Acabnews Bologna

Le lavoratrici del Pronto intervento sociale in piazza: “Il nostro lavoro si paga!”

Presidio contro il sistema della banca ore sotto il Comune, insieme all’Usb: “Basta meccanismi che impoveriscono il salario nelle cooperative sociali”. Al fianco delle operatrici Non Una Di Meno e Mujeres Libres. In piazza Maggiore anche un presidio sulla casa promosso da Cambiare Rotta, Asia-Usb e Larissa Uberti dopo il blitz di ieri a ErGo.

25 Febbraio 2022 - 13:55

“No banca ore, il lavoro si paga”. E’ il messaggio portato sotto le finestre dal Comune dalle lavoratrici del Pronto intervento sociale (Pris) in mobilitazione con l’Usb. Oggi, in concomitanza con lo sciopero proclamato nei giorni scorsi, si è svolto un presidio in piazza Maggiore. “Siamo state in sede dal prefetto assieme ad Asp e Società Dolce per trovare una soluzione, le nostre richieste sono state respinte”, raccontano le lavoratrici nell’appello diffuso in vista dello sciopero: “Abbiamo fatto un altro tavolo sindacale con la presenza di Asp e Società Dolce per trovare un compromesso. Abbiamo richiesto, pur ribadendo la volontà di eliminare la banca ore sul servizio, di remunerare le ore in eccedenza svolte ogni quattro mesi invece che una volta all’anno. Anche tale richiesta di compromesso è stata respinta”. Per questo la decisione è stata quella di “scioperare per la causa, per un servizio pubblico fondamentale in cui crediamo. Perché la qualità del lavoro è la qualità del servizio”. Il lavoro sociale “va retribuito! Basta meccanismi che impoveriscono il salario di lavoratrici e lavoratori delle cooperative sociali!”, sottolinea l’Usb.

Sostiene la vertenza delle lavoratrici Non Una Di Meno: “Noi sappiamo che la condizione che vivono queste donne è condivisa da tante, lo sfruttamento che subiscono è emblematico e è violenza maschile, e in questo caso è ancora più vile perché fatto su donne a cui è richiesto di garantire la sicurezza di altre donne. Lo sfruttamento nei lavori femminilizzati è norma, spesso si richiede, si sfrutta ma non si riconosce il lavoro di cura e anche l’inevitabile coinvolgimento emotivo. È evidente un processo che vuole la totale depoliticizzazione di servizi alla persona e a contrasto della violenza maschile a favore del terzo settore che segue la logica del risparmio”. Al fianco delle lavoratrici anche le Mujeres Libres: “La precarietà, voluta anche dal sistema di appalti di cui questo tipo di servizi si nutre, va ad incidere sulle lavoratrici così come sulle categorie più fragili che vi accedono per necessità. Le condizioni di sfruttamento imposte a queste lavoratrici tramite i contratti che prevedono l’utilizzo della banca ore, così come di tante altre lavoratrici all’interno del mondo delle cooperative sociali, è inaccettabile”.

Al sit-in, infine, ha partecipato anche Cambiare Rotta che sempre oggi, nella stessa piazza, ha convocato un presidio insieme a Asia-Usb e Larissa Uberti dopo la protesta di ieri nella sede di ErGo. “Abbiamo unito alla solidarietà verso le lavoratrici- scrive Cambiare Rotta- anche la campagna sulla questione casa che stiamo affrontando e che ieri ha visto l’occupazione di ErGo: infatti la condizione che vivono queste lavoratrici scarica su di loro l’aumento del costo della vita, dell’affitto, riducendo sempre di più il tempo di vita; una condizione che la nostra generazione vive tutti i giorni, dall’università al mondo del lavoro. Il tavolo che avevamo ottenuto ci è stato rifiutato e poi spostato, a porte chiuse: ribadiamo quindi il nostro rifiuto verso qualsiasi tavolo di concertazione!”. L’ipotesi del tavolo a porte chiuse è “inaccettabile”: da qui la decisione di manifestare oggi sotto il Comune affinchè “vengano finalmente prese in considerazione le rivendicazioni di chi ogni giorno subisce l’emergenza abitativa!”, si legge nel comunicato condiviso da Cambiare Rotta insieme ad Asia-Usb e Larissa Uberti.