I casi soprattutto tra medici e infermieri. Intanto, l’Sgb segnala che ci sono ancora difficoltà per le maestre precarie e le/i educatrici/ori del Comune. L’Usb chiede alla Regione chiarimenti sui test per il personale sanitario. In città subito 1.700 domande per i buoni spesa. Just Eat: a Firenze emesso “decreto cautelare”.
Come prevedibile, aumenta la diffusione del coronavirus all’interno del carcere di Bologna. Dopo le informazioni diffuse in base a dati aggiornati a ieri, oggi si apprende che tra il personale della Polizia penitenziaria in servizio alla Dozza “si segnalano cinque casi di positività al tampone eseguiti da circuiti esterni alla filiera della medicina penitenziaria”, fa sapere il Comune: gli agenti “sono stati messi in isolamento fiduciario e il medico competente sta completando le indagini epidemiologiche e prenderà i provvedimenti conseguenti”. Sono stati sottoposti a tampone i 96 detenuti della sezione alta sicurezza e gli agenti del Nucleo traduzioni: questo “per poter procedere ai trasferimenti e dare corso alla ristrutturazione delle sezioni danneggiate durante la rivolta del 9 marzo. Tutti gli agenti del Nucleo “sono risultati negativi, così come i detenuti della sezione A , che sono già stati trasferiti o sono in via di trasferimento, ed entro oggi ne dovrebbero essere trasferiti 45”. Tra i detenuti della sezione B, come era stato illustrato ieri, “si sono verificati due casi di positività asintomatici, che sono stati portati in isolamento nella sezione con 15 celle, identificate come sostitutive dell’infermeria fino alla completa agibilità della stessa infermeria dopo la ristrutturazione”. Anche i loro compagni di cella “sono stati portati in isolamento nella stessa sezione, e i restanti 40 detenuti sono stati messi in sorveglianza attiva e potranno essere trasferiti trascorsi 14 giorni, a fronte di un secondo tampone negativo”. Nelle altre sezioni, invece, “si sono verificati due casi di malattia grave per detenuti che sono stati ricoverati nel reparto di terapia intensiva del Sant’Orsola, ai quali il magistrato ha concesso gli arresti domiciliari”: uno è il detenuto di 76 anni deceduto ieri. Poi c’è il personale sanitario, con i dati più alti: ieri si era parlato di 15 medici e otto infermieri, mentre oggi risultano “positivi o ammalati a domicilio o in ospedale nove medici su 19 e 16 professionisti sanitari su 30”.
Intanto, l’Sgb segnala che ci sono ancora problemi sulla continuità lavorativa delle maestre precarie del Comune, che “ha cominciato ad interrompere, senza motivo e senza preavviso, i contratti in essere a tempo determinato, concernenti supplenze per periodi medio-lunghi ed addirittura fino al 30 giugno 2020. Il tutto senza che esista ancora un Decreto ministeriale che sospenda definitivamente l’anno scolastico 2019-2020. Ancora una volta il Comune di Bologna e la Ies sembra che governino ‘alla giornata’ le scuole pubbliche bolognesi, non prevedendo un futuro certo per il personale a cui è stato interrotto il contratto e non considerando che detto personale svolge un ruolo fondamentale per le scuole che diversamente rischierebbero di non poter assicurare l’apertura in caso di assenze multiple del personale di ruolo. Non esiste ancora un percorso definito e conosciuto che accompagni il personale a tempo determinato verso la stabilizzazione dopo 36 mesi di lavoro continuativo, si continua a gestire le supplenze in totale emergenza ed a volte utilizzando personale con titoli di studio non completi per le scuole dell’infanzia. A tal proposito da anni ormai il Comune di Bologna facilita l’esodo di centinaia di insegnanti storiche verso le scuole statali sguarnendo i Gruppi di Lavoro di importantissime professionalità acquisite in decenni di lavoro Comune. Sgb rinnova le richieste fatte ripetutamente ai tavoli di trattative con l’Amministrazione Comunale di valorizzazione delle professionalità dei lavoratori di nidi e scuole dell’infanzia, di accompagnare i contratti a tempo determinato con una formazione adeguata verso la stabilizzazione, di internalizzare le figure educatori ed addetti alle pulizie che da decenni lavorano presso le scuole con contratti privati e con salari più bassi del 30/40% rispetto ai colleghi. Di potenziare e qualificare la gestione pubblica tralasciando qualsiasi ipotesi maldestra di cogestione pubblico-privati. Per il personale che in questi giorni ha visto interrompere il proprio contratto di lavoro chiediamo con forza una moratoria e quindi una riassunzione con cotratti specifici per didattica on line al par degli altri colleghi”.
Sempre Sgb, poi, riferisce che “ad oggi, 3 aprile 2020, le educatrici e gli educatori delle scuole di Bologna e provincia, non sanno ancora cosa aspettarsi nella busta paga relativa al mese di marzo, il sospetto più che fondato è che per aver parte del dovuto stipendio, alcuni sindacati vorrebbero, e su quello stanno facendo accordi, che i lavoratori facessero un prestito Bancario con tanto di apertura di un nuovo conto. La maggior parte dei Comuni della provincia, Bologna capofila, si stanno assestando su una riprogettazione, non condivisa con le parti sociali, che prevede tagli lineari ai Progetti Educativi Individualizzati (Pei) quindi lede contemporaneamente il diritto dell’alunno e dell’educatore. Il rischio di vedere la busta paga di marzo, per i più fortunati, dimezzata se non addirittura quasi azzerata è reale, nonostante le promesse di garantire il reddito al 100% da Merola, Città metropolitana e Regione e alcune cooperative”.
L’Usb invece chiede chiarimenti alla Regione sui test sierologici per gli operatori sanitari e sociosanitari: “Il presidente della Regione Emilia-Romagna, Bonaccini, l’assessore Donini e il commissario ad acta Venturi hanno dichiarato che tutto il personale sanitario e sociosanitario sarà sottoposto a screening con un test sierologico. Anche Cgil Cisl e Uil qualche giorno hanno scritto in un comunicato, post incontro proprio con Bonaccini Donini Venturi, che purtroppo prendono atto che non ci sono i reagenti per fare i tamponi e che la regione procederà con i test sierologici. Quindi sembrerebbe che tamponi e test sierologici siano equivalenti. Bonaccini, Donini e Venturi devono chiarire qual è lo scopo di questi test sierologici, che ricordiamo servono a ricercare gli anticorpi Covid 19, quindi servono a dire che un soggetto, anche asintomatico, ha sviluppato gli anticorpi. Che non vuol dire che è immune, perché di Covid 19 sappiamo veramente poco. Non servono in funzione di una diagnosi tempestiva al fine del contenimento del contagio e per poter sottoporre tempestivamente a cura e monitoraggio il soggetto positivo per evitare il più possibile il ricovero in terapia intensiva. A questo si aggiunge che dire test sierologici può voler dire tutto e soprattutto vuole dire niente, perché ci risulta che nessun test sierologico è stato validato dall’Iss e dall’Oms, né ci risulta ci siano state pubblicazioni di studi scientifici. Altra cosa sono i tamponi che individuano i soggetti positivi, anche asintomatici ma contagiosi. Pensiamo che se si facesse veramente uno screening di massa di tamponi a tutto il personale sanitario e sociosanitario risulterebbe positivo una percentuale alta, questo significherebbe che questo personale deve essere messo a casa in quarantena. Bonaccini, Donini e Venturi sanno bene che le strutture ospedaliere e socioassistenziali sono già al collasso, anche perché il personale era poco già prima di questa emergenza. Ripetiamo ancora una volta quanto abbiamo già denunciato in esposti, diffide, denunce: bisogna avviare uno screening di massa con il tampone tutto il personale, dotare il personale di Dpi, mascherine adeguate, tute, camici impermeabili, occhiali visiere ecc., formazione adeguata, protocolli operativi chiari, assunzione di personale a tempo indeterminato. Vogliamo anche sapere alcuni dati importanti che invece non ci vengono forniti: in quale ambito avvengono prevalentemente i contagi? Potremmo scoprire che i contagi avvengono prevalentemente nei luoghi di lavoro. Questo significherebbe che le aree a rischio di contagio non sono da ricercarsi nel ‘comportamento individuale’ tanto stigmatizzato e criminalizzato con controlli di polizia, droni, delazioni, autocertificazioni giornaliere e caccia all’untore, ma nei posti di lavoro. Questa pandemia non è una fatalità, ci sono responsabilità politiche e istituzionali chiare. Oggi ancora una volta chiediamo la chiusura di tutte le attività non essenziali, di concentrare tutte le forze e i mezzi sui servizi essenziali, a cominciare dalla sanità e dalle case di riposo, che si stanno trasformando in luoghi di sofferenza e morte per operatori e pazienti. Domani vi chiederemo conto di tutto ciò, del fatto che avete tagliato la sanità pubblica a favore dei privati, della logica aziendalistica delle ASL, delle privatizzazioni, della distruzione della ricerca. Vogliamo sapere pure che fine hanno fatto il Piano nazionale e quello regionale di preparazione e risposta ad una pandemia influenzale o l’influenza predisposto nel 2003, perché non è stato aggiornato, perché non sono stati predisposti stoccaggi di Dpi. Se invece, come noi riteniamo, i test sierologici posso servire ad avviare una doverosa ricerca scientifica per poter elaborare modelli matematici e previsionali di come si sviluppa questo contagio allora per favore almeno questa ricerca fatela bene: per avere modelli previsionali attendibili allora i test devono essere validati, scientificamente comprovati ed accettati, gli strumenti e i dati devono essere omogenei e avere quanto meno una dimensione nazionale, perché Bonaccini, Donini e Venturi il coronavirus non conosce i confini della vostra sanità regionalizzata. Vi invitiamo a leggere il recente aggiornamento delle direttive del ministero della Salute ad oggetto: ‘Pandemia di Covid-19 – Aggiornamento delle indicazioni sui test diagnostici e sui criteri da adottare nella determinazione delle priorità. Aggiornamento delle indicazioni relative alla diagnosi di laboratorio'”. Quindi “attenetevi alle disposizioni ministeriali, che poggiano su basi scientifiche e aspettiamo i vostri chiarimenti”, scrive Usb.
Intanto, il peso delle conseguenze economiche dell’emergenza sulla popolazione è dimostrato dal fatto che tra ieri e stamattina, in poche ore, sono state 1.700 le richieste inviate al Comune di Bologna per l’erogazione dei buoni spesa istituiti dal Governo. Per di più, nel guarda a questo dato, bisogna tenere conto del fatto che le famiglie che erano già in carico ai servizi sociali sono in sostanza un capitolo a parte, perchè il Comune ha spiegato che questi nuclei li sta contattando direttamente già da qualche giorno. Che la situazione sia molto difficile lo testimonia anche un episodio di cui è arrivata notizia da Vergato. Si tratta di una famiglia il cui padre ha perso il lavoro a causa dell’emergenza e per questo l’unica fonte di reditto per quattro persone (i due genitori, una figlia e un figlio) è venuta a mancare. La famiglia si è sostanziamente ritrovata senza cibo a disposizione, tanto che la ragazzina ha preso il cellulare della madre, ormai senza credito, per chiamare il 112: “Ho fame, mio padre non lavora più, il frigorifero e’ vuoto, aiutateci vi prego”. Situazione verificata dai Carabinieri, che hanno rifornito la famiglia di beni di prima necessità.
Infine, riceviamo e pubblichiamo da Just Eat un comunicato sul recente pronunciamento del Tribunale di Firenze: quello emanato “è un decreto cautelare concesso ‘inaudita altera parte’, cioè, in assenza di contraddittorio e, quindi, senza aver prima ascoltato le ragioni di Just Eat. Ciò significa che si tratta di un provvedimento per sua natura provvisorio, che potrà essere oggetto di conferma, modifica o revoca successivamente, dopo aver ascoltato le ragioni di Just Eat. Peraltro, anche tale provvedimento di conferma, modifica o revoca del decreto cautelare sarà per sua natura provvisorio e potrà essere impugnato, salva in ogni caso la decisione che il Tribunale di Firenze assumerà, questa volta sì con sentenza, alla fine del giudizio di merito, al momento nemmeno iniziato”. Just Eat sostiene anche di essersi attivata “fin dall’inizio dell’emergenza, per acquistare e distribuire mascherine e guanti monouso, che sono in continua consegna ai rider. Stiamo già lavorando inoltre, per mettere a disposizione gel e prodotti disinfettanti”. Just Eat afferma poi di aver messo a disposizione dei rider un supporto economico in caso di contagio da Covid-19 o necessità di autoisolamento.