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All’Interporto “messi in ferie o licenziati dopo lo sciopero”

Lo afferma il Coordinamento Migranti in merito alla protesta di qualche giorno fa nell’hub Sda, aggiungendo che le aziende coinvolte “non vogliono rispondere mentre nel loro magazzino si rischia di morire come Yaya per il sistema di ricatto e sfruttamento che impone salari bassissimi, contratti brevissimi e insicurezza totale”.

24 Novembre 2021 - 18:28

Messi in ferie o licenziati dopo lo sciopero. E’ la situazione riferita dal Coordinamento Migranti, che fornisce un aggiornamento della protesta iniziata qualche giorno fa nel magazzino Sda dell’Interporto: “Tra venerdì e lunedì, durante lo sciopero autorganizzato dei lavoratori migranti e richiedenti asilo nel magazzino Sda, in decine non hanno risposto alle continue chiamate per andare al lavoro fatte via Whatsapp. Che lo sciopero sia stato importante, creando non pochi problemi nella settimana del Black Friday, lo mostrano le reazioni scomposte degli intermediari delle agenzie che, non riuscendo a trovare sostituti, con telefonate minacciose hanno urlato contro chi si rifiutava di andare al lavoro”. Una dirigente del Consorzio Metra  “si è affrettata a incontrare i migranti in presidio dando però risposte vaghe e del tutto insufficienti. È inaccettabile che dopo l’inizio dello sciopero alcuni dei migranti siano stati messi in ferie e che altri vengano licenziati per ‘comportamenti violenti o minacciosi’ che non ci sono stati. Non è accettabile rinviare la questione contrattuale a fine dicembre, quando i contratti stipulati in fretta e furia dopo la morte del nostro compagno Yaya saranno scaduti. Sda, Consorzio Metra e agenzie interinali non possono far finta di non conoscere il sistema di ricatto e sfruttamento che organizza il lavoro nel magazzino. Sanno perfettamente che ingressi e uscite sono segnati a mano su fogli bianchi da presunti ex facchini ‘disinteressati’ senza che si possano verificare le ore effettivamente lavorate. Conoscono le richieste quotidiane – queste sì minacciose – di fare ore di straordinario spesso non pagate, sanno che vengono conteggiate le pause per il bagno di cui sono anche controllati i tempi. Se Sda, Consorzio Metra e agenzie interinali pensano che migranti e richiedenti asilo stiano scherzando, si sbagliano di grosso: non si può più lavorare in queste condizioni!”.

Ieri sulla stampa un altro dirigente del Consorzio Metra “ha affermato che la situazione è ‘incomprensibile’, che ‘non c’è stato uno sciopero’, che non ci sono sindacati ma ‘iniziative personali’. Evidentemente- continua il Coordinamento- per lui le manifestazioni, i comunicati, le rivendicazioni dei migranti e richiedenti asilo non valgono niente. Non riesce proprio a capacitarsi di come sia possibile che essi si organizzino autonomamente senza parlare con il sindacato. Non riesce proprio a capire che scioperare vuol dire rifiutarsi di lavorare in certe condizioni. Non è di fronte a iniziative personali: migranti e richiedenti asilo hanno detto un no collettivo alle chiamate di andare al lavoro. Il Consorzio Metra parla del sindacato per tacere sulle legittime richieste di migranti e richiedenti asilo. Ma il sindacato è uno strumento dei lavoratori, Metra non può usarlo contro i lavoratori. Ogni miglioramento guadagnato nella logistica dai lavoratori migranti è stato il frutto di dure lotte. Anche nel gruppo Sda. Prima non voleva il sindacato, ora non vuole i lavoratori senza sindacato: la verità è che i dirigenti di Metra e Sda non vogliono rispondere mentre chi lavora nel loro magazzino rischia di morire come Yaya per il sistema di ricatto e sfruttamento che impone salari bassissimi, contratti brevissimi e insicurezza totale”.