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L’illusione dell’occupazione che cresce: è quasi tutto lavoro povero

Nel territorio metropolitano a sostenere l’incremento degli ultimi due anni sono quasi solo commercio, ristorazione, settore alberghiero, cura e assistenza: le attività dove le paghe sono più basse. In generale, gli stipendi salgono molto meno dei prezzi e il gender pay gap è sempre lì.

10 Giugno 2024 - 15:07

L’economia bolognese nel 2023 è cresciuta del 1,6% in termini di valore aggiunto, spinta dai servizi (+2,5%) e dell’edilizia (+2,4%), mentre sono in crisi agricoltura (-6,5%) e, meno marcatamente, l’industria (-0,8%). Anche l’occupazione ha un andamento positivo, e per il secondo anno consecutivo: dal 69,9% del 2021, al 71,6% del 2022, al 73,4% del 2023. È però un aumento generato quasi tutto dai servizi commerciali, alberghieri e della ristorazione, la cui manodopera è crescita del 16,7%.

Se da questi pochi dati vi siete già fatte e fatti l’idea che a tenere in piedi il tessuto economico sia un ricorso crescente al lavoro cattivo, al lavoro povero, beh, ci avete preso.

Lo si può vedere bene concentrando lo sguardo sul lavoro privato. I dati 2022 diffusi recentemente da Ires dicono che i 102.720 addetti alle attività manifatturiere guadagnano, in media, 37.883 euro al mese mentre i 31.152 addetti ai servizi di alloggio e ristorazione si fermano a 12.812 euro. I 18.203 addetti alle attività sanitarie e di cura in un anno guadagnano 17.134 euro, mentre i 53.646 addetti alle attività del commercio all’ingrosso e al dettaglio 26.048 euro.

A fare allargare i divari c’è anche la discontinuità del lavoro: nelle attività manifatturiere ad aver lavorato meno di 52 settimane sono il 14,1% dei dipendenti, nelle attività di alloggio e ristorazione sono il 52,3%, nell’istruzione privata il 67%.

Se tutto questo non fosse abbastanza deprimente, altre due conferme di cose di cui, probabilmente, vi siete già accorte e accorti senza bisogno di cercare statistiche.

Uno. Gli stipendi crescono molto meno dei prezzi: i primi sono saliti del 2,7% rispetto all’anno precedente e del 4,9% rispetto al 2019, i secondi rispettivamente dell’8,5% e del 10,1%. Questo mentre fallisce il mercato degli affitti.

Due. Il gender pay gap, la differenza retributiva tra uomini e donne, è sempre lì: la paga oraria media di un uomo è di 116 euro, di una donna di 87.