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Le/i migranti vanno dal prefetto: “Rateizzare le multe? Una presa in giro” [foto]

Presidio contro le espulsioni dai Cas e le multe a carico delle/i richiedenti asilo che hanno superato i 5.900 euro di reddito: le testimonianza di alcuni di loro. Nel corso di un incontro, i funzionari della Prefettura hanno escluso la revoca dei due provvedimenti e quindi “la lotta va avanti”, promette il Coordinamento Migranti.

19 Febbraio 2022 - 17:45

Aboubacar quasi tre anni fa è arrivato in Italia dalla Costa d’Avorio a bordo di un barcone. A Bologna ha vissuto un anno al Cas di via Mattei e poi un altro periodo all’Eremo di Ronzano. “Da quando ho avuto un ottimo lavoro, di apprendistato, ho lasciato l’accoglienza ma dopo mi è arrivata la multa”: ben 13.888 euro. Aboubacar è uno delle/i richiedenti asilo che stamattina, insieme al Coordinamento Migranti, hanno manifestato davanti alla Prefettura per protestare contro le espulsioni dai centri di accoglienza e le constestuali richieste di ingenti rimborsi che il Viminale ha indirizzato a chi si è trovato a superare la soglia di 5.900 euro l’anno di reddito. “E’ un’ingiustizia, siamo qui non per chiedere soldi ma per lavorare, avere una vita migliore e la formazione che non abbiamo potuto avere in Africa”, continua Aboubacar: la richiesta quindi è quella di “cancellare tutte queste multe perchè non ce la facciamo”, con un reddito di poche migliaia di euro “sappiamo tutti che vivere in Italia è difficile” e se anche “abbiamo un lavoro e un documento, non riusciamo ad affittare una casa perchè siamo stranieri e neri”, sottolinea Aboubacar. La richiesta di rimborso arrivata a Mohamed, che arriva dal Senegal, ammonta a 13.500 euro: ma il lasso di tempo preso in considerazione per calcolarla comprende il 2020 “ed era impossibile lasciare l’accoglienza durante il periodo del Covid”, protesta. Si chiama Mohamed anche un ragazzo proveniente dal Ghana, che racconta come le richieste di pagare sono arrivate a persone che “negli anni precedenti avevano guadagnato dei soldi”, ma spesso dopo l’anno perso e con la pandemia “non riusciamo a muoverci, quindi come possiamo trovare un lavoro nuovo e una casa per abitare? Così andiamo a finire per strada e i cittadini cominciano ad avere paura”. Inoltre, senza casa o ospitalità non si può chiedere il rinnovo semestrale del permesso di soggiorno per richiesta asilo, quindi Mohamed si chiede: “Noi siamo qui per integrarci, ma se mi mandi fuori senza un documento, come faccio?”.

Nel corso del presidio,  una delegazione è stata ricevuta in Prefettura e il Coordinamento Migranti, al termine dell’incontro, fa il punto sulla giornata di mobilitazione con un comunicato “Questa mattina oltre un centinaio di donne e uomini migranti sono scesi in piazza a Bologna per opporsi alle espulsioni dall’accoglienza e alle richieste di rimborso da parte della Prefettura. Le autorità vogliono punire i migranti per aver superato i 5.900 euro annui lavorando nei magazzini dell’interporto di Bologna. Nel presidio erano presenti decine di migranti provenienti da Ferrara e Reggio Emilia che hanno preso parte alla manifestazione spiegando alla stampa che le prefetture delle loro città stanno applicando le stesse norme nel tentativo di rendere impossibile la vita ai richiedenti asilo. La delegazione di migranti che è stata ricevuta dai funzionari della Prefettura si è sentita rispondere dalle autorità che non c’è alcuna possibilità di revoca né delle espulsioni né delle multe. Una risposta inaccettabile per tutti i richiedenti asilo che nelle scorse settimane hanno ricevuto richieste di rimborso da decine di migliaia di euro. Ma la prefettura sa che esiste una sentenza del Tar Toscana del marzo 2020 che, sulla base della direttiva europea 2013/33, stabilisce che la revoca dell’accoglienza non può essere adottata anche in caso di gravi violazioni delle regole dei centri di accoglienza? Sappiamo invece che la Prefettura di fronte alle proteste dei migranti e dei loro avvocati sta facendo controlli per verificare che fossero a conoscenza di tali regole. Forse si tratta di controlli che avrebbe già dovuto fare? La Prefettura dovrebbe però almeno sapere che i richiedenti asilo a cui ha revocato l’accoglienza e che ha multato sono gli stessi che hanno lavorato durante i mesi più duri della pandemia per permettere di vivere a una città in lockdown. Sono i migranti che secondo i decreti pandemici non potevano essere messi alla porta delle strutture di accoglienza e ai quali, secondo la corte di Cassazione, non è stato garantito il diritto alla salute. E sono sempre quegli stessi richiedenti asilo a cui si chiede di lavorare ed integrarsi per avere un permesso di soggiorno. Eppure, questo è il conto che gli presenta oggi lo Stato. La proposta di rateizzazione è poi un’ulteriore presa in giro della Prefettura che sa benissimo che il salario povero di chi lavora all’Interporto non potrà mai pagare le multe e che un debito con lo Stato per i migranti vuol dire in futuro avere difficoltà nel rinnovare il permesso e ottenere la cittadinanza. Anche il Comune di Bologna non può rimanere in silenzio, non bastano belle dichiarazioni in consiglio comunale, se veramente si vuole chiudere il Mattei e altri centri Cas è necessario che le istituzioni si facciano carico dei migranti buttati per strada dalla Prefettura. La lotta andrà avanti, a Bologna come a Reggio, Ferrara e in tutta l’Emilia-Romagna”.