Acabnews Bologna

Al Cas Mattei isolato un migrante con sintomi influenzali

Ne dà notizia il Coordinamento migranti, mentre continua a restare inevasa la richiesta di trasferimenti in strutture più piccole. Carceri, associazione Bianca Guidetti Serra: “Garanti le hanno visitate dopo le rivolte?”. Da domani più pattuglie delle forze di polizia per i controlli in strada.

20 Marzo 2020 - 16:00

“Ancora nessuna risposta reale”, scrive il Coordinamento migranti, alle due lettere aperte con cui il Coordinamento migranti ha denunciato la situazione di pericolo che vivono i migranti nei centri di accoglienza, in primis al Cas di via Mattei, dove un migrante “presenta sintomi di tipo influenzale, ma non è dato sapere se si tratti di Covid-19, neanche se sia stato disposto il tampone per accertarlo. Quel che è certo è che l’unica misura adottata è stata quella di metterlo in isolamento in uno dei container in cui normalmente i migranti del centro vengono stipati”.

Alle due lettere dunque sono seguite “soltanto rassicurazioni poco rassicuranti e dichiarazioni di intenti a cui non stanno seguendo fatti. Mentre il comune di Bologna per voce dell’assessore Lombardo affermava di aver chiesto alla prefettura di valutare strutture ‘alternative’ per garantire la ‘sicurezza dei migranti, degli operatori e di tutta la città’, la Prefettura si affrettava a dire che i protocolli sanitari e le norme igieniche sono rispettate, senza dire una parola sulla richiesta di chiudere i centri e distribuire i migranti in case per evitare che vivano e dormano ammassati. Viene da chiedersi in che lingua Comune e Prefettura abbiano parlato per riuscire ad ignorarsi in questo modo. Certamente non con la lingua della nuova giunta regionale che al momento non sembra avere il coraggio neanche di fare una dichiarazione pubblica su questo problema. Tutti sembrano monitorare la situazione, ma nessuno prende l’iniziativa.

Al Cas i migranti “hanno chiesto di avere almeno delle mascherine, ma chi gestisce il centro sembra aver risposto che non è necessario se non si hanno sintomi. A quanto pare è sufficiente avere un kit di pulizie per igienizzare stanze affollate. Mentre a Milano i migranti di un centro di accoglienza sono stati trasferiti dopo il primo caso accertato di coronavirus, a Bologna il Mattei è stato sostanzialmente blindato. Ora dalla struttura esce soltanto chi è costretto ad andare a lavorare per non essere licenziato e avere un reddito che gli consenta di ottenere o rinnovare un permesso di soggiorno. Chi nei palazzi di Comune, Regione e Prefettura sta con le mani in mano si sta assumendo le responsabilità di un potenziale contagio diffuso di fronte alla città”.

Prosegue il comunicato del Coordinamento “#Stiamoacasa è l’invito del governo per proteggere tutti dal Covid-19. Un decreto dopo l’altro sono state promosse misure per mettere in sicurezza tutti. Ma non chi deve lavorare per un salario o, peggio, per un salario che paga il permesso di soggiorno e con esso il diritto di restare nel territorio del contagio. Ancora meno chi dopo aver lavorato per pochi euro all’ora è costretto a dormire ammassato in centri di accoglienza. Non sono molte le fabbriche chiuse e queste chiusure sono state accettate da padroni, confederali e governo soltanto dopo scioperi e mobilitazioni. I magazzini della logistica lavorano a pieno ritmo. Alcuni sindacati hanno dichiarato la sospensione del lavoro di driver e facchini contro aziende e cooperative che hanno un’idea piuttosto interessata di che cosa sia essenziale e che cosa no. Eppure, il rischio è che questi scioperi siano facilmente aggirati arruolando migranti richiedenti asilo dalle stesse strutture di accoglienza che le istituzioni non vogliono chiudere. Questo sta succedendo nel nord della logistica e succederà al sud dove il coronavirus non fermerà la raccolta estiva a favore della grande distribuzione. Nel frattempo, centinaia di migliaia di badanti, per lo più donne, per lo più migranti, per lo più in nero, stanno rischiando il lavoro, la salute o di essere forzate in casa con i propri assistiti. #Stiamoacasa è l’invito che arriva ogni giorno anche dal comune di Bologna e dalla giunta regionale dell’Emilia-Romagna. Per quanto sia democratica, accogliente e coraggiosa non ci aspettiamo che la Regione dica qualcosa sullo sfruttamento del lavoro migrante, tantomeno al tempo del corona virus. Non abbiamo dubbi che Prefettura, Comune e Regione condividano la linea del governo dovendo preservare la produttività dell’area metropolitana e dell’intera regione. Tuttavia non è accettabile che in queste due settimane, dinanzi alla denuncia delle condizioni dei migranti nei centri di accoglienza, siano riuscite soltanto a pronunciare parole vuote. Che cosa succederà quando al Mattei, o in un altro centro della città o della regione, sarà accertato il primo caso di coronavirus?”

Per quanto riguarda invece le carceri, “l’associazione Bianca Guidetti Serra ha scritto ai garanti nazionali dei detenuti, a quello emiliano-romagnolo e a quelli comunali di Bologna e Parma esprimendo “preoccupazione per le condizioni di salute e di incolumità dei detenuti delle carceri della Regione Emilia Romagna, con particolare riferimento all’emergenza coronavirus e alla situazione creatasi in seguito alle proteste dell’otto e nove marzo”. e chiedendo se abbiano visitato gli istituti penitenziari per verificare “lo stato di salute e di incolumità dei detenuti successivo alle proteste dell’otto e nove marzo” e in particolare che a quelli trasferiti da Modena e Bologna a Parma non siamo mai stati riservati “trattamenti crudeli, inumani e/o degradanti”, nonché “lo stato delle misure di prevenzione igienico/sanitaria adottate” per prevenire i contagi da Covid-19. L’associazione chiede inoltre se i garanti si siano accertati che famiglie e legali dei detenuti trasferiti siano stati correttamente informati e se abbiano chiarito “le circostanze in cui sono deceduti i detenuti di Modena e Bologna, compresi quelli in corso di trasferimento, e in particolare se siano state disposte le autopsie”.

Per le strade, intanto, proseguono serrati i controlli, destinati ad aumentare già questo weekend con l’impiego di 200 pattuglie. Solo i Carabinieri hanno fatto sapere di averne effettuati già 7.600 dall’entrata in vigore dei decreti del governo, di cui 884 solo ieri, a cui si aggiungono 2.509 esercizi pubblici e commerciali. Quattrocentocinquante le persone denunciate per inosservanza dei provvedimenti dell’autorità, sette per aver fornito dichiarazioni mendaci o false generalità, mentre a 11 esercizi commerciali sono state contestate delle violazioni ai divieti.