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Così l’Università cancella l’associazione Lgbtqia+

“Siamo statə cacciatə… ma siamo tornatə”, perchè da UniLGBTQ nasce (S)witch: “Ricostituirci come collettiva restituisce il cambiamento e la maturazione politica sviluppata negli ultimi due anni e mezzo”. Il percorso di Saperi Naviganti, intanto, dà origine a LUnA-Laboratorio Universitario d’Autogestione. E il Cua torna al 38, con un nuovo graffito: “Spezzando i confini della norma”.

06 Novembre 2021 - 18:07

L’Università di Bologna cancella l’associazione UniLGBTQ? E al suo posto nasce una nuova collettiva: (S)witch. Che così ripercorre sui social quanto accaduto: “Eravamo UniLGBTQ. UniLGBTQ era l’unica associazione LGBTQIA+ dell’Università di Bologna, nata nel 2013. Da sempre lo spirito dell’associazione è stato quello di costituire un punto di partenza per coloro che volessero avvicinarsi all’attivismo LGBTQIA+, facendo quindi da punto di contatto con la rete transfemminista queer bolognese, senza però mai rinunciare a costituirci come uno spazio di socializzazione, di condivisione e un safe space. Nel 2019 abbiamo vinto con un bando lo spazio in Filippo Re, che condividevamo con La Mala Educación. Questo spazio, nel 2020, ci è stato tolto. L’università, infatti, ha fatto leva sulla situazione pandemica per allontanare molte associazioni dagli spazi assegnati nel centro della città, millantando una necessità ri-organizzativa degli edifici a disposizione. Cosa ne sarà fatto di quel piccolo posto in Filippo Re non lo sappiamo ancora. Allo stesso tempo, però, ci è stato promesso che si sarebbero trovate nuove soluzioni, che quindi non erano state pensate al momento della cacciata. Ebbene, queste soluzioni, nel lungo dialogo con le istituzioni universitarie, sono sempre state assolutamente inadeguate rispetto al poter assicurare un nuovo spazio di socializzazione e di attività. Quasi contemporaneamente alla sottrazione dello spazio, gli uffici che si occupano della gestione delle risorse da destinare alle associazioni studentesche ci hanno chiesto la restituzione di ingenti somme di denaro che erano state debitamente spese. Ogni anno, infatti, l’associazione partecipava al bando per la realizzazione di attività destinate agli studenti, attività che dovevano essere dettagliatamente strutturate, per le quali si ricevevano fondi che dovevano essere capillarmente rendicontati. Oltre alla somma da restituire, legittimamente, poiché non spesa e quindi non rendicontata, ci sono state contestate – per vizi di forma – voci di spesa risalenti al 2019 per attività che non abbiamo realizzato noi, ma le compagne e i compagnə che ci hanno precedutə, di cui possiamo assicurare l’assoluta corrispondenza tra spese e attività. L’ufficio in questione ci ha richiesto indietro, per esempio, i soldi di un viaggio in Flixbus perché secondo loro la fattura doveva essere pagata solo dopo il viaggio, e non prima. A quanto pare, gli uffici della burocrazia universitaria vivono in una realtà socialista per cui le compagnie di viaggio ti portano in giro gratis. I nostri tentativi di ribaltare le contestazioni e di portare le nostre legittime ragioni, contestazioni che sono avvenute solamente tramite asettici messaggi di posta elettronica, perché mai nessunə rappresentante delle istituzioni universitarie si è mai fatto avanti per provare ad affrontare un discorso faccia a faccia, si sono rivelati inutili”.

A settembre del 2021, infatti, “abbiamo saputo- continua (S)witch- che gli organi del Senato Accademico hanno decretato la nostra cancellazione dall’Albo delle associazioni studentesche, da regolamento, perché non c’è stata la restituzione della somma richiesta. Questa comunicazione, ovviamente, non ci è arrivata da nessun ufficio, organo, rappresentante. Noi abbiamo saputo che saremo cancellati dall’albo solamente perché un compagno che è all’interno del Senato Accademico ci ha avvisatə, sorpreso della cosa. E’ così che è finita la storia dell’associazione LGBTQIA+ dell’UniBo, nella città più progressista d’Italia e del mondo intero. Ma non potevamo permettere che questa fosse la fine del nostro lavoro da attivistə e del lavoro fatto insieme a tuttə quellə che hanno creduto nella associazione. Ricostituirci come Collettiva restituisce il cambiamento e la maturazione politica sviluppata negli ultimi due anni e mezzo. Siamo una realtà transfemminista, intersezionale, fr*c1a. Vogliamo tornare a creare eventi di socializzazione, culturali, artistici attraversati da pratiche femministe tramite le quali aspiriamo alla creazione di una comunità immaginata e reale. Abbiamo deciso di chiamarci (S)witch perchè riteniamo rispecchi la nostra storia e i nostri obiettivi: segna l’inversione di rotta, il cambiamento, il nuovo punto di partenza che, pur restando interconnesso alle sue radici, rifiuta gli schemi del passato. La ‘S’ tra parentesi è dovuta alla volontà di rivendicare fortemente la nostra natura, storicamente connotata, di streghe. Siamo statə cacciatə… ma siamo tornatə”.

Sempre all’Università, un cambiamento è annunciato anche dalle/gli studentesse/i che negli ultimi anni hanno portato avanti il percorso si Saperi Naviganti: “I progetti nascono e muoiono, nel mentre cambiano forma e obiettivi a seconda degli spazi che si aprono. Saperi Naviganti è un collettivo nato durante un’occupazione della facoltà di scienze politiche, a sostegno dell’Ong Mediterranea Saving Humans. La sua storia è cambiata negli anni, dal 2018 al 2021 ed è stata attraversata da persone diverse, da zone rosse, gialle, arancioni e da varie congiunture economiche. Oggi non siamo più Saperi Naviganti. La fase politico-economica che stiamo attraversando necessita un cambio di paradigma, di programma e di azione. È necessario ripensare le pratiche di lotta e resistenza quotidiana che si portano in università, e il come portarle rimane il nodo principale da sciogliere. È necessaria una struttura organizzativa fluida in grado di contribuire e adattarsi allo sviluppo degli eventi. Oggi nasce LUnA, Laboratorio Universitario d’Autogestione. Siamo un Laboratorio perché vogliamo metterci quotidianamente in discussione, ma consapevoli di ritrovarci dalla parte della ragione. Perché stare dalla parte dell’accessibilità del diritto allo studio è stare dalla parte della ragione. Siamo un laboratorio politico che ricerca spazi di agibilità collettiva in cui inserirsi e, allo stesso tempo, ne vuole aprire di nuovi”.

Continua il comunicato: “Vogliamo rendere l’Università il nostro campo d’azione, (Ri)portando al centro la politica dentro i luoghi del sapere rendendoli realmente attraversabili da tuttə, condividendo, creando, costruendo cultura. L’idea di Autogestione che abbiamo ha la pretesa di pensare a un nuovo modo di stare insieme in questa nuova società post-pandemica. Vogliamo rivedere il concetto stesso di comunità universitaria, non possiamo rimanere indifferenti a questo mondo accademico fatto di didattica mista, privilegi e ipocrisie. Questa è la realtà politica che siamo: un laboratorio di studenti e studentesse dell’Università di Bologna, che crede nell’autogestione delle lotte, degli spazi, dalla zona universitaria alle aule del sapere. Crediamo che serva sperimentare per innovare, che serva pensare per criticare, che serva contestare il complessivo e lo specifico, e soprattutto che serva sapere, e dunque abbattere ogni ostacolo che stia tra il non potere ed il poter sapere. Vogliamo avere la possibilità di sbagliare, di imparare e di mutare, mantenendo la fermezza dell’ideale e dell’immaginario che ci guidano. Guardiamoci in faccia. Discutiamo. Costruiamo insieme. Assemblea ogni venerdì ore 18,30 @ Làbas”.

Il Cua, invece, segnala che due sere fa “lə studentə si sono riappropriati degli spazi universitari, spazi che troppo a lungo sono rimasti inaccessibili per le studentə, diventando luoghi dove non ci si può più esprimere, dove le uniche cose accettate sono seguire le lezioni e sostenere gli esami ignorando del tutto la salute psicologica e tutto il carico che ne consegue sulla singola persona. Ieri però lə studentə hanno ripreso gli spazi per poter parlare di salute psicologica e poter rivivere musica e socialità che da troppo tempo ormai in zona universitaria viene criminalizzata e repressa. Torniamo per risignificare lo spazio del 38 con un graffito che recita ‘Spezzando i confini della norma’ perché i nostri corpi e i nostri saperi vogliono essere liberi. Ci rivediamo nelle prossime settimane con tante altre iniziative all’insegna dei saperi, musica, socialità e l’autotutela collettiva riprendendoci tutti gli spazi e tutto il tempo di cui abbiamo bisogno!”.