La notizia alla conferenza stampa di #Libertàdidimora, sul corteo di sabato e sulla annunciata manifestazione leghista: “Aspettiamo Salvini a braccia aperte”, ironizzano gli attivisti. Contro il Carroccio si muove anche Crash: assemblea il 7 ottobre.
Erano ai domiciliari dal 14 maggio scorso i cinque attivisti di Hobo indagati per resistenza e lesioni a pubblico ufficiale e altri reati in relazione al blitz del 12 dicembre 2014 contro la presenza del ministro alla Pubblica Amministrazione Marianna Madia all’inaugurazione dell’anno accademico della Spisa, Scuola di specializzazione amministrativa dell’Alma Mater. Negli scorsi giorni il loro legale aveva presentato istanza di revoca, accolta dal giudice ma tramutando la misura cautelare in divieto di dimora: “Devono lasciare la città entro due ore”, ha spiegato Libertà Di Dimora stamane in conferenza stampa a porta Lame, non a caso il lugo della celebre battaglia della Resistenza al nazifascismo.
Un comunicato a firma della campagna spiega la vicenda più nei dettagli : “A seguito di una nuova istanza presentata dall’avvocato della difesa, dopo oltre quattro mesi di detenzione questa mattina sono stati revocati gli arresti domiciliari per Francesca, Francesco, Parvis, Ivan e Gigi, arrestati in via cautelare e preventiva lo scorso 14 maggio per la contestazione al ministro Madia dello scorso dicembre. Ai quattro compagn@ è stato dato un divieto di dimora dal comune di Bologna, perseguendo apparentemente il tentativo di continuare l’utilizzo di questa specifica misura, ovvero il confino. La fragilità del tentativo è però dimostrata dal fatto che poco dopo lo stesso giudice, con un nuovo atto, ha convertito il divieto di dimora per Gigi in obbligo di dimora, in quanto allo stesso Gigi insieme ad altri compagni era stato notificato il giorno prima un altro obbligo di dimora, per la manifestazione contro Visco e Forza Nuova. Nello stesso tempo, dunque, Gigi veniva allontanato da Bologna e costretto a restarvi! Per non sfidare ulteriormente la banalità della logica elementare e del ridicolo, il giudice valuta le due misure ‘ontologicamente incompatibili'”.
“La scarcerazione dei compagn@ – si legge poi nel testo – è un passo di grande importanza, che dimostra come il castello accusatorio costruito contro le lotte e il dissenso si stia, pezzo dopo pezzo, sgretolando. Al contempo, la rapida conversione del divieto di dimora nel suo opposto, l’obbligo, indica come la specifica misura del confino sia stata sempre più indebolita dalla forza della campagna e dell’opposizione pubblica della Bologna della libertà in questi mesi. Ora la battaglia prosegue, per cancellare il divieto di dimora dalla storia e mettere fine all’utilizzo delle misure cautelari e preventive contro il dissenso, per riportare in città tutte e tutti coloro che sono stati obbligati a lasciarla, per liberare tutte e tutti coloro che sono detenuti in casa o comunque limitati nel pieno esercizio della libertà”.
Alla manifestazione della ‘Bologna della Libertà’ di dopodomani “daremo una risposta determinata – è la promessa fatta in conferenza stampa – è emblematico che la risposta della Procura dopo quattro mesi di arresti domiciliari solo per aver voluto contestare il ministro Madia sia che devono andare via”. Rispetto al corteo, ai cronisti gli attivisti hanno solo confermato il concentramento alle 15.30 in Piazza XX settembre, e fatto sapere di non aver chiesto alcuna autorizzazione. Inoltre, ci saranno “molti dei personaggi della cultura che hanno aderito al nostro appello“. Ma soprattutto, sarà protagonista “la risposta affermativa di tutte quelle anime della società bolognese che danno risposta ai bisogni sociali, quei bisogni che vengono ignorati da chi gestisce la città e dal sistema Pd che sta governando in maniera legittima il paese”.
A Merola, che ieri ha dichiarato “vorrei davvero che il 26 non si trasformasse in un’occasione di scontro”, rispondono seccamente che “dei commenti di chi come Merola concede le piazze ai fascisti francamente non ci interessa. La violenza – aggiungono – per noi è quella che quotidianamente la crisi e l’austerity impongono alle nostre vite, dalla sofferenza alla precarietà, dall’impoverimento alle negazione del diritto allo studio e di movimento per i migranti”.
E si è tornato a parlare anche dell’8 novembre, data della manifestazione leghista sotto le Due Torri: “Salvini? Lo aspettiamo a braccia aperte – dicono gli attivisti – dubitiamo che riuscirà a varcare in maniera agibile le porte di questa città. Per noi e per il percorso cittadino di Libertà di dimora quella giornata sarà la dimostrazione che le libertà di Bologna si riprenderanno qualsiasi tipo di spazio rispetto anche agli immaginari xenofobi, sessisti e razzisti che personaggi come Salvini tentano di diffondere”.
A proposito del corteo della Lega, prende posizione anche il Laboratorio Crash convocandoo un’assemblea per il 7 ottobre in via Zamboni 38 per “difendere Bologna dall’invasione leghista”. Scrive il centro sociale di via della Cooperazione: “Con toni minacciosi, provocatori e aggressivi Matteo Salvini ha dichiarato di voler venire a Bologna per conquistare una città che non gli appartiene. Ha dichiarato di voler aggredire la popolazione bolognese a partire da sindacalisti e attivisti, lavoratori del pubblico impiego, operai e la parte più povera della città che per sopravvivere lotta duramente per il diritto alla casa, per il reddito e per un salario dignitoso. Ha già promesso che si scaraventerà contro migranti e associazioni, e a quanto pare la provocazione del conquistatore padano è solo all’inizio! Non possiamo permettere che il nuovo Almirante colonizzi la nostra città insieme alle bande leghiste e fasciste di Casa Pound che invocano ruspe e forni crematori per i migranti e manganellate per tutti i lavoratori e le lavoratrici che osano alzare la testa. Crediamo che sia necessaria una riscossa e una difesa popolare della nostra città che si opponga con fermezza alla colonizzazione leghista dei nostri quartieri e della nostra periferia, sui posti di lavoro, a scuola e all’università!”.