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Dozza, le/i detenute/i prendono parola: “Un solo medico, diritto alla salute non garantito”

“Quando qualcuno sta male l’unica cosa che viene data è un antidolorifico (a prescindere) senza che sia visitato”, spiega una lettera indirizzata al sindaco, al magistrato di sorveglianza e ai Garanti: l’unico medico presente su cinque previsti interviene solo in caso di ferite gravi, in sostanza “se non si vede sangue non si vede nessuno”.

05 Settembre 2022 - 12:20

Le/i detenute/i del carcere bolognese della Dozza denunciano “la grave situazione sanitaria all’interno dell’istituto”: la loro presa di parola arriva con una lettera indirizzata al sindaco Matteo Lepore, al magistrato di sorveglianza, al Garante comunale dei detenuti e a quello regionale per segnalare che “da diverso tempo, a fronte di una situazione normale in cui per la Dozza erano previsti cinque medici, la ‘normalità’ è invece un unico medico per tutto il carcere”. A questa carenza si somma il fatto che “quando qualcuno sta male l’unica cosa che viene data è un antidolorifico (a prescindere) senza che sia visitato, e ci sono stati casi in cui sono state date medicine non idonee o con dosaggi sbagliati”, scrivono le/i detenute/i, senza contare che “le visite ormai non ci sono più” visto che “se un detenuto sta male, la risposta più frequente che gli viene data è che i medici non ci sono, il che provoca continue proteste e tensioni” e che “l’unico medico presente interviene solo nei casi di autolesionismo e di ferite gravi”. In sostanza, “se non si vede sangue non si vede nessuno”, è il messaggio che arriva dalle celle della Dozza. Questo, si legge ancora nella lettera, “comporta il fatto che il diritto alla salute dei detenuti non è garantito” e nonostante la situazione “si sia aggravata dopo il periodo di pandemia, non si vede nessun cambiamento”. Purtroppo, concludono le/i detenute/i, finora “l’unica risposta che ci è stata data è ‘non dipende da noi’, ma allora da chi dipende? Lo chiediamo a chi ha responsabilità per quanto riguarda il diritto alla salute in questo territorio”.