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“L’Ateneo chiude gli spazi studenteschi”

“Iniziativa inaccettabile che mira ad eliminare spazi di partecipazione e aggregazione”, scrivono diverse sigle (Link, La Mala educación, Prometeo, Rethink, UniLGBT) che, oggi pomeriggio, hanno manifestato davanti al rettorato. Intanto, appello per “costruire insieme il futuro di Rizoma”: perchè “le esperienze che negli ultimi anni hanno reso vivo questo luogo non sono disposte a fermarsi”.

30 Settembre 2020 - 19:54

Non c’è in ballo solo lo sfratto della consultoria autogestita MALAconsilia. “L’Ateneo chiude gli spazi studenteschi”. A lanciare l’allarme sono diverse sigle (Link, La Mala educación, Prometeo, Rethink e UniLGBT) che oggi, su questo tema, hanno svolto un presidio davanti al rettorato: “Da tempo l’Ateneo ha pianificato la chiusura degli spazi assegnati alle associazioni studentesche, senza dare certezze sulla disponibilità di altri spazi idonei. Spazi che negli anni avevano costruito una storia e un’identità forte, che avevano contribuito a creare momenti collettivi di formazione e attivazione. Dagli spazi femministi alle aule studio autogestite, tanti sono i luoghi inconfondibili che hanno caratterizzato il nostro ateneo e che l’intera comunità accademica rischia di perdere. Gli avvisi di sfratto e, addirittura il cambio della serratura, che alcuni spazi hanno subito sono una presa di posizione inaccettabile che mira ad eliminare spazi di partecipazione e aggregazione. Gli incontri con l’Ateneo vanno avanti da mesi, giungendo solo a prorogare temporaneamente le assegnazioni, senza trovare delle soluzioni di lungo periodo. Noi non ci stiamo, abbiamo scritto una lettera al rettore, ci siamo riuniti in assemblea, ma non possiamo fermarci!”. Le alternative proposte “non ci bastano. Non accettiamo più mediazioni al ribasso- continua il comunicato- non possiamo permettere che l’Ateneo chiuda questi spazi ora o tra due mesi, ma vogliamo cercare insieme delle soluzioni di lungo periodo che valorizzino le specificità di ogni progetto aggregativo. Non accetteremo proposte che mirino a limitare il potenziale politico e aggregativo delle singole associazioni. Il Rettore deve ascoltarci, siamo disponibili a momenti di confronto e di dialogo per arrivare a trovare delle sistemazioni idonee. Vogliamo che l’ateneo dia degli spazi idonei ad ospitare il portato politico dei gruppi studenteschi, senza giocare al ribasso. Secondo noi in questa fase di pandemia e di disgregazione, Bologna può rimanere la stessa solamente sostenendo le attività studentesche, che sono la ricchezza culturale e politica del nostro ateneo e della nostra città!”.

Link segnala intanto che “la minaccia di uno sfratto notificato inizialmente per il 30 settembre è solo posticipato di qualche settimana. In Consiglio di amministrazione, infatti, è stata approvata una proroga di un mese, ma noi crediamo che servano soluzioni strutturali e di lungo periodo. Non è accettabile che l’Università chiuda tanti spazi di autogestione, attivazione e partecipazione fra gli studenti e le studentesse”.

Nel frattempo, è partito anche un percorso per “costruire tutti insieme il futuro di Rizoma“, si legge sulla pagina dello spazio autogestito di via San Giacomo: “Se le risposte da parte dell’università continuano a farci vivere il tempo dell’attesa, le realtà e le esperienze che negli ultimi anni hanno reso vivo questo luogo non sono disposte a fermarsi”. Rizoma e tutte le esperienze “che da qui sono nate e si sono formate, non possono sparire. Rizoma non è solo uno spazio. Esperienze costruite dagli studenti e per gli studenti- continua il post- dovrebbero essere una priorità per un’università che ci mette in primo piano e nella quale ognuno di noi può dire la sua ed essere protagonista. Proprio per questo quello che sta succedendo al nostro e a tanti altri spazi universitari oggi più che mai assume un senso ancora più profondo. Proprio oggi, dove l’emergenza sanitaria e le regole sul distanziamento stanno andando a colpire non solo chi crea momenti di socialità e svago, ma anche i luoghi di cultura, formazione e arte”.