Ex Telecom, sono 247 le persone sistemate da stanotte tra ex Galaxy, dormitorio Beltrame, alberghi. Il collettivo in conferenza stampa attacca Questura, Procura e Comune. Sabato corteo da via Fioravanti: “Tutta la città degna prenda posizione”.
Hanno lasciato via Fioravanti nella serata di ieri, a bordo di autobus, lasciandosi alle spalle l’enorme struttura che per più di dieci mesi era stata casa per tutti loro, e che un brutale sgombero di polizia ha restituito all’abbandono. Dopo una lunga e difficile giornata di resistenza, hanno strappato la garanzia che nessuno sarebbe rimasto senza un tetto. Diciassette famiglie residenti a Bologna e altre quattro con persone anzane o donne incinte, per un totale di 85 persone sono andate all’ex Galaxy, e potranno restarvi almeno diciotto mesi. Altre 129 persone, tra famiglie non residenti e adulti soli, sono ospitate in albergo, i comuni di residenza dovranno prendersene carico entro dieci giorni. Infine, per 33 adulti soli si sono aperte le porte del Centro di accoglienza Beltrame di via Sabatucci.
> L’uscita delle famiglie dall’ex Telecom nel secondo videoracconto di ZicTv:
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Stamattina l’edificio in via Fioravanti era ancora presidiato dalle forze di polizia. Il portone non è stato murato, ma sui vetri compaiono i sigilli della Questura: “Immobile sottoposto a sequestro”, per ordinanza del Tribunale del riesame datata 3 marzo 2015. Uno dei cartelli è affisso proprio sotto il fiocco azzurro di una delle ultime nascite in occupazione. Dall’altra parte della strada, resistono due striscioni: “La casa è di chi l’abita, basta sfratti e sgomberi” e “Comune commissariato: governa Coccia”, ovvero il questore.
Passata l’emergenza, tornano le immagini delle violenze subite dagli abitanti dell’ex Telecom nella giornata di ieri. Si moltiplicano i racconti e le denunce. Un’attivista di Social Log inizia parlando di porte aperte col flessibile: “Abbiamo chiesto di non farlo, perché il fumo avrebbe potuto dare problemi a un bambino attaccato al respiratore. Non ci hanno ascoltato”. Aperta la porta, i celerini hanno “spento le luci e ci hanno puntato dei fari contro per non farci filmare” e poi fatto irruzione nel corridoio dove in molti si erano radunati “per farsi coraggio”.
“Per le loro spinte siamo finiti tutti in terra – prosegue – siamo stati travolti e ci hanno calpestato per entrare”. E via “strattonamenti e spintoni, anche ai bambini”, donne “tirate su di peso per i capelli o per il velo” fino ai “calci in faccia a persone a terra”, come la ragazza diciottenne finita in ospedale con la mascella rotta.
“Denunceremo tutto – assicura Social Log – quello di ieri non è stato uno sgombero come gli altri, ma un’aggressione forsennata contro uomini, donne e bambini, con un meccanismo di militarizzazione mai visto prima”. Con “oltre 250 agenti” e venti mezzi blindati impiegati per l’operazione, “la Questura è stata svuotata, una cosa incomprensibile e inaccettabile. Ieri “è stata sfregiata l’anima e l’identità più profonda di Bologna. Per questo lanciamo un appello a tutta la Bologna degna, perché prenda posizione”.
“Hanno impedito alle persone di prendere i propri oggetti – riferisce Marina Prosperi, legale che per tutta la giornata ha assistito gli abitanti dell’ex Telecom – soprattutto a chi è uscito per ultimo. Io ne sono testimone oculare. Sono rimasti dentro “i quaderni, le matite e i libri di scuola dei bambini, generi di prima necessità per le mamme e i neonati e anche i documenti di molte persone. Chiederemo le responsabilità personali e apicali di tutto questo e chiederemo anche il risarcimento dei danni. Dovremo rivolgerci a questa Procura con tutte le prove che riusciremo a raccogliere, consapevoli che non ci verrà data la dovuta attenzione in questa indagine delicata”. Per questo, afferma l’avvocato, “lo faremo anche in sede europea, con un esposto alla Corte dei diritti umani, facendo nomi e cognomi. Vogliamo un’attenzione diversa da quella in ambito locale e chiederemo che ne risponda anche il Governo”. E’ stata “un’operazione di Polizia brutale con uno spiegamento di forze ingiustificato e, al momento dell’ingresso, senza la mediazione degli assistenti sociali. E’ la prima volta che si vede uno sgombero del genere a Bologna”. Quello del Ferrhotel in via Casarini, ricorda, “fu fatto dopo mesi di trattative con la Prefettura e la mediazione della Caritas, allora rappresentata da Amelia Frascaroli”.
Prosperi era anche intervenuta, in mattinata, ai micofroni di Radio Città del Capo, specificando che intende anche verificare “se c’è stato un abuso d’ufficio nell’esecuzione dello sgombero e quindi parlo delle decisioni” prese a monte. L’ingresso dell’ex Telecom “era murato da ogni tipo di Forza dell’ordine in tenuta antisommossa e questo per eseguire lo sgombero di donne e bambini era inaccettabile perché, come giustamente hanno rilevato tutti, compreso il procuratore del Tribunale dei minori, le modalità di esecuzione di uno sgombero o comunque di qualunque attività di Polizia quando si è in presenza di minori e persone fragili, quindi donne incinte, persone malate e tutte quelle nell’incapacità di poter gestire in senso razionale quello che avviene, dovrebbe essere oggetto di modalità mediate”. Ma “in questa circostanza non è avvenuto”. Al contrario, “le modalità sono state quelle dell’esecuzione di un’azione di Polizia. Nel senso che la polizia, in genere- ricorda l’avvocato- agisce in un contesto di reato, in cui devi interrompere un’attività criminosa”. Ma qui “siamo di fronte a persone che abitano case, persone che non stanno commettendo un reato ma stanno prioritariamente soddisfacendo un bisogno per sè e la propria famiglia”, contro cui sono stati dispiegati agenti “in tenuta antisommossa, con caschi e manganelli, ben sapendo che all’interno non soltanto c’erano centinaia di minori e persone gravemente malate”. Per esempio, “l’abbiamo vista tutti la scena penosa, penosissima, del bambino portato via con il respiratore”.
Ecco, all’indomani di tutto questo il procuratore reggente ha ritenuto di dover spendere pubblicamente parole di “apprezzamento per la professionalità” della polizia e sottolineare che lo sgombero è stato un “atto dovuto”. Dure le parole degli attivisti di Social Log: “La procura esautora la sovranità della politica con ordinanze, sequestri e aggressioni”, e con “iniziative continue ed esasperate con cui si accanisce contro i movimenti e chi si autorganizza, perché pensa che non si debba aprire una contrattazione e una mediazione sociale. Non può entrare a gamba tesa ogni volta che si può trovare una soluzione politica ai problemi”. Insomma, “bisogna aprire un’attenzione costante da parte di tutta la città”.
Ce ne è anche per il Comune: “Ci è sembrato fuori gioco,” ha solo “raccolto i cocci. La trattativa col Comune ci è sembrata inutile perché mentre parlavamo, altrove succedeva altro”. Il Sindaco intanto sembra impegnato a nascondere quanto siano deteriorati i rapporti con Questura e Prefettura: “”Noi abbiamo cercato in tutti i modi di evitare lo sgombero”, ha detto per esempio oggi misurando alcune parole ma altre no, ma “la Questura in assetto di guerra ha cercato di contenere al massimo possibile l”impatto sui bambini, ma è evidente che se vai lì con i poliziotti l’impatto c’è. Comunque non credo fossero contenti di questo gli stessi poliziotti, quindi andiamo avanti”. Dà mostra di aver accusato il colpo l’assessora Frascaroli: “Quella di ieri è stata la più brutta giornata della mia vita, quello che si è verificato ieri non deve più succedere”.
“C’era un mondo di armonia e serenità, di sicurezza bella dentro l’ex Telecom – ripercorre un attivista di Social Log in chiusura di conferenza stampa – persone che hanno dormito in stazione e mangiato cibo avariato hanno riscoperto la propria dignità. C’era mutuo soccorso e una qualità alta della vita. Questura e Procura hanno aggredito frontalmente questa possibilità di vita ed è una responsabilità gravissima, sia dal punto di vista politico e umano”. Ora “con gli educatori migliori di questa città dovremo inventare una fiaba per spiegare ai bambini cos’è successo”.
Da domani riprende la lotta per il diritto all’abitare: “L’esperienza dell’ex Telecom continuerà altrove”. Il primo appuntamento e l’annunciata manifestazione di questo sabato, con partenza proprio da via Fioravanti, per chiedere a gran voce una moratoria su sfratti e sgomberi: “Il prefetto metta mano subito alla legislazione, lo può fare. Si parta dal sacrificio dell’ex Telecom perché non si ripeta più lo scempio di ieri- afferma il collettivo- anche Bologna segua l’esempio di Roma e Cosenza”. Poi, “quando finirà lo shock di ieri, faremo un’assemblea” con gli occupanti per capire come sono stati sistemati dopo lo sgombero.
L’ultima questione che pone il collettivo è: “Per quanto tempo ora rimarrà così l’ex Telecom? Tornerà ad essere una percentuale nei fogli dei manager del fondo delle banche tedesche che ha la proprietà dell’edificio”.
Si continuano a registrare intanto attestati di solidarietà. Scrive lo sportello sociale di Cub Bologna: “La violenza utilizzata dalla Polizia nello sgombero è intollerabile. I bisogni primari ed essenziali come il diritto alla casa e alla salute, al reddito, deve essere garantito a tutti/e, immigrati, lavoratori, disoccupati, precari. La Procura, il Comune e questa giunta dominata dal Pd, risponde a bisogni primari con sgomberi, violenze, denunce ed anche arresti. La pesante ondata repressiva delle istituzioni cittadine culminata in vari provvedimenti di divieto di dimora e con arresti domiciliari, oltre a continui sgomberi di occupazioni abitative, sono la dimostrazione che le lotte sociali e politiche portate avanti da vari collettivi ed organizzazioni di movimento oltre che da tantissimi compagni e compagne del movimento antagonista bolognese, hanno sicuramente colpito nel segno. Le istituzioni cittadine, procura, Questura, Comune di Bologna, Pd, non possono accettare una vera opposizione sociale alle politiche di tagli al welfare, alla cancellazione di ogni diritto alla casa per tutti/e, non possono tollerare pratiche attive a tutela dei diritti dei lavoratori, di precari e disoccupati. La lotta per il reddito garantito e di un salario garantito e dignitoso, la lotta per il diritto alla casa, è una continua battaglia che il movimento antagonista bolognese e il sindacalismo di base porta avanti da parecchi anni anche contro ogni propaganda mediatica del governo Renzi e del potere padronale.
Quando la lotta sociale esprime queste rivendicazioni contro il potere capitalista dominante che a Bologna , in Italia e in Europa vuole far pagare alle classi subalterne i costi di una crisi capitalistica strutturale, il potere repressivo utilizza tutte le armi a disposizione dalla Legge per minacciare, incarcerare e denunciare tutti coloro, singoli e collettivi politici, che si oppongono materialmente a questo disegno autoritario e liberista”.