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The Student Hotel gioca con le parole: ‘battesimo’ contestato

La catena che gestisce la struttura di via Fioravanti ora si chiama The Social Hub e il collettivo LUnA, ieri, ha disturbato l’operazione d rebranding. Il Laboratorio Cybilla, invece, segnala un’azione comunicativa contro Camplus. Asia-Usb: “Dal Comune reale cambio di passo sul diritto alla casa o ennessima operazione di facciata?”.

14 Ottobre 2022 - 15:14

La catena The Student Hotel, che a Bologna ha aperto i battenti nei locali ex Telecom di via Fioravanti dopo lo sgombero delle tante famiglie che avevano occupato lo stabile per poter avere un tetto sotto cui vivere, con un’operazione di rebranding ha cambiato nome e ieri quindi “abbiamo partecipato all’inaugurazione del nuovo The Social Hub”, segnala il collettivo LUnA. “‘Abbiamo cambiato il nostro nome in The Social Hub per mettere l’impatto sociale al centro di tutto ciò che facciamo’, dicono. Ecco, dal canto nostro, partendo da Casa vacante– continua LUnA- abbiamo voluto fare lo stesso. Mentre la nostra casa-laboratorio si sviluppa e compagni di viaggio si uniscono alla nostra lotta per volontà e necessità, grandi capitali privati esteri millantano il loro essere collegati alla comunità locale: ‘Dall’essere conosciuto semplicemente come un hotel per studenti a un nome che pone Social al centro della sua identità di hub ibrido’. Sembrerebbe anche una cosa innovativa e positiva, se non fosse che una doppia parte da un prezzo di 650 euro e una singola da 800″.

Tutto questo, “declinato su Bologna, imprime un’impronta privata ancora più stringente nella città che, tra capitali privati e piattaforme come Airbnb- scrivono ancora le/gli attiviste/i- toglie spazio a quel precariato sociale che siamo noi e che intercettiamo ogni giorno in casa occupata. Altro che comunità locale, quella sta venendo espulsa dalla città e dalla sua cintura metropolitana, quella si impoverisce sempre più per via del costo dell’affitto, del costo della vita, del costo delle utenze. Quindi, ringraziamo i dirigenti dell’offerta del loro prosecco della loro inaugurazione privata, noi rifiutiamo e torniamo a Casa vacante, per preparare la discussione” di oggi pomeriggio “con chi studia le trasformazioni urbane e da chi queste sono volute”: il riferimento è all’iniziativa “Città pubblica casa pubblica” che si terrà alle 17 all’angolo tra via delle Moline e via Capo di Lucca con la partecipazione di Alice Facchini, Alice Corona e Mattia Fiore.

Sempre ieri, intanto, ha avuto luogo anche un’azione di “sanzionamento” su una sede Camplus, a poche ore di distanza dalla protesta di mercoledì sera. Segnala il Laboratorio Cybilla: “Noi studentə, universitariə e giovani precariə siamo postə di fronte a un presente che non ci garantisce la possibilità di essere autonomə, che ci incatena alle nostre famiglie, che non ci dà la possibilità di autodeterminarci. Da una parte troviamo la strutturale e drammatica inadeguatezza di Er.go (l’ente regionale per il diritto allo studio), che eroga borse di studio incapaci di adeguarsi a un vertiginoso aumento dei prezzi, e già da prima insufficienti per coprire le reali necessità di una vita universitaria che possa andare al di là della malsana sopravvivenza. Dall’altra vi è l’inesistenza di misure che permettano di conciliare una vita fuori dalla casa della propria famiglia con il desiderio di studiare e di vivere l’esperienza universitaria nella sua complessività di stimoli. In questo panorama scoraggiante il tema dell’autonomia e dell’autodeterminazione si afferma ancor più drasticamente come ulteriore linea di oppressione sulle soggettività dissidenti, disallineate, non normate e non normabili, su chi nella casa, nella famiglia, nellə partner non trova uno spazio safe. Il vincolo familiare risulta ad oggi imprescindibile per sopravvivere a Bologna: dall’insostenibilità economica alle garanzie richieste nel contratto d’affitto, la possibilità di rompere quel vincolo alla famiglia, di rimanere solə con i nostri desideri e le nostre scelte, risulta sempre più impraticabile. Per questo oggi (ieri, ndr) imponiamo i nostri corpi su uno dei simboli in questa città della speculazione dei privati sulle nostre vite, per mettere noi stessə al centro. Contro il vincolo della famiglia, contro la normazione etero-cis-patriarcale, contro la violenza che agisce sui nostri corpi e sulle nostre scelte. Contro ogni espressione nello spazio della nostra città dello strapotere imposto da privati, politiche comunali, direttive di Er.go e indicazioni di UniBo sulla nostra possibilità di autodeterminarci. Oggi non aspettiamo il permesso di nessuno, oggi siamo sfamigliə, irriverenti, indecorosə e molto, molto incazzatə”.

Sul tema casa, infine, interviene così Asia-Usb: “La giunta cittadina bolognese, o è di memoria corta oppure sono in atto cambiamenti importanti: Abbiamo appreso nel corso dell’ultima settimana diverse notizie e dichiarazioni apparse sui quotidiani locali rispetto alla volontà di gestire in futuro quella che è l’emergenza abitativa, le rivendicazioni e lotte nelle loro diverse forme per il diritto alla città e alla casa in maniera significativamente diversa rispetto al passato. Ma quello che ci chiediamo noi, cosa sarà diverso rispetto al passato? Diverso rispetto alla giunta Merola che si era contraddistinta da una gestione dei problemi sociali tutta nell’ottica dell’ordine pubblico a mano militare e legalitario, che aveva chiuso al dialogo con le occupazioni abitative e verso una risoluzione diversa delle esecuzioni di sfratto o diversa anche rispetto all’attuale amministrazione? La stessa che in un solo anno ha dimostrato a tutti gli effetti grande continuità con la gestione precedente: un anno fatto di sgomberi ricordiamo gli appartamenti occupati per neccessità in via Zampieri, (sgomberati senza soluzione alcuna e senza un reale dialogo perchè si tratta di patrimonio di proprietà pubblica – così era stato dichiarato), Bancarotta Srl e in ultimo l’occupazione di via Zago e sfratti spesso eseguiti grazie all’utilizzo della forza pubblica e senza soluzioni reali. Ad oggi, nel corso dell’ultimo anno, l’emergenza abitativa è ancora più grave rispetto agli anni passati, acuita dall’ultimo periodo di crisi e dal carovita.
La mancanza di spazi di socialità altra rispetto alla mercificazione e turistificazione non ha avuto risposte da parte dell’amministrazione comunale. Sono stati messi sistematicamente all’angolo lo spazio pubblico e i diritti collettivi e negato ed espulso da Bologna il diritto alla casa e il diritto alla città per tutte e tutti. Noi dal nostro canto, in attesa di sapere se si tratta di un reale cambio di passo da parte del Comune di Bologna ,su un tema centrale come quello del diritto alla casa, o l’ennessima operazione di facciata, continueremo ad organizzarci creando una comunità che unisce assegnatari delle case popolari, inquilini sotto sfratto, chi una casa non ce l’ha e chi soffre quotidianamente il carovita. Per rivendicare diritti e tutele per tutti perchè siamo stanchi di non arrivare alla fine del mese, a non riuscire a pagare gli affitti e le utenze, a vedere case popolari ancora vuote e abbandonate e i servizi pubblici e welfare smantellati e privatizzati”.