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Lavoratrici/ori davanti alla Prefettura: “La quarantena va pagata”

La rivendicazione avanzata durante il presidio svoltosi oggi in occasione dello sciopero del trasporto pubblico promosso da Usb. Intanto Nexive conferma la chiusura, Si Cobas: “Lavoratori scaricati come pacchi”. Alla Gsi non si ferma lo sciopero portato avanti dai Cobas, mentre a Castenaso prosegue la mobilitazione dell’Sgb insieme alle lavoratrici dei servizi scolastici.

17 Settembre 2021 - 18:06

Lavoratrici/ori in piazza, con presidio davanti alla Prefettura, “a fronte delle misure varate dal Governo sui temi del lavoro e il mancato finanziamento del fondo per il pagamento della malattia per chi è costretto all’isolamento fiduciario”: cosa che provoca “la sospensione dal lavoro o la messa in ferie forzate con perdita di salario” per chi è costretto ad entrare in quarantena dopo essere stato a contatto con una persona positiva al Covid-19. A protestare è il personale del trasporto pubblico urbano che oggi ha manifestato in occasione dello sciopero nazionale del settore promosso da Usb. Tra i temi affrontati anche quelo del diritto alla refezione: l’azienda Tper “ha recepito prontamente la faq del Governo in merito all’obbligo di green pass nelle mense- spiega Usb- senza provvedere a disporre luoghi idonei al consumo dei pasti d’asporto. Il gestore in appalto delle mense ha concordato e ottenuto dall’azienda un sovrapprezzo per i pasti d’asporto che ricade ancora sulle tasche dei lavoratori, creando discriminazione tra mensa della sede centrale e tutte le altre interne ai depositi. Questo mentre la sicurezza sul posto di lavoro che viene sempre messa in secondo piano dai profitti e continua il mancato pagamento dell’intera differenza salariale per le lavoratrici e lavoratori che nel 2020 sono stati messi in cassa integrazione”.

Dai Si Cobas, intanto, un aggiornamento sulla vicenda Nexive: dopo aver più volte chiesto incontri all’azienda, “che ha sempre rifiutato, solo oggi abbiamo ricevuto conferma della chiusura del magazzino sito in Calderara di Reno. Una scelta unilaterale che ha come chiave di lettura solo ed esclusivamente il profitto. Ricordiamo, ancora una volta, che anche questi lavoratori sono stati spremuti come limoni durante la pandemia, ed ora vengono scaricati come pacchi ingombranti. Da parte nostra, abbiamo già aperto lo stato di agitazione e già da lunedì 20 settembre 2021 intraprenderemo iniziative davanti i cancelli di Nexive per la difesa del posto di lavoro, difesa che passa attraverso una unificazione delle vertenze aperte sul nostro territorio”.

Alla Grandi salumifici italiani, inoltre, le/i lavoratrici/ori sono alla quinta giornata consecutiva di sciopero. “Samag, l’azienda subentrate- scrivono i Cobas Lavoro privato– non dà risposte concrete e soddisfacenti rispetto alle nostre richieste, ci ha proposto un incontro lunedì 20 settembre al buio: cosa ci vuole proporre?”.

A Castenaso, infine, prosegue la mobilitazione delle lavoratrici dei servizi scolastici le quali “hanno subito un cambio appalto che, se pur nelle intenzioni poteva essere migliorativo per le lavoratrici (previsti investimenti 1.548.025,34 euro con pagamento orario di livello D2), si è invece rivelato di fatto un peggioramento, con riduzioni contrattuali da 12 mesi a 9 e di livello (da D2 a D1)”, spiega l’Sgb: “Quello che accade a Castenaso è gravissimo, una stortura permessa dal sistema degli appalti, la cooperativa entrante vince l’appalto con un ribasso dal 6/7% e fa pagare il suo ribasso ai lavoratori e mette in discussione la clausola sociale che garantirebbe la continuità lavorativa alle stesse condizioni, una vicende che potrebbe dare il via a cascata su tutti gli appalti pubblici del territorio se sarà accettata dalla committenza. Per questi motivi martedì 21 le lavoratrici coinvolte scenderanno in sciopero per l’intera giornate e invitano tutti, cittadini ed utenti, a riunirsi a loro alle ore 9,30 in piazza Bassi 1 davanti al Comune di Castenaso a cui abbiamo chiesto nuovamente un incontro nel merito. Continueremo come SGB a batterci con le lavoratrici perché si fermi questa macelleria sociale e si instauri invece un ragionamento pubblico volto a migliorare le condizioni di lavoro nei servizi pubblici in appalto e si valuti realmente come vengono investiti i soldi pubblici, ragionando sulla ripubblicizazzione dei servizi e l’internalizzazione delle lavoratrici e dei lavoratori, una questione che riguarda l’intera cittadinanza. Anche per questi motivi l’11 ottobre, giornata di sciopero del sindacalismo di Base , scenderemo in piazza unendoci a tutte le altre categorie di lavoratrici e lavoratori rivendicando servizi e lavoratori pubblici”.