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Nell’appalto Yoox “la discriminazione c’è e va rimossa, vittoria delle operaie”

Tribunale del lavoro censura orari in Lis Group: pronunciamento rende giustizia “a tutte quelle donne che non si adeguano al mantra del profitto ad ogni costo”, scrivono i Si Cobas, mentre il Coordinamento Migranti: “È possibile vincere, ora Yoox attuare sentenza”. Bassi salari per la spesa a domicilio, un gruppo di socie/i scrive alla Coop.

08 Gennaio 2022 - 15:28

“La discriminazione c’è e va rimossa. Vittoria delle operaie Lis Group/Yoox-net-a-porter“. Inizia così un commento diffuso dai Si Cobas dopo che il 31 dicembre 2021 il Tribunale del Lavoro di Bologna, riporta il sindacato, ha decretato “la discriminatorietà della condotta di Lis Group srl consistente nella imposizione anche ai lavoratori e in specie alle lavoratrici con figli minori in tenera età del nuovo orario di lavoro su due turni” e ha ordinato “la cessazione del comportamento pregiudizievole e la rimozione degli effetti delle discriminazioni accertate”, aggiungendo che “ai fini della definizione ed attuazione del piano che dovrà effettuarsi entro il termine di mesi tre dalla comunicazione del presente decreto, la società dovrà attenersi ai seguenti criteri: assegnazione delle lavoratrici madri con i figli in tenera età (fino ai 12 anni) ad un turno centrale o altro orario concordato”.

Per i Si Cobas, che ricostruiscono la lunga vicenda in un approfondito comunicato, questa è “una sentenza attesa ed importante che rende giustizia non solo al gruppo di operaie che hanno promosso questa causa ma a tutte quelle donne che nei luoghi di lavoro non si sono volute adeguare al mantra del ‘profitto ad ogni costo’. Donne che lottano ogni giorno e che non intendono chinare la testa ai ‘sacri comandamenti della flessibilità’, alle ragioni inderogabili dell’organizzazione aziendale improntata esclusivamente alle esigenze produttive, un’organizzazione avida di scelte e sacrifici personali, desiderosa di devozione e disciplina, pronta a colpevolizzare e ad escludere le madri più fragili, con figli piccoli, con o senza un compagno ma comunque povere, perlopiù migranti e senza una rete familiare vicina”. La sentenza, spiegano ancora i Si Cobas, risponde al ricorso portato in giudizio il 28 aprile 2021 dall’avv. Piscitelli per la Consigliera di parità dell’Emilia-Romagna, Sonia Alvisi, e a cui si era rivolto il sindacato.

Ecco ulteriore stralcio della sentenza diffuso dai Si Cobas: “Ritiene il Tribunale che la nuova organizzazione dell’orario di lavoro adottata dalla Lis determina, nel suo complesso una discriminazione indiretta in danno dei genitori lavoratori e in particolare delle lavoratrici madri (soggetti che cumulano il fattore di rischio costituito dal sesso femminile con il fattore di rischio costituito dalla maternità). L’istruttoria orale ha provato con certezza che il nuovo orario di lavoro adottato dalla convenuta non solo possa svantaggiare ma effettivamente e concretamente svantaggi i suddetti gruppi tipizzati rispetto ai dipendenti non genitori, rendendo estremamente difficoltosa – se non francamente impossibile – la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro e la fruizione degli istituti giuridici a ciò preposti esponendo gli stessi figli minori a gravi disagi e ad alterazioni dei ritmi e abitudini di vita, potenzialmente foriero di conseguenze sul loro benessere psico fisico. D’altro canto l’effetto oggettivamente discriminatorio della nuova organizzazione dell’orario di lavoro nei confronti dei lavoratori e in particolare delle lavoratrici con figli minori non ancora autosufficienti appare evidente sulla base, ancor prima che delle deposizioni richiamate, dello stesso senso comune e della comune esperienza”.

Sulla notizia interviene anche l’Assemblea donne del Coordinamento migranti: “Le lavoratrici di Yoox hanno vinto la loro lotta. Il 31 dicembre il Tribunale del lavoro di Bologna ha emesso una sentenza che dà loro ragione, riconosce che i turni imposti da Lis Group sono ingestibili, ammette che entrare al lavoro alle 5.30 di mattina o uscire alle 23.30 rende impossibile occuparsi dei propri figli, dice chiaramente che il turno centrale va ripristinato per tutte le lavoratrici con figli minori di 12 anni. La sentenza del Tribunale di Bologna afferma che basta un po’ di ‘buon senso’, che è sufficiente un po’ di ‘senso comune’, per rendersi conto degli effetti discriminatori degli orari imposti da Lis Group e Yoox. Soltanto che per l’azienda buon senso significa approfittare della maternità per liberarsi di lavoratrici a tempo indeterminato che sono scomode perché hanno già lottato in passato per i propri diritti. Per Yoox buon senso vuol dire usare il razzismo per umiliare le lavoratrici migranti che stanno combattendo per migliorare le proprie condizioni anche se perdere il lavoro significherebbe perdere il permesso di soggiorno. Poi c’è il senso comune dei sindacati confederali che hanno pensato bene di giocare, sulla pelle delle lavoratrici di Yoox, la loro competizione con Si Cobas che sosteneva la loro lotta. Un anno fa hanno dichiarato che le richieste di quelle lavoratrici erano infondate e riguardavano pochissime donne, e nella data simbolica dell’8 marzo hanno pensato bene di siglato un accordo con l’azienda che non modificava di una virgola gli orari di lavoro ma permetteva di lodare Yoox per le sue avanzate politiche in favore della parità di genere. Non dimentichiamo poi il buon senso del Comune di Bologna, che per potersi continuare a vantare della Yoox come fiore all’occhiello dell’e-commerce emiliano romagnolo ha messo in moto un’indagine farsesca che ha infine sostenuto la parte dell’azienda. Ora la sentenza di una giudice dà torto a tutti loro e dice che le lavoratrici di Yoox hanno ragione”.

Continua il comunicato: “Per noi dell’Assemblea donne del Coordinamento Migranti, per le nostre compagne che lavorano a Yoox e che hanno lottato con coraggio per ottenere questo risultato, è chiaro che il senso comune di questa società è quello che usa razzismo e sessismo per sfruttarci di più e poi mandarci a casa quando non siamo più necessarie. Soltanto che noi questo non lo abbiamo accettato. Non ci siamo fatte umiliare e nemmeno abbattere. E con la nostra lotta, con uno sciopero che è stato subito femminista e come tale è stato abbracciato da Non Una di Meno, siamo riuscite a far sentire pubblicamente la nostra voce. Nonostante il potere di Yoox, che tiene ben lontane dai propri social network scintillanti le reali condizioni dei propri magazzini, abbiamo ottenuto un risultato che non deve valere solo per noi, ma per tutte. È possibile vincere, anche se a causa della pandemia le nostre condizioni di vita e di lavoro sono diventate ancora più precarie. Noi siamo riuscite a conquistare quello che ci spetta e ora Yoox lo dovrà riconoscere attuando la sentenza, che le piaccia oppure no”.

Riguarda la vertenza EasyCoop, invece, una lettera [pdf 123] firmata e diffusa da un gruppo di socie/i di Coop Alleanza 3.0: “Inviamo queste lettere alla Coop Alleanza 3.0 e a Digitail, comittenti dell’appalto EasyCoop ora in affido a Logitech srl nei magazzini di Castel Maggiore (Bologna), Padova, Roma. Stiamo raccogliendo firme e ci recheremo presso i vostri punti vendita per distribuire questa lettera a chi vorrà ritirarla, vi verrà recapitata firmata con le richieste in essa contenute per la salvaguardia del posto di lavoro/salario/diritti di chi lavora nei vostri magazzini EasyCoop di Castel Maggiore (Bologna), Padova e Roma, perchè riteniamo che non sia giusto che facchine e facchini che preparano la spesa on line Easycoop siano pagat* con salario inferiore dal momento che avete deciso di applicare le tariffe del Ccnl Multiservizi Pulizie, per risparmiare sulla forza lavoro, di circa 300 euro lordi in meno di minimo salariale per ogni livello inquadramentale, del Ccnl Logistica Merci Trasporto, contratto di riferimento poichè svolgono le mansioni di picking paking tipiche della logistica, e altre modalità come maggiore numero di ore la settimana 40 invece di 39, una banca ore senza controllo, sicurezza e salute non tutelate. Puntualmente informeremo la stampa ed i media di quanto sopra. Noi siamo socie e soci di una cooperativa che deve svolgere il proprio ruolo mutualistico e deve rispettare i principi di ‘valore alle/ai dipendenti’ e questo vale anche per chi lavora in appalti e subappalti, non potete nascondervi dietro a queste scuse apparenti. Certe/i che ci ascolterete come appartenenti a questa cooperativa che è nata, e dovrebbe continuare ad operare, ispirandosi all’etica del lavoro, all’onestà, al rispetto degli impegni, alla responsabilità sociale”.