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Ancora contagi nelle Rsa, “che fanno Asp e Regione?”

Usb denuncia carenze di organico e mancanze nella formazione. Lavoratori comunali 3 giorni in presenza, Sgb e Cobas verso lo sciopero. Ateneo, Cua: “Servizi limitati per pandemia, ma tasse sempre esorbitanti”. B-Side Pride cerca computer da rigenerare e offrire a chi ne ha necessità.

27 Ottobre 2020 - 18:55

“Nell’attuale situazione epidemiologica nazionale, segnata dal progressivo aumento delle positività al Covid-19, le case di riposo tornano, tristemente, protagoniste.  Anche in ASP Città di Bologna ripartono i contagi. Alle positività di utenti e operatori, riscontrate nelle scorse settimane, si aggiunge la notizia di nuove positività presso il cs Giovanni XXIII di viale Roma”. Lo segnala Usb, che spiega: “Abbiamo chiesto agli organi di controllo di verificare l’omogenea applicazione delle direttive nazionali e regionali in materia di contenimento del Covid-19 per le Cra, presso tutti i servizi gestiti da Asp, con particolare attenzione per il reparto dove attualmente si è sviluppato il principale focolaio, reparto che risulta non accreditato. Continuiamo a denunciare l’assenza di una capillare formazione per il personale impiegato nei reparti. Chiediamo una riorganizzazione del lavoro e delle strutture in modo da poter mettere in campo tutte le azioni necessarie in difesa della salute e della sicurezza di operatori e utenti, nonché la necessità di un piano di assunzioni straordinario di personale a tempo indeterminato per far fronte tanto all’attuale emergenza sanitaria, quanto a garantire una routinaria assistenza personalizzata e di qualità. Il ‘problema delle Rsa’ affonda le sue radici ben prima dell’attuale emergenza sanitaria. Per affrontarlo urgono risposte politiche e gestionali strutturali e non d’emergenza. Carenza di organico , eccessivi carichi di lavoro, esternalizzazioni, continui tagli al personale e alle risorse, strutture inadeguate, scarsa sicurezza sul lavoro sono il frutto di una cultura aziendalistica che antepone i bilanci alle persone. Tutto questo, unito a una dimostrata incapacità gestionale durante i mesi più duri della pandemia, hanno amplificato gli effetti della stessa, producendo le drammatiche situazioni a cui tutti abbiamo assistito. Urge ora più che mai rivedere l’intera organizzazione dei servizi socio-sanitari e del sistema degli accreditamenti, partendo da un tavolo permanente di confronto sul tema con le Organizzazioni Sindacali e comitati dei familiari delle vittime e dei pazienti delle Rsa. La Regione Emilia Romagna non può continuare a tacere in merito. Aspettiamo ancora che alle promesse fatte dopo i presidi degli scorsi mesi, seguano soluzioni concrete”.

Continua intanto la protesta dei dipendenti comunali a cui è stato chiesto di tornare a lavorare metà settimana in sede. Scrivono Sgb e Cobas: “Partita la lettera alla Prefettura e una raccolta firme, che alleghiamo, dopo alcune assemblee online con i lavoratori in smartworking, particolarmente arrabbiati per la circolare 72/2020, emanata il 19 ottobre scorso, per il ritorno al lavoro in presenza 3 giorni alla settimana proprio nel momento in cui il virus torna a diffondersi. Siamo di fronte ad un’amministrazione che gioca con la salute dei dipendenti , di adulti e bambini. Proprio in queste ore ci arrivano notizie, per noi gravi, di personale e bambini di nidi e scuole dell’infanzia positivi al Covid a cui l’amministrazione non sa dare risposte, soprattutto in merito alle procedure da seguire. Ci giungono voci di supplenti che girano nei nidi e nelle scuole dopo essere state in sezioni con insegnanti o educatrici risultate positive. Sembra che ci governa questa città si stia adoperando per la diffusione del covid piuttosto che per il suo contenimento! Per questo SGB e Cobas oggi hanno avviato le procedure per lo stato di agitazione per andare verso lo sciopero. Non ci stiamo a guardare mentre il Direttore Generale e la Giunta Merola si disinteressano della sicurezza dei posti di lavoro e della salute dei dipendenti e loro familiari e dell’utenza sia essa composta di adulti o peggio ancora di bambini.

L’aggravarsi della situazione sanitaria torna a toccare anche nervi scoperti dell’ateneo. Scrive il Cua: “‘Ci risiamo!’ si potrebbe affermare, guardando in faccia la drammaticità di questi giorni. Quel sogno di ritrovata vita che l’estate aveva introiettato nei nostri cuori, si scopre essere spazzato via da un novembre ormai in arrivo, che con durezza ci costringe all’urgenza di riaprire gli occhi. Come studenti e studentesse, lavoratori e lavoratrici precari/e oramai sappiamo bene che cosa voglia dire ritrovarsi a vivere una quarantena o un semi-lockdown nelle condizioni di vita in cui siamo intrappolati/e. Non saremo disposti ad accettare così facilmente che di nuovo tasse universitarie esorbitanti vengano pagate per ricevere in cambio servizi limitati o nulli o spazi fisici e non solo inesistenti per la comunità studentesca. Tuttora, nonostante l’apparente apertura dell’Università, abbiamo visto eliminati tutti quei servizi che contribuivano alla garanzia del diritto allo studio; come se fosse per colpa della mensa o dei punti ristoro che la pandemia continua a dilagare, invece che a causa per esempio delle condizioni pessime in cui molte aule studio versano. Durante questi mesi abbiamo visto l’incremento di apparecchiature tecnologiche che tuttavia, in caso di nuovo lockdown, non cambieranno nulla nella vita di quanti e quante effettivamente vivono e attraversano l’Università. Abbiamo visto lo sperpero di denaro per pagare guardiani a tutte le entrare e uscite delle strutture universitarie piuttosto che investimenti per l’ampliamento di spazi per tutti e tutte, per garantire tamponi gratuiti a tutti gli studenti e tutte le studentesse, per la rigenerazione di stabili inutilizzati per far posto a coloro che sono rimasti/e tagliati/e fuori dagli studentati con posti ormai dimezzati”.

Procedono, intanto, i progetti di solidarietà rivolti alle soggettività più colpite dall’emergenza: “Con il progetto Paillettes e Connessione B-Side Pride vuole creare una rete di mutuo aiuto fra persone trans, non binarie, gay, lesbiche, queer, intersex nella crisi economica e sanitaria del Covid-19. Avere un computer e una buona connessione internet è un bisogno fondamentale, sia per coltivare le proprie relazioni che per fare politica, per formarsi e informarsi, per lavorare o cercare lavoro, per accedere ai servizi e ai sussidi pubblici e alle informazioni utili a per far valere i propri diritti. Oltre alla raccolta fondi, abbiamo cercato di organizzare un sistema che permette a chi ha un computer portatile di rigenerarlo in autonomia utilizzando software libero e di metterlo a disposizione di qualcuno che ne ha bisogno”. Tutti i dettagli sono disponibili sul blog di B-Side Pride.