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Protesta continua degli operatori dell’Hub: sotto la Prefettura, poi in Comune

Usb e Adl chiedono l’apertura di un tavolo: presidio in piazza Roosevelt (ma dall’incontro nessun passo avanti), poi i manifestanti si spostano a Palazzo D’Accursio. Ieri nuovo blitz alla kermesse di Repubblica, domani assemblea in piazza Nettuno. Coordinamento Migranti: “Richiedenti asilo finiranno preda del caporalato”.

10 Giugno 2019 - 17:11

Operatori dell’accoglienza nuovamente sul palco de “La Repubblica delle idee”, ieri sera in piazza Maggiore, durante un incontro a cui partecipava l’ex sindaco di Riace Mimmo Lucano: “Ci ha passato il microfono per poter leggere il nostro comunicato e ci ha espresso grande solidarietà'”, racconta un’attivista di Adl Cobas. Sono 183, secondo quanto riferisce un’operatrice, i migranti attualmente nell’Hub di via Mattei, e con l’annunciata chiusura motivata da lavori di ristruttuazione per molti la prospettiva sarebbe il trasferimento a Caltanissetta: “Uno sradicamento forzato di queste persone, che vedono ledere il loro diritto all’accoglienza visto che dovrebbero lasciare la città in cui con fatica si sono inseriti e in cui hanno cominciato a lavorare e seguire corsi d’italiano”.

Stamattina, invece, gli operatori hanno manifestato in presidio in piazza Roosevelt: era in programma un incontro tra la Prefettura e i gestori dell’Hub, ma ieri sera era giunta notizia dell’annullamento. “Abbiamo deciso di confermare il presidio perché quello che vogliamo è un tavolo vero e proprio che comprenda i lavoratori, i sindacati, i gestori, l’Ausl e anche il Comune, che si è sempre molto esposto sull’Hub e deve esporsi anche ora”, spiega Adl.

Tra gli interventi c’è stato quello di Jacob, 26 anni, originario del Mali, che è arrivato in Italia nel 2011 e da qualche anno lavora al Mattei: “Sono preoccupato per gli ospiti, alcuni sono li’ da tanto tempo e lavorano, e so come si sentono perche’ l’ho vissuto in prima persona, perche’ il loro percorso è il mio. Quello che chiediamo oggi è dignità e in caso di chiusura del centro chiediamo che le persone rimangano sul territorio, dove hanno percorsi di integrazione avviati, in una citta’ che hanno imparato a conoscere, dove sanno come muoversi”.

Una delegazione è stata infine ricevuta in Prefettura, senza che però si registrasse nessun passo avanti: “Ci piacerebbe capire chi governa in questa città – commenta un sindacalista di Usb –  e se la chiusura dell’Hub è legata ai bandi che sono andati deserti, con un ripensamento del modello dell’accoglienza”. Del resto, “non sarebbe certo la prima volta in cui dei lavori sono l’occasione per chiudere definitivamente dei servizi”. Poi c’è la questione occupazionale, su cui c’è l’ipotesi di aprire un tavolo di crisi: “A pagare non possono essere sempre i lavoratori più fragili”, sottolinea l’Usb, ricordando che  “spesso si tratta di coop che nascono sull’accoglienza e non hanno altri settori dove ricollocare i lavoratori”. Da piazza Roosevelt, il presidio si spostato in corteo nel cortile di Palazzo D’Accursio, con l’intenzione esplicita di portare la protesta in Consiglio comunale. Così si è verificato.

I manifestanti (sempre con Adl e Usb) sono entrati nella Sala del Consiglio per poi esporre uno striscione e prendere la parola con il megafono, chiedendo “l’immediato blocco di questo provvedimento”, cioè la chiusura dell’Hub. I lavoratori hanno ribadito la necessità di aprire un tavolo con tutti i soggetti coinvolte e hanno proposto di “prendere in considerazioni proposte alternative” alla chiusura, in particolare verificando la possibilità di svolgere i lavori senza svuotare la struttura. Altrimenti, gli operatori chiedono di “trovare posti sul territorio per queste 183 persone” e che vengano “tutelati i lavoratori”. Con l’interruzione dei lavori del Consiglio, operatrici e operatori hanno ottenuto un incontro con la Giunta comunale. Per Palazzo D’Accursio, così si è espressa l’amministrazione, “è indispensabile che la Prefettura avvii un tavolo di confronto con tutti i soggetti coinvolti”. Dal Comune trapela anche una certa irritazione verso la Prefettura: “Non aiuta apprendere all’ultimo momento decisioni già assunte”, ha affermato infatti l’amministrazione. Lasciando Palazzo D’Accursio, i manifestanti hanno annunciato un’assemblea cittadina che si terrà domani alle 18,30 in piazza Nettuno.

Sul tema intanto è intervenuto ieri anche il Coordinamento Migranti: “Una settimana di preavviso, 169 donne e uomini migranti smistati come se fossero pacchi postali e 35 operatori e operatrici licenziati di punto in bianco. Sono i numeri dell’improvvisa chiusura dell’hub di Via Mattei, decisa dalla prefettura di Bologna per manutenzione straordinaria della struttura di accoglienza. Addio dunque alle muffe e ai container che, ci dice la prefetta, erano elementi ordinari del centro di accoglienza straordinaria – è il caso di dirlo – di via Mattei. Addio anche al lavoro per 35 persone, che nel giro di una settimana dovranno trovarsene un altro. E addio pure a 144 richiedenti asilo che sempre nel giro di una settimana verranno trasportati a Caltanissetta, ignorando la loro volontà e il percorso di accoglienza e integrazione iniziato a Bologna”.

Prosegue il Coordinamento: “Visto che a Bologna sono ormai gli stessi militari ad aggredire i migranti, come è avvenuto sabato scorso in una pizzeria del centro, il trasferimento in Sicilia potrebbe non essere una cattiva notizia per loro. Quale sia però la ragione per trasferirli proprio dall’altra parte del paese non ci è chiaro, come poco chiare rimangono le tempistiche scelte dalla prefetta per indire questi lavori così urgenti da giungere imprevisti. Certo, possiamo immaginare quale sarà il destino di questi 144 richiedenti asilo, che in Sicilia non troveranno spiagge assolate ad accoglierli, ma caporali pronti a sfruttarli per qualche euro all’ora nella raccolta estiva. Nell’Italia dei porti chiusi – si fa per dire, visto che sono aperti nonostante la propaganda di Salvini – i richiedenti asilo fanno la fortuna di imprenditori rapaci in cerca di lavoro a basso costo. Isolati, privi di tutele, titolari di documenti precari e a volte perfino sprovvisti del permesso di soggiorno per inadempienze delle questure, i richiedenti sono i lavoratori ideali per arricchire caporali ed imprese agricole del Sud, cooperative bolognesi della logistica e pure albergatori romagnoli e marchigiani, che in questi giorni si lamentano dei meridionali ‘fannulloni’ e ‘arricchitisi’ con il reddito di cittadinanza e intanto assumono stagionali in pelle nera in attesa di un probabile diniego alla richiesta di asilo. Con l’abolizione del permesso umanitario prevista dal decreto Salvini e i dinieghi che viaggiano attorno all’85%, per i richiedenti asilo non sembra esserci altra strada che lo sfruttamento selvaggio per restare in Italia. Strano destino quello dei migranti e soprattutto dei richiedenti asilo: accusati di aver portato in Italia ogni male – dalla scabbia alla disoccupazione, passando per la criminalità – si ritrovano di fatto costretti a soccorrere la sua economia in cambio di qualche spicciolo e della speranza di non diventare clandestini. Chi oggi grida alle espulsioni e ai rimpatri deve fare i conti con questa realtà: la stessa realtà con cui deve fare i conti chi giustamente reclama porti aperti e un’accoglienza diversa, perché per molti migranti l’accoglienza degna ha significato lavorare gratis, in nero o per un salario da fame. Lo smantellamento dell’hub di via Mattei con un preavviso di una settimana è parte integrante di questa realtà contro cui uomini e donne, migranti e non, lottano ogni giorno”.