“Meglio tardi che mai”, scrive il Coordinamento Migranti commentando i nuovi bus verso l’hub, ma intanto “l’etica della logistica comincia con gli scarafaggi del Mattei, che il Comune ostinatamente finge di non vedere, e finisce con i salari bassi che le imprese pagano alle/i lavoratrici/ori utilizzando i subappalti e il ricatto del permesso di soggiorno”.
“Lo rivendichiamo da anni e finalmente lo abbiamo ottenuto: dal 3 aprile sarà attivato un servizio notturno che garantirà a lavoratori e lavoratrici dell’Interporto di Bologna la possibilità di raggiungere il posto di lavoro senza rompersi il collo sulle strade buie che lo collegano alla città e senza aggiungere ore di spostamento a piedi, in bicicletta o in monopattino ai turni di notte, come se non fossero già abbastanza. Lo sciopero all’Sda del novembre 2021, quando decine di lavoratori migranti hanno incrociato le braccia rivendicando contratti decenti e trasporti organizzati, sembra accaduto ieri. E invece no, è passato più di un anno… Meglio tardi che mai!”, scrive il Coordinamento Migranti commentando l’annuncio arrivato in questi giorni durante una visita notturna all’Interporto del sindaco Matteo Lepore e del cardinale Matteo Zuppi: saranno attivate tre coppie di corse aggiuntive della linea 445 da e per Bologna in corrispondenza dei turni 6-14, 14-22, 22-6; le tre corse saranno attive dal lunedì al venerdì, ma il servizio sarà esteso anche al sabato fino alla corsa di rientro a Bologna delle 14,53.
“Fino a qui la realtà. Poi- scrive il Coordinamento Migranti- ci sono le fantasie del progetto Logistica Etica che secondo il sindaco Matteo Lepore è destinato a rispondere ai bisogni dei ‘lavoratori a medio basso reddito’, che poi sarebbero soprattutto i migranti che mandano avanti l’Interporto. Probabilmente bisogna chiamarli così per non indispettire il ministro dei naufragi Piantedosi e le imprese che ben poco eticamente li sfruttano. In realtà, l’etica della logistica comincia con gli scarafaggi del Mattei, che il Comune ostinatamente finge di non vedere, e finisce con i salari bassi, decisamente bassi, che le imprese pagano a lavoratori e lavoratrici utilizzando le catene dei subappalti e il ricatto del permesso di soggiorno. Questi salari sono sufficienti soltanto a garantire che, superati i 5.900 euro l’anno, i migranti che lavorano all’Interporto e vivono al Mattei siano sbattuti fuori dal Cas. Siccome l’immaginazione non ha confini, il Comune, insieme alla Curia, ha però già pensato anche a questo, prevedendo sportelli per la casa all’interno dell’Interporto. Aspettiamo con ansia di vedere in che modo funzionerà questo mercato etico degli affitti. Verificheremo se finalmente un affittuario nero diventerà davvero uguale a uno bianco. Peccato che lo sportello non fosse attivo due settimane fa, quando il Comune – con scarso impegno e ancor meno etica – non è riuscito a garantire nessuna soluzione abitativa ai migranti cacciati dal Mattei. Noi da parte nostra continueremo a praticare la nostra etica della realtà, organizzando i migranti contro i bassi salari, il ricatto dei documenti, le condizioni abitative razziste e lo sfruttamento”.