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Sant’Orsola, di nuovo in agitazione lavoratrici/ori in appalto dei servizi alla persona

Adl Cobas: non si può “lavorare con paghe che, in alcuni casi, sfiorano i 5,5 euri netti all’ora, con un contratto, il multiservizi, caratterizzato da pochissimi diritti, con un abuso di contratti part-time e ore straordinarie”.

29 Giugno 2023 - 19:02

Dopo una mobilitazione durata diversi mesi a cavallo tra il 2022 e quest’anno, e che sembrava avere avuto un esito parzialmente positivo, torna ad alzarsi la tensione tra lavoratrici e lavoratori in appalto del policlinico di via Massarenti. Scrive Adl Cobas in un comunicato: “In un momento storico caratterizzato da inflazione e innalzamento generale del costo della vita, i lavoratori di svariati settori, impiegati presso l’appalto dei servizi integrati alla persona del Policlinico Sant’Orsola – Malpighi di Bologna, hanno deciso di alzare la testa. Chi tutti i giorni, con fatica e abnegazione, permette il buon funzionamento di un ospedale considerato una vera e propria eccellenza della sanità emiliano-romagnola, non può più accettare di lavorare con paghe che, in alcuni casi, sfiorano i 5,5 euri netti all’ora, con un contratto, il Multiservizi, caratterizzato da pochissimi diritti, oltre che ad un abuso smodato di contratti part-time e ore straordinarie, fatto che, come sindacato, riteniamo completamente inaccettabile”.

Prosegue il sindacato: “Lavoratrici e lavoratori che si occupano di gestione della biancheria ospedaliera, trasporto degli attrezzi sterilizzati per le operazioni chirurgiche, movimentazione di sacche di sangue, per fare alcuni esempi. Alla richiesta di un’interlocuzione in merito ai temi del reddito, delle integrazioni salariali, della salute e della sicurezza sul luogo di lavoro, risulta assordante il silenzio delle aziende Rekeep e L’operosa, e della Direzione Generale del Policlinico. Per questo, in seguito ad una partecipata assemblea svoltasi la scorsa settimana, si è deciso di proclamare l’immediata apertura dello stato di agitazione sindacale! Quello che chiediamo sono un reddito dignitoso, sicurezza sul posto di lavoro, nonché l’inquadramento corretto di tutto il personale. Se non vi sarà l’apertura di un tavolo, lo stato di agitazione continuerà e metteremo in campo altre forme di mobilitazione”.