Editoriale

Un vuoto da marciapiede: multe, ordinanze e decenni che passano invano

Fino a 500 euro a chi la sera, nei weekend, calpesta una porzione di piazza Aldrovandi: lo stabilisce un nuovo provvedimento di Lepore, che ripristina un divieto già adottato in pandemia. Perché? “Sicurezza urbana, disturbo alla quiete e degrado”. Solito ritornello, ma una cosa è certa: chiudere le piazze non è mai la soluzione.

09 Maggio 2024 - 13:41

Un’ordinanza firmata dal sindaco Matteo Lepore e già in vigore vieta, il giovedì, venerdì e sabato dalle 20 fino alle 5 del giorno successivo, “l’accesso e lo stazionamentonell’area sopraelevata di fronte ai civici 12 e 12-A, 12-B e 12-C di piazza Aldrovandi, con tanto di transenne, ad eccezione di chi deve accedere ai suddetti numeri civici. Il provvedimento, che ricalca quello adottato nel primo autunno della pandemia da Covid-19, prevede sanzioni dai 300 ai 500 euro.

Lepore, nelle motivazioni dell’ordinanza, scrive che di sera e di notte, in particolare nel fine settimana, la piazza “registra una consistente presenza di persone che di fatto determina problemi di sicurezza urbana, disturbo alla quiete e di degrado” e segnala rischi “per l’incolumità delle persone dovuti al sovraffollamento della piazza”, nonché problemi “di igiene e sicurezza dovuti all’abbandono, fuori dai contenitori a ciò predisposti, di numerosissime bottiglie e bicchieri, anche di vetro, potenzialmente utilizzabili quali oggetti atti ad offendere”. E ancora: “Conseguenti problemi igienico-sanitari dovuti allo scarso utilizzo dei servizi igienici ivi presenti”, poi “abbandono di rifiuti di ogni genere”; il “disturbo della quiete pubblica nonché intralcio alla circolazione viaria e pedonale” e infine il rilievo che il “notevole afflusso di persone sull’area sopraelevata” della piazza “potrebbe causare problemi per l’incolumità delle persone e di sicurezza delle medesime dovuti al sovraffollamento”.

Vitali, Guazzaloca, Cofferati, Merola, Lepore. Passano i decenni, passano i sindaci che si alternano a Palazzo d’Accursio ma siamo alle solite, insomma. Di fronte alla carenza di luoghi di aggregazione serali per giovani e studenti con scarsa capacità di spesa, soprattutto se si pensa all’aumento generalizzato dei prezzi che inevitabilmente incide anche sulle occasioni di socialità, nonchè avendo tutte/i sotto gli occhi l’evidente saturazione di un centro storico sempre più affollato di turiste/i e dehors, la risposta è un divieto all’attraversamento di uno spazio pubblico. Eppure, gli effetti della cosiddetta “movida” e il ritornello sul famigerato “degrado” occupano la scena in città da anni e tutti sanno che in realtà provvedimenti di questo tipo sono serviti solo a ravvivare il dibattito nei momenti di stanca, alimentando però la cultura della proibizione e del controllo.

Che in termini generali il tema della vivibilità del centro meriti una riflessione seria in questa città, è fuor di dubbio. Ma un’altra cosa è altrettanto sicura: la chiusura delle piazze non è mai la soluzione.