Attiviste e attivisti di Ya Basta, Làbas e Laboratorio Salute Popolare in partenza per Bihac per dare “supporto sanitario alle persone in movimento e denunciare la violazione dei loro diritti”: è possibile sostenere l’iniziativa su Produzioni dal basso o partecipando alla raccolta di vestiti pesanti e rifornimenti alimentari.
“Siamo convintə che sviluppare pratiche di solidarietà e collaborazione con tutti i soggetti che vivono e attraversano ostinatamente le frontiere significa schierarsi dalla loro parte e gettare le basi per sviluppare più vaste mobilitazioni che sfidino e mettano in crisi il violento regime di frontiera d’Europa”. È il principio da cui si muove il progetto Burn (Balcan underground railroad network’), promosso da Ya Basta, Laboratorio Salute Popolare e Làbas con l’organizzazione non governativa internazionale “No name kitchen” attiva dal 2017 nei Balcani. L’iniziativa è stata presentata mercoledì negli spazi di vicolo Bolognetti, il nome richiama la rete di solidarietà che nell’ottocento in Usa aiutava la fuga degli schiavi, al centro anche di una recente serie televisiva. Attiviste a attivisti saranno “per i prossimi due mesi a Bihac, in Bosnia, in attività di supporto sanitario alle persone in movimento e di denuncia della violazione dei loro diritti”, tra i quali “pushbacks illegali da parte della polizia croata e di Frontex, violenze e torture, sgomberi coatti dei campi informali da parte delle autorità bosniache e condizioni di vita degradanti per tutte le persone in movimento”.
L’obiettivo è anche raccogliere e inviare staffette di rifornimenti alimentari, vestiti pesanti e tecnici, scarpe da trekking e cellulari, tutti beni fondamentali per orientarsi e sopravvivere nei boschi fra Bosnia e Croazia.
“Il 21 luglio parte la prima staffetta sanitaria – spiega Burn – e a distanza di dieci giorni la successiva. Poi ne faremo altre quattro, sei in tutto”. A settembre, poi, “faremo un bilancio, circa a metà mese. In totale spenderemo fra i 5.000 e i 10.000 euro”, fra rifornimenti, viaggi e pernottamenti. “Prendermo in affitto un piccolo quartier generale, dentro il quale ci alterneremo noi volontari”. Per finanziare il progetto è stata attivata una campagna di crowdfunding sulla piattaforma Produzioni dal basso.