Acabnews Bologna

Sulla “strada della morte” che corre verso l’Interporto

“Abbiamo chiesto in tutti i modi di mettere in sicurezza quella strada e di garantire collegamenti anche di notte”, scrive il Coordinamento Migranti dopo la morte di Muhammad Nazam. Non una di meno: “Non è stato un incidente, ma il risultato di leggi razziste e discriminatorie che continuano a uccidere nei luoghi di lavoro”.

25 Gennaio 2022 - 14:48

La “strada della  morte”: così il Coordinamento Migranti definisce il percorso che tante/i lavoratrici/ori devono percorrere per raggiungere i magazzini dell’Interporto, spesso mettendo a rischio la propria vita. Il Coordinamento prende parola dopo l’incidente in cui ieri mattina è decedeuto Muhammad Nazam, lavoratore migrante di Yoox di 33 anni, che stava guidando per iniziare il turno delle 5,30. “Abbiamo conosciuto Muhammad- racconta il Coordinamento- durante lo sciopero delle lavoratrici di Yoox per chiedere a Lis group il turno centrale. Muhammad aveva partecipato a quella lotta con la consapevolezza che quello delle lavoratrici era uno sciopero per le condizioni di vita e di lavoro di tutte e tutti. Anche lui aveva richiesto il turno centrale per problemi di salute. Alla fine Muhammad è morto mentre andava a lavorare in uno di quei turni che i padroni non hanno mai voluto togliergli, pochi giorni dopo la sentenza del Tribunale di Bologna che ha accusato Lis group di condotta discriminatoria e ha riconosciuto alle lavoratrici il diritto al turno centrale. Della vittoria finalmente conquistata assieme alle sue compagne non potrà godere”.

Aggiunge il Coordinamento: “Dopo molti altri, Muhammad è l’ultima vittima di una lunga serie di incidenti sulla strada della morte che conduce allo sfruttamento nella grande fabbrica dell’Interporto. Prima e dopo lo sciopero di Sda di dicembre abbiamo chiesto in tutti i modi di mettere in sicurezza quella strada e di garantire trasporti e collegamenti anche durante le ore notturne, in modo che i migranti non la debbano percorrere a piedi, in bicicletta o in monopattino mettendo a rischio la vita. Diversamente dal sindaco Matteo Lepore non crediamo che i padroni della logistica si atterrano mai a un qualche codice etico. Se non ci saranno subito interventi concreti, anche le belle parole che il sindaco di Bologna ha pronunciato al funerale di Sekou Diallo, morto investito meno di un mese fa mentre tornava da lavoro, suoneranno lugubri e vuote”.

Sulla vicenda interviene anche Non una di meno: “Muhammad Nazam è morto alle 5,30 mentre andava a lavoro schiantandosi contro un camion, sulla strada che l’avrebbe portato presso l’Interporto di Bentivoglio. Era l’unico uomo ad aver richiesto assieme alle altre donne il turno centrale, a causa anche di fragilità personali che stava vivendo e che stava affrontando con cure specifiche per le quali era importante avere un sonno regolare. La sua richiesta non è stata accettata, ma come molti altri lavoratori e lavoratrici migranti non ha avuto scelta, il ricatto del permesso di soggiorno lo ha costretto a continuare a lavorare per Yoox. Questo non è un incidente, ma il risultato di quel rifiuto e di leggi razziste e discriminatorie che continuano a uccidere nei luoghi di lavoro. Anni di politiche neoliberali hanno colpito settori fondamentali come scuola e lavoro e continuano ininterrottamente a produrre morte, violenza, soprusi, erosione delle tutele basilari. Per queste ragioni anche quest’anno sentiamo forte l’urgenza di chiamare lo sciopero femminista e transfemminista per tutt* l’8 marzo. Non possiamo accettare che il profitto per poch* sia messo davanti alla sicurezza e alla salute di tutt*”.