Sgb: “Se in due anni è cambiato qualcosa, è stato in peggio. Operatori contagiati, stanchi, spremuti, umiliati, aggrediti, malpagati. Cittadini costretti a rinunciare a operazioni chirurgiche e a rivolgersi ai privati”. La Questura ha intanto vietato una manifestazione in centro promossa per venerdì (giorno di sciopero della sanità) dall’Usb, che attacca: “Paura del giusto dissenso”.
Presidio sotto la sede della Regione Emilia-Romagna, oggi, per sottolineare la centralità della sanità pubblica e territoriale. L’iniziativa è stata promossa dall’Sgb: “A ormai due anni di pandemia se c’è stato un cambiamento è stato in peggio. Operatori sanitari contagiati, stanchi, spremuti, umiliati, aggrediti e malpagati. Cittadini costretti a rinunciare a operazioni chirurgiche, a rivolgersi alla sanità privata pagando fior di euro chi può e file per visite ed esami diagnostici con tempi biblici per gli altri, mentre libera professione e strutture private gongolano. Amministrazioni sanitarie in deficit per milioni di euro, che tagliano posti letto, non concedono passaggi di fascia, ma sono molto generose nella concessione, clientelare, di incarichi di funzione ex posizioni organizzative, con il benestare di amici e sindacati collaborazionisti o corporativisti. Il Governo in carica, come i precedenti, hanno programmazioni ed investimenti ridicoli e perennemente a favore della Sanità privata e del profitto, e sul prossimo rinnovo di Contratto nazionale vuole elargire elemosina agli operatori sanitari ‘eroi della pandemia’. Basta! Il Sindacato generale di base lancia la mobilitazione per richiedere la fine di questo macello sociale”.
Per una “totale inversione di marcia”, i manifestanti hanno rivendicato: “Condizioni e carichi di lavoro umani; assunzioni e reinternalizzazioni di tutti i servizi in appalto; scorrimento immediato delle graduatorie di concorso in atto; un adeguato stipendio parificato ai colleghi europei; un rinnovo di Contratto nazionale con aumenti salariali veri; avanzamenti di fascia, per tutte/i, staccati dall’assurda ‘valutazione di merito’; investimenti pubblici e reali per la difesa e ampliamento di una sanità pubblica e territoriale. Il ripristino delle libertà di assemblea e di decisione democratica e della sicurezza all’interno dei luoghi di lavoro”. Inoltre, dal presidio è stato sottolineato un “no al progetto di autonomia regionale differenziata che ridurrebbe ancora di più la sanità alla mercé dei governatori succubi del mercato e del profitto privato”.
L’Usb, intanto, riferisce di aver ricevuto stamattina una comunicazione da parte della Questura che vieta la manifestazione indetta ad altre realtà cittadine per venerdì alle 16 in piazza Roosevelt, sede della Prefettura. “Abbiamo indetto la manifestazione nello stesso giorno in cui abbiamo proclamato sciopero nazionale della sanità- spiega il sindacato- e una giornata di mobilitazione nazionale per denunciare le condizioni in cui tanti, troppi si trovano a vivere e lavorare. L’emergenza sanitaria ancora in atto viene nel concreto ignorata, a favore del motto ‘conviviamo col virus’, ma questo si tramuta in situazioni critiche nei luoghi di lavoro e di vita, sia a livello sanitario che economico. Il Governo si maschera dietro il Green pass e migliaia di lavoratrici e lavoratori che non avranno ottenuto la certificazione ‘rafforzata’ rischiano la sospensione dal lavoro. Intanto l’assenza di precauzioni sul lavoro, nei servizi, nella scuola, nei trasporti stanno portando di nuovo al collasso la sanità pubblica, su cui nessun investimento sufficiente è stato fatto per garantire cure, posti letto e condizioni di lavoro dignitose al personale allo stremo. Le decisioni del governo Draghi di andare al risparmio, non retribuendo la quarantena ed eliminando bonus, Rem e cassa integrazione straordinaria, contribuiscono a peggiorare la situazione. Come se non bastasse continua la strage degli omicidi sul lavoro o in alternanza scuola-lavoro, aumentano le disuguaglianze tra chi sta trovando il modo di arricchirsi anche in pandemia e tutti noi, che perdiamo reddito non solo a causa dei licenziamenti, o di un lavoro che non dà uno stipendio sufficiente, ma anche perché tutto costa sempre di più. Gli affitti sono alti e le case popolari non bastano, curarsi – per il Covid o qualsiasi altro male – ha prezzi alti, tanto più perché gli ospedali pubblici sono pieni e la scelta è tra attendere e peggiorare oppure andare da un privato. Aumentano le bollette, il carburante, gli alimentari, eppure il governo e le amministrazioni non fanno nulla per garantire alla popolazione le condizioni di vita basilari”.
Aggiunge l’Usb: “Perché la Questura insieme a Prefettura e Comune vietano una manifestazione in centro a chi vuole denunciare tutto questo, ce lo spieghiamo in un solo modo: paura del giusto dissenso. Si ha paura che si manifesti, nel cuore della città, il fatto che sempre più persone si organizzano, si difendono ogni giorno dallo sfruttamento e vanno in piazza per urlare che le disuguaglianze devono finire, e che i responsabili devono pagare. Noi non ci facciamo intimidire da questa logica: il centro di Bologna ormai è una vetrina ma la città è attraversata da un malessere che non può essere nascosto a lungo. Usb dà una risposta di lotta collettiva a quel malessere, nei quartieri e nei posti di lavoro, e non basterà cercare di contenerci fuori dal centro per arginare questa lotta e in ogni caso il 28 gennaio sarà una giornata di lotta e protesta anche a Bologna, come in tante altre piazze d’Italia”.