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Virus, morto alla Dozza “conferma le preoccupazioni: basta perdere tempo!”

Antigone: “Tragiche le conseguenze di un contagio in carcere”. L’Associazione Bianca Guidetti Serra e l’Associazione di mutuo soccorso per il diritto di espressione lanciano la campagna “Facciamoli uscire” per sostenere l’opportunità di utilizzare due appartamenti come domicilio per i detenuti che possono beneficiare delle misure alternative.

02 Aprile 2020 - 18:52

“Il primo detenuto morto per Covid-19 conferma tutte le nostre preoccupazioni sulle conseguenze tragiche di un contagio all’interno delle carceri. Per questo non si può più perdere tempo. Bisogna subito intervenire per ampliare le insufficienti misure previste nel decreto Cura-Italia. Bisogna mandare agli arresti domiciliari almeno altri 10.000 detenuti tra quelli che hanno un fine pena breve e coloro che soffrono di patologie o hanno età per cui un contagio potrebbe essere fatale”. Così l’associazione Antigone commenta il decesso di un uomo di 76 anni che era ristretto nel carcere di Bologna. “Sappiamo che il 67% dei detenuti ha almeno una patologia sanitaria. Di questi l’11,5% era affetto da malattie infettive e parassitarie, l’11,4% da malattie del sistema cardio-circolatorio, il 5,4% da malattie dell’apparato respiratorio. Inoltre che il 62% dei reclusi ha 40 anni o più e che, al 31 dicembre 2019, ben 5.221 persone avevano più di 60 anni. In questo momento di grande sforzo da parte del governo il carcere rischia di essere un luogo a rischio anche per gli operatori. Oltre 120 poliziotti sono già risultati positivi, senza contare medici, infermieri penitenziari e ovviamente i detenuti. Il governo deve intervenire subito”, scrive Antigone.

Il primo decesso tra i detenuti di Bologna conferma attualmente non è possibile assicurare l’adozione delle misure indispensabili per evitare contagi, sottolineano l’Associazione Bianca Guidetti Serra e l’Associazione di Mutuo Soccorso per il Diritto di Espressione lanciando la campagna “Facciamoli uscire”. Il testo dell’appello: “Le condizioni di detenzione nelle carceri italiane sono da tempo connotate da una situazione di grave sovraffollamento e da preoccupanti carenze igienicosanitarie. Da questo punto di vista non fa eccezione la Casa Circondariale ‘Rocco d’Amato’ (Dozza) di Bologna, che presenta un sovraffollamento quasi doppio rispetto alla capienza regolamentare, con una presenza di quasi 900 detenuti per 492 posti. La maggior parte dei detenuti condividono in due celle singole di 10 mq, più due di bagno, nel quale si lavano anche le stoviglie. Manca l’acqua calda nelle docce della maggior parte delle sezioni. Sono presenti persone particolarmente vulnerabili, con problematiche di HIV, epatite e tubercolosi, oltre a tutte le principali patologie oncologiche, metaboliche, cardiache e respiratorie. Persone particolarmente a rischio in caso di epidemia. A fronte di tale situazione l’emergenza coronavirus rischia di innescare una ‘bomba epidemiologica’ destinata a mettere gravemente a repentaglio la salute dei detenuti. Un’eventualità rispetto alla quale l’unica ‘prevenzione’ adottata è stata quella di sospendere i colloqui diretti con i familiari e la presenza di volontari, misura vessatoria e comunque inutile, visto che il personale del carcere proviene comunque dall’esterno. Non esistono dispositivi di protezione individuale per i detenuti, né tamponi. Solo al personale della penitenziaria sono state distribuite mascherine di carta”.

Continua il comunicato: “L’assistenza medica ed infermieristica interna è totalmente inadeguata a fronte di tale evenienza. Nelle attuali condizioni non è dunque possibile assicurare l’adozione delle misure indispensabili per evitare contagi. Infatti, proprio alla Dozza si è purtroppo registrato, oggi 2 aprile, il primo caso di un detenuto morto per aver contratto il covid-19 e si contano diversi altri casi sia tra i detenuti che tra gli operatori. Su tale situazione, comune a tutte le carceri a livello nazionale, sono intervenute numerose associazioni e personalità del mondo del diritto per chiedere l’adozione di misure di amnistia o indulto, per favorire la liberazione del maggior numero di detenuti, a partire da quelli anziani e malati, unica soluzione per evitare quello che, da più parti, viene definito ‘rischio carneficina’. Con il D. L. 17 marzo 2020 n. 18 il governo ha disposto che, salvo alcune eccezioni, fino al 30 giugno 2020 i detenuti a cui rimane una pena non superiore a 18 mesi possano scontarla, su istanza, presso il domicilio, con l’impiego del braccialetto elettronico. Una previsione peggiorativa rispetto alle norme precedenti (legge 199/ 2010), che comunque restano anch’esse in vigore come potenziale canale di accesso verso la detenzione domiciliare. Il problema è che per poter beneficiare delle misure alternative è necessario che i detenuti dispongano di domicili idonei, condizione che molti, soprattutto migranti, non hanno. Per far fronte a queste esigenze le associazioni Bianca Guidetti Serra e Mutuo Soccorso per la Libertà di Espressione hanno lanciato un appello alla solidarietà militante per reperire luoghi idonei allo scopo. Ovviamente tale iniziativa si inserisce in una campagna più generale per una soluzione politica del problema che, ripetiamo, può essere garantita solo da un provvedimento di amnistia. Attualmente sono stati resi disponibili a Bologna due appartamenti e sono state già inoltrate le richieste al Tribunale di Sorveglianza di cui si attende risposta entro pochi giorni.
L’iniziativa però richiede risorse economiche abbastanza cospicue (pagamento utenze, affitto, vitto e altre necessità) e l’attivazione di una rete di sostegno che si possa occupare della consegna dei generi di prima necessità in un momento in cui la possibilità di movimento è fortemente limitata dai decreti emergenziali. Facciamo appello a tutte le realtà di movimento, alle associazioni, agli avvocati e ai singoli per partecipare a questa azione solidale, per fare uscire più persone possibile”.

Chi volesse contribuire al sostegno economico, spiegano le due associazioni, può farlo tramite versamento sul conto corrente bancario dell’Associazione Bianca Guidetti Serra con la causale “Emergenza carceri” (Iban: IT44Z0538702412000003122151). Inoltre chi fosse disponibile a partecipare alla rete di sostegno per la consegna di generi di prima necessità può scrivere alle mail associazioneguidettiserra@gmail.com e ams@inventati.org