Le 76 associazioni riunite nella Rete per l’emergenza climatica e ambientale dell’Emilia-Romagna, che a dicembre non avevano firmato il documento di viale Aldo Moro, hanno presentato una propria piattaforma “per condividere e diffondere le strategie necessarie alla vera transizione ecologica di cui ha bisogno il nostro territorio per sopravvivere alla crisi climatica”.
Il “Patto per il lavoro e per il clima” della Regione Emilia-Romagna non basta. Ecco allora una sorta di contro-documento, scritto “dal basso” e (con un’inversione dei termini non casuale) denominato “Patto per il clima e per il lavoro”: lo ha elaborato e presentato ieri la Rete per l’emergenza climatica e ambientale dell’Emilia-Romagna (Reca), con l’inserimento di proposte molto più radicali di quelle dell’amministrazione Bonaccini comprese le osservazioni respinte nell’approvazione del piano di viale Aldo Moro. Tra i temi: gratuità del trasporto pubblico locale fino ai 25 anni d’età, abbandono di ogni progetto di nuove strade e allargamenti vari, eliminazione dei parcheggi nei centri storici e poi altri punti su tematiche come rifiuti, cibo, energia, agricoltura e turismo. Il Patto per il clima e per il lavoro, spiega Reca, “è un manifesto per aprire e allargare alla società civile la discussione che lega i temi del clima e del lavoro. È stato scritto dalle 76 associazioni della Rete per condividere e diffondere le strategie necessarie alla vera transizione ecologica di cui ha bisogno il nostro territorio per sopravvivere alla crisi climatica. Questo Patto, da oggi pubblicato sul sito pattoperilclimaeillavoro.it, è la risposta dal basso ad un lavoro istituzionale che è stato giudicato insoddisfacente dai rappresentanti della società civile”.
L’originale Patto per il lavoro e per il clima, firmato il 15 dicembre 2020 da 51 soggetti riuniti dalla Regione Emilia-Romagna, “avrebbe dovuto essere un documento che raccoglie gli obiettivi più importanti della transizione ecologica- continua la Rete- da svolgersi per risolvere i problemi legati agli imminenti cambiamenti climatici a partire dal consumo di risorse fino al problema del lavoro. Delle centinaia di associazioni presenti in Emilia-Romagna, 76 aderenti a Reca hanno votato in modo compatto per non firmare un documento che non ha obiettivi concreti né investimenti e risorse finalizzate al raggiungimento del 100% di energie rinnovabili al 2035. Un documento delle buone intenzioni che non produce la svolta necessaria , nonostante gli altisonanti proclami. La prima cosa che abbiamo suggerito di cambiare è il titolo: ‘Patto per ill avoro e per il clima’ in ‘Patto per il clima e per il lavoro’. L’inversione delle parole ‘clima’ e ‘lavoro’ non è solo una questione formale: una riforma del lavoro, infatti, dipende strettamente dalle scelte strategiche che si devono adottare per affrontare l’emergenza climatica, e non viceversa. Il ricatto occupazionale non è più credibile: sappiamo bene che non c’è lavoro senza clima, abitabilità e salute del territorio e delle persone. Abbiamo deciso di pubblicare il ‘nostro Patto’ perché vogliamo informare la cittadinanza sulle necessarie strategie per la conversione ecologica, che tutti siamo chiamati a mettere in campo; per ispirare la presente e futura classe dirigente del territorio a fare le giuste scelte per il futuro; per diffondere e condividere come, secondo noi, avrebbe dovuto essere scritto quel patto per diventare un vero e proprio indirizzo politico in grado di raccogliere le esigenze di tutte le parti che avrebbero dovuto sottoscriverlo per raggiungere specifici obiettivi legati al bene comune”.
Al momento “il confronto tra la società civile e la Regione Emilia-Romagna sui temi ambientali è limitato ai soli soggetti firmatari- dice ancora la Rete ambientalista- mentre manca uno spazio di confronto allargato e reale che coinvolga tutta la cittadinanza sui temi del loro futuro. La Rete Emergenza climatica e ambientale dell’Emilia Romagna (Reca Er) è un coordinamento di 76 organizzazioni del territorio che hanno deciso di unire le forze per amplificare la voce della società civile e dei movimenti sociali, e chiede di partecipare ai tavoli tematici regionali per monitorare le politiche ambientali di questo mandato”.