio, la Congregazione delle Mantellate Serve di Maria decide di vendere l’immobile di via Mazzini 90 alla società Aedes srl, con sede legale in Valdossola (VB), in via Bartolomeo n.$0, con capitale interamente versato di 1.000.000 di euro.

In un paragrafo del contratto la “parte promissoria acquirente” dichiara che “intende acquistare l’immobile al fine di destinarlo a residenza collettiva per studenti universitari fuori sede e per city users… in strutture guidate e presidiate con fornitura di servizi residenziali innovativi (…)”.

Per quanto riguarda il prezzo e la modalità di pagamento, le parti convengono che il prezzo di vendita dell’immobile sarà 8.000.000 di euro.

A garanzia delle obbligazioni assunte, la parte “promissaria acquirente”, a titolo di caparra controfirmataria, ha versato una prima rata di 800.000 euro. Dopo il 30 novembre 2023 sarà versata una seconda rata a titolo di integrazione della caparra di altre 800.000 euro. Il saldo del prezzo, pari a 6.400.000 euro, sarà pagato all’atto definitivo di compravendita. Il contratto definitivo di compravendita dell’immobile dovrà essere stipulato entro il 31 marzo 2024.

Uno dei requisiti necessari per la compravendita, previsto in uno dei capitoli del contratto, è “l’ottenimento del nulla osta alla vendita dell’immobile da parte della Santa Sede o altro ente preposto secondo il diritto canonico e la normativa vigente”.

Insomma, quando la Curia bolognese nella sua espressione apicale è stata contattata per intercedere affinché non ci fosse uno sgombero e che l’immobile venisse destinato a una esplicita finalità sociale e non oggetto di una speculazione immobiliare, la risposta che la vicenda non era di sua competenza è stata alquanto pilatesca a fronte del requisito sopra descritto. Del resto, anche per il licenziamento delle 27 lavoratrici la Curia non aveva brillato per iniziativa.

AEDES SRL: ECCO CHI E’ IL COMPRATORE DI VIA MAZZINI 90

Sull’enciclopedia Treccani il termine “aedes” viene definito «nome di etimologia incerta equivalente a domus “casa”». Al Registro delle Imprese della Camera di Commercio Monte Rosa Laghi Alti Piemonte, invece, Aedes srl è un’azienda con sede legale a Valdossola (VB) in via San Bartolomeo 40. Il suo atto di costituzione è datato 13 luglio 1990, mentre la sua data di iscrizione è risalente al 9 gennaio 2019.

Nello stesso anno 2019 c’è la variazione della denominazione precedente “Milano Intermedia srl in liquidazione” che aveva sede presso AeT, una società di revisione e certificazione bilanci (collocata in Piazza San Francesco 1 a Bologna) che si occupava di strutturazione e piani gestionali. E l’indirizzo della sede legale viene trasferito al domicilio attuale.

La cosa curiosa è che, nel documento della Camera di Commercio, l’indirizzo email è ancora milanointermedia at legalmail.it: chissà se si tratta di un segno di continuità col passato o di una dimenticanza?

Nell’articolo 3 dello statuto di Aedes, alla voce “oggetto sociale”, c’è scritto: «La società ha per oggetto esclusivo l’acquisto, la costruzione e la vendita di beni immobili nonché l’acquisizione di partecipazioni in imprese aventi scopi analoghi e il finanziamento delle società partecipate. L’attività di costruzione di immobili potrà essere effettuata in proprio, in appalto o per conto terzi».

Recentemente Aedes srl ha fatto parte di un pool di imprese immobiliari che ha acquisito da DeA Capital spa (del gruppo De Agostini) il 55% di Innovation Real Estate spa (IRE), una società specializzata nei servizi immobiliari di project, construction, property, facility e advisory, che gestisce un consistente patrimonio di immobili in tutta Italia.

Ma se si guarda l’ultimo bilancio di Aedes srl qualche domanda ce la si pone: per quanto riguarda i debiti, sia quelli assistititi da ipoteche sia quelli non assistiti da garanzie reali, il totale è di 10.098.297 euro. Alla voce “addetti al 31/12/2022” il numero è “0”. Anche alla voce “unità locali” il numero è “0”. Per unità locali si intendono impianti operativi, amministrativi o gestionali (si tratta di laboratori, officine, stabilimenti, magazzini, depositi, uffici, negozi, filiali o agenzie) situati in luoghi diversi da quello della sede legale, nei quali si esercitano stabilmente una o più attività specifiche dell’impresa. Che una società come Aedes, che si muove con grande dinamismo sul mercato immobiliare, che si propone grandi progetti, non abbia un addetto o una unità immobiliare è piuttosto strano, qualche domanda occorrerebbe farsela.

Se, però, ci si vuole tranquillizzare basta leggere alla “voce socio unico” e lì c’è scritto “SI”. Così come alla voce “appartenenza a un gruppo” c’è scritto “NO”. Qualche altro retro-pensiero può sbucare alla lettura della voce “società sottoposta ad altrui attività di direzione e coordinamento”, dato che lì ci sta scritto “SI”. Infatti, la disciplina in tema di “direzione e coordinamento di società” è stata introdotta nel Codice Civile, dall’art. 5 del D. Lgs 17/1/2003 n. 6 e riguarda il rapporto tra due o più società e, in particolare, la possibile applicazione dell’art. 2497 del codice civile, che disciplina la responsabilità per l’esercizio “abusivo” di attività economiche, in quanto è sempre più frequente, ad esempio da parte delle curatele fallimentari, la proposizione di domande risarcitorie fondate sull’ipotesi che la “società madre” abbia determinato, indotto o condizionato, la conduzione della “società figlia” (fallita) conducendola a scelte gestorie censurabili e dannose per i soci o i creditori.

La solidità di Aedes srl sta comunque tutta nella figura unificata di presidente e CEO e dal nome di chi rappresenta queste due cariche: Ruggero Spagliarisi, uno degli uomini di punta della filiera nazionale della Compagnia delle Opere “CdO – settore edilizia” e del Club degli Imprenditori CdO.

Che la Compagnia delle Opere sia il potente braccio economico di Comunione e Liberazione è risaputo, che Spagliarisi non sia uno qualunque in quel contesto lo si evince dalle tante sue partecipazioni a convegni e conferenze organizzate da CdO-edilizia, da Camplus – Fondazione Ceur (il più grande provider di student housing in Italia, con ramificazioni all’estero, naturalmente di area ciellina) o dal Meeting di Rimini. Oppure dalle sue interviste a riviste e siti specializzati in cui propone “concetti innovativi di edilizia in ottica di rigenerazione urbana”, raccontando “quanto l’innovazione sia un elemento fondamentale e quotidiano nei processi produttivi della realtà aziendale come Aedes”.

L’entrata nel territorio bolognese di Aedes srl (nella versione Aedes Real Estate) è avvenuta con il progetto “Marzabotto 2”, a pochi passi dall’Ospedale Maggiore, dove un tempo c’era la sede e l’officina dell’ACI (in via Marzabotto 2) e poi, per cinque anni, spazio utilizzato dalla Casa del Popolo “Venti Pietre”. Nel mese di febbraio del 2021 l’associazione dovette lasciare l’area per lasciare posto al cantiere che avrebbe innalzato “due moderne torri residenziali di 8 e 10 piani, per un totale di 36 appartamenti, 33 cantine e 40 box per posti auto”. Si interruppe così un bell’esempio di riuso e riqualificazione culturale di uno spazio abbandonato, che svolse per anni il ruolo di catalizzatore sociale in quel territorio.

Il destino, però, era già segnato, tutto secondo le dure regole di un altro tipo di riqualificazione, quella urbana messa a norma dal POC (il Piano Operativo Comunale del 2015) che aveva già previsto l’abbattimento di quei capannoni per far posto al progetto residenziale e commerciale di Aedes.

Insomma, alla fine di questa storia, il cerchio si chiude come era prevedibile: il fondamentalismo cattolico con cui in città avevamo conosciuto Comunione e Liberazione, nel corso degli anni si è trasformato in integralismo immobiliare. A partire dalla Cooperativa Nuovo Mondo, passando per la Compagnia delle Opere, la Fondazione Ceur e Camplus.

Queste sono le diverse “soluzioni residenziali” che Ceur, attraverso il marchio Camplus, gestisce a Bologna: si va dalle Residenze Universitarie (Camplus Mazzini, via Emilia Levante 10 – Camplus Valverde, via Valverde 14 – Camplus Zamboni, via Berlinguer 4) ai Collegi Universitari di Merito (Camplus Alma Mater via Sacco 12, Camplus Bononia, via Sante Vincenzi 49/51 – Camplus San Felice, via San Felice 113), ai Camplus Living (Camplus Living San Giovanni in Monte Collegio Erasmus, via De’ Chiari 8 – Camplus Living Carpentiere, via del Carpentiere 52 – Camplus Bologna San Vitale, via Carpentiere 30/32 – Camplus Bologna San Giuseppe, via San Donato 175 – Camplus Bologna Malpighi, piazza Malpighi 12).

Adesso, attraverso Aedes srl, si aggiungerà anche l’ex Istituto Santa Giuliana di via Mazzini.

In questi anni tutto è filato liscio per gli immobiliaristi ciellini, del resto sono stati gli amministratori comunali ad aprir loro le tante strade… Guarda caso mentre le fortune di queste “soluzioni abitative” si moltiplicavano come “i pani e i pesci”, il problema dell’abitare in questa città è diventato un dramma sociale… anzi, il dramma sociale di questi tempi.

Ma fino a quando tutto filerà liscio?