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L’appello dalle scuole dell’infanzia: ”Basta naufragi”

Oggi, inoltre, presidio di Saperi naviganti sotto le Torri: “Libia non è porto sicuro, ma terra di lager”. Coordinamento migranti chiama assemblea: “Organizzare mobilitazione, nessuno potrà salvarsi da solo”. Prefettura annuncia bando per trasformare l’hub di via Mattei in un Cas.

26 Gennaio 2019 - 12:38

“Nei collegi delle scuole dell’infanzia di Bologna viene presentato in questi giorni e sottoscritto da centinaia di lavoratrici e lavoratori, un appello alle istituzioni elaborato da un gruppo di insegnanti, educatori e collaboratrici”. Ne dà notizia Sgb, specificando di sostenere “questa iniziativa promossa direttamente e spontaneamente dalle lavoratrici e dai lavoratori delle scuole e dei nidi bolognesi, da sempre impegnati ed attenti alla massima integrazione dei bambini, in quanto considera quest ’ iniziativa di forte valore sociale e politico”.

Il sindacato, si legge poi in un comunicato stampa, “invita tutti i lavoratori del settore a sottoporre l’appello ai propri gruppi di lavoro educativi, affinché si apra un dibattito che sviluppi solidarietà agli eventi che quotidianamente vedono naufragi di immigrati con centinaia di morti tra i quali tantissimi bambini. Un dibattito che veda nei luoghi di lavoro dare uno stop all’indifferenza verso la crudeltà delle politiche razziste sull’immigrazione” e “ritenendo necessario che questo tipo di iniziative, si sviluppino in tutti i luoghi di lavoro, condivide la necessità di mobilitarsi e fare pressione alle istituzioni per un ‘cambio di rotta’ decisivo nonché necessario.

Questo il testo dell’appello: “Il mondo della scuola dell’infanzia bolognese assiste da giorni inerme ed incredulo ai continui naufragi nel nostro mar Mediterraneo. Centinaia di morti annegati, fra cui tantissimi bambini a cui è stato negato il futuro, la possibilità di aspirare ad una vita migliore di quella dei Paesi di origine devastati da guerre, povertà, siccità, ingiustizie, violenze. Il nostro è un Paese di grandi tradizioni migratorie con milioni di italiani che negli ultimi due secoli hanno trovato accoglienza e riscatto sociale in moltissimi Paesi di tutti i continenti del nostro pianeta. L’Italia non può quindi essere una nazione chiusa, inospitale, egoista, complice di tanto orrore come la morte per annegamento di intere famiglie e tantissimi bambini diseredati di tutto.L’Italia deve tornare ad essere un Paese accogliente, costringendo l’Europa ed il mondo intero a prendersi le proprie responsabilità, sostenendo concretamente i Paesi in difficoltà”.

Continua il testo: “I collaboratori, gli educatori, gli insegnanti ed i pedagogisti presenti sottoscrivono un appello solenne al Presidente della Repubblica, al Presidente del Consiglio dei Ministri, ai Presidenti di Camera e Senato, al Presidente della Regione Emilia Romagna affinché vengano percorse tutte le strade possibili e tutte le opzioni utili allo scopo di impedire ulteriori naufragi nel mar Mediterraneo che non può trasformarsi in un cimitero a cielo aperto. Impegnano il Sindaco di Bologna ad attuare politiche di ospitalità e di accoglienza a partire dalla massima apertura dei nidi e delle scuole dell’infanzia a tutti i bambini ancora esclusi, ad attivarsi per una diffusa partecipazione solidale dei cittadini che potranno contribuire con risorse, alloggi, professioni e beni, ognuno secondo la propria disponibilità, in uno sforzo collettivo di rilancio morale e civile”.

I Cobas della Scuola, invece, condividono sul proprio sito l’appello per un’assemblea nazionale il 10 febbraio a Macerata, in continuità con il corteo dello scorso 10 novembre a Roma, per “contrapporre al ‘fronte nazionale’ che siede al doverno, un ‘fronte sociale’ che metta a disposizione un luogo di confronto e di condivisione attraverso la costituzione di un forum permanente solidale contro il razzismo e l’esclusione sociale”.

In città intanto si dibatte del futuro dell’ex caserma Chiarini di via Mattei, ex Cpt e Cie e ora Hub per richiedenti asilo, funzione non più prevista con l’entrata in vigore del decreto Salvini. Ha spiegato ieri il prefetto Patrizia Impresa: “Dipende innanzitutto da quali saranno le decisioni politiche rispetto all’eventuale creazione di Cpr (Centri di permanenza per il rimpatrio, ndr). Per me, in questo momento, quella struttura verrà messa a bando come Cas (Centro di accoglienza straordinaria, ndr), perché non ho altre informative dal centro, quindi diventerà un centro di accoglienza, e spero di bandire la gara europea, che ha tempi normativi determinati, entro fine gennaio o inizio febbraio”. Da Palazzo d’Accursio, l’assessore al Welfare Giacomo Barigazzi ha confermato che l’amministrazione è contraria “a riaprire in città strutture di trattenimento forzato, che oggi vengono denominate Cpr (centri per il rimpatrio), per le ricadute di conflittualità e marginalità che strutture così concepite inevitabilmente producono attorno” e specificato che “la  preoccupazione è soprattutto per la decurtazione dei servizi interni ai Cas: in tal senso vogliamo promuovere collaborazioni con le reti del volontariato e del terzo settore, per evitare che i richiedenti accolti nei Cas si trovino esposti all’inattività e all’assenza di proposte”.

A proposito di accoglienza, per oggi pomeriggio Saperi naviganti ha indetto un presidio, condiviso anche da Làbas, con un appello intitolato “La Libia non è un porto sicuro, ma terra di lager”, proprio mentre la nave Sea-Watch 3 si trova nuovamente bloccata nel Mediterraneo in attesa di poter sbarcare 47 migranti salvati in mare, nonostante la disponibilità espressa dal Comune di Siracusa.

Ecco quanto si legge sui social network: “Anno 1945. 29 aprile: le vite rinchiuse nel campo di concentramento di Dachau, il primo ad essere realizzato e l’ultimo ad essere destituito, vengono liberate. Si tratta di circa trentaduemila tra i milioni di persone costrette a subire le atrocità imposte nei campi di concentramento nazisti: condizioni di vita disumane, fucilazioni, uccisioni tramite l’uso di gas tossico, violenze fisiche e psicologiche perpetrate sui corpi e sulle menti di donne e uomini, anziani e bambini, sterminio scientifico”.

“Anno 2019 – prosegue Saperi Naviganti – 9 gennaio: i 49 migranti a bordo delle navi umanitarie Sea Watch 3 e Sea Eye, bloccati nel Mar Mediterraneo dal 22 dicembre 2018 in attesa di un porto sicuro dove essere accolti, dopo 19 giorni in balia del mare vengono autorizzati a sbarcare a Malta. 18 gennaio: un gommone con 117 migranti a bordo affonda in acque libiche. 20 gennaio: un barcone entra in avaria in acque libiche: 100 migranti vengono riportati da una nave mercantile al porto di Misurata, in Libia. L’inviato speciale dell’Unhcr per il Mediterraneo Centrale, Vincent Cochetel, commenta: ‘Il ritorno delle persone da acque internazionali verso la Libia è contro il diritto internazionale. Oggi non c’è alcun porto sicuro in Libia’. La memoria di quanto accaduto in passato e la consapevolezza dei fatti che avvengono nel presente ci impongono di agire: non possiamo rimanere indifferenti di fronte alla moltitudine di cadaveri che quotidianamente inonda il Mar Mediterraneo. Vogliamo esprimere il nostro dissenso di fronte ai governi europei che si rifiutano di offrire accoglienza ai migranti, persone come tutte e tutti noi, e che permettono che questi vengano riportati in Libia, dove vengono rinchiusi in lager nei quali le condizioni di vita, o di morte, sono atroci tanto da farci ricordare quelle dei lager nazisti. Per questo motivo convochiamo per sabato 26 gennaio, a ridosso della Giornata della Memoria, alle ore 17.30 un presidio comunicativo sotto le torri.
Opponiamoci alla banalità del male. Per non dimenticare e per non essere complici di un nuovo massacro”.

Sarà invece il 23 febbraio. alle 19 al centro Zonarell idi va Sacco, l’assembea delle e dei migranti chiamata dal Coordinamento migranti: “un’assemblea di donne e uomini migranti, associazioni e realtà antirazziste che in questi anni hanno rifiutato la gabbia dell’accoglienza e il razzismo istituzionale per organizzare insieme una mobilitazione contro la commissione competente per Bologna e Modena e contro prefetture e questure che vogliono migranti e richiedenti asilo o clandestini o sfruttati”.

Così il documento di convocazione: “Il decreto del ministro della paura è diventato legge e la sua applicazione non sarà indolore. Prima il ministro chiude i porti, tratta le Ong che soccorrono i migranti in mare come criminali, attacca il modello di accoglienza di Riace e sgombera Baobab e altre occupazioni in cui sono coinvolti i migranti. Ora la nuova legge toglie alle donne e agli uomini migranti la terra sotto ai piedi e il tetto sopra la testa. Le norme volute da Salvini comportano l’abolizione del permesso umanitario, la negazione della residenza ai richiedenti asilo e persino ai minori non accompagnati – per quanto alcuni sindaci si stiano opponendo –, l’estensione della detenzione nei nuovi Centri per il Rimpatrio e lo smantellamento del sistema Sprar. Oltre a questo, additando i migranti come violenti stupratori, criminali e spacciatori, il razzismo di governo legittima i comportamenti privati che vanno dalla caccia al nero alle ronde per sbattere i migranti in mezzo alla strada, organizzate dalle stesse cooperative pagate per accoglierli. Questo razzismo, però, non è solo un disperato tentativo di conquistare il consenso degli italiani. Il razzismo di governo sta dividendo i migranti per ostacolare una loro possibile iniziativa autonoma. Questa è la realtà politica che abbiamo di fronte nel nuovo anno. E contro questa realtà dobbiamo trovare nuovi punti di attacco che consentano alle donne e agli uomini migranti di uscire dal silenzio, di far sentire la loro voce e conquistare insieme spazi di libertà, perché nessun migrante potrà salvarsi da solo.”