Le persone che vivono nelle strutture dell’accoglienza dell’Emilia-Romagna hanno raccontato quel che subiscono per responsabilità di questure e prefetture, delle amministrazioni locali e di un governo che “è violento nei confronti dei migranti”.
Per le persone migranti che vivono nelle strutture dell’accoglienza dell’Emilia-Romagna “il problema più grave continua ad essere quello dei documenti”, e a Bologna “in un solo anno i dinieghi sono passati dal 60 all’80%”. Lo ha denunciato l’Assemblea dei migranti del centro di via Mattei, manifestando nei giorni scorsi sotto Palazzo d’Accursio contro “il razzismo istituzionale delle questure e delle prefetture”.
“A Modena”, spiegavano, “i ragazzi sono stati prima sbattuti qua e là come pacchi postali dopo essere stati trasferiti dal Cas di via Mattei a Bologna, poi si sono sentiti dire che i mesi passati a Bologna non contavano e che era come se fossero appena arrivati”, e così “tutte le procedure per la richiesta di protezione internazionale sarebbero dovute ricominciare da capo, il che significa che dovranno aspettare ancora altro tempo per poter lavorare e accedere alle cure mediche”.
A Rimini, invece, le e i migranti sono riusciti a lasciare le impronte e avviare l’iter per la richiesta di protezione internazionale ma “hanno ricevuto fogli in cui si dice che provengono da paesi sicuri, e questo vuol dire che la loro domanda subirà la procedura accelerata e molto probabilmente verrà respinta, privandoli del diritto all’accoglienza”. Restano dunque senza documenti, “nonostante siano qui da oltre tre mesi e malgrado Prefettura e Questura continuino a fare promesse: tutti chiedono tempo ai migranti, ma loro quel tempo non ce l’hanno più”.
A Forlì “si è dovuta organizzare una protesta per ottenere il pocket money, che veniva negato accampando scuse”, mentre a Piacenza “al posto del pocket money vengono dati buoni pasto che possono essere spesi solo in alcuni piccoli alimentari”. Senza contare che in entrambe le città “i migranti non possono accedere ai corsi di lingua, perché è stato detto loro che ora non c’è posto e che forse ci sarà da gennaio”.
Infine, c’è il caso delle persone che “sono qui da tempo e stanno provando a fare ricongiungimenti familiari, ma sono impossibilitate a farlo perché tutte le ambasciate stanno bloccando i visti”.
I responsabili di questa situazione, secondo gli attivisti, sono da un lato questure e prefetture, dall’altro le amministrazioni locali e il Governo, che “è violento nei confronti dei migranti”. Tanto che la mattina stessa, raccontano, “quando siamo andati a prendere i migranti al Cas di Ozzano, per la seconda volta in pochi giorni sono stati chiamati i Carabinieri che ci hanno identificato e ci hanno chiesto cosa facessimo lì, a dimostrazione che la Prefettura e le autorità di Bologna tentano ancora, senza riuscirci, di dividere e intimidire i migranti e di impedire loro di parlare”.
Nessuna indulgenza, infine, per “i silenzi e le promesse vuote delle amministrazioni progressiste, identici alla sguaiataggine razzista di quelle di destra”: quelli che le e i migranti vivono sulla propria pelle “sono problemi politici, e le amministrazioni che si dicono progressiste dovrebbero svegliarsi, e non ridurre tutto a una questione amministrativa”.