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Presidio sotto Confindustria: “Basta morti sul lavoro!”

Manifestazione promossa da Cobas, Sgb e Usi-Cit: “Non siamo carne da macello, i provvedimenti che il governo Draghi si appresta a varare svelano la vera natura dell’esecutivo”. E proprio ieri terzo incidente nel giro di due giorni sul territorio bolognese: morto un agricoltore. Blitz Padrone di merda a cooperativa sociale: “Paga sostanzialmente in nero”.

05 Giugno 2021 - 20:23

Tre incidenti sul lavoro, nel territorio bolognese, nel giro di due giorni. Dopo i due episodi registrati giovedì a Bentivoglio e ad Argelato, ieri un altro incidente si è verificato ad Anzola Emilia e in questo caso si è trattato di un infortunio mortale: la vittima è un agricoltore di 89 anni che si è ribaltato col trattore che stava manovrando nell’azienda agricola del figlio ed è deceduto, verosimilmente a causa delle ferite riportate dallo schiacciamento del mezzo.

E proprio oggi una manifestazione contro le morti sul lavoro si è svolta sotto la sede di Confindustria Emilia area centro: l’iniziativa è stata organizzata da Cobas, Sgb, Usi-Cit con l’adesione di Partito Rifondazione Comunista, Partito Comunista Italiano, Unione inquilini e Partito Comunista dei Lavoratori. “Non siamo carne da macello, basta morti sul lavoro. I provvedimenti che il governo Draghi si appresta a varare sul tema del lavoro- così l’appello alla base della manifestazione- svelano la vera natura dell’esecutivo, fedele esecutore dei voleri di Confindustria che senza mezzi termini intende scaricare sulle spalle dei lavoratori i costi della crisi economica e sanitaria. Non a caso il 75% degli aiuti economici per fronteggiare la pandemia sono finiti nelle tasche delle imprese”. Nonostante il blocco dei licenziamenti voluto dal precedente governo, “dall’inizio della pandemia, in un anno- continuano i sindacati- sono stati persi quasi un milione di posti di lavoro. Lo sblocco dei licenziamenti a far data dall’1 luglio rischia di trasformarsi quindi in una vera e propria mattanza sociale. I lavoratori diventeranno sempre più ricattabili e questo a scapito del salario, della difesa dei diritti, e della salute e sicurezza sui posti di lavoro”. Inoltre “si prevede il ritorno al ricorso degli appalti al massimo ribasso e la deregolamentazione del sub-appalto. Questa norma se dovesse passare porterebbe all’abbattimento dei salari- in alcuni settori sono già da fame- all’aumento degli incidenti sui posti di lavoro oltre ai pericoli di infiltrazione mafiosa in un settore già fortemente a rischio. Intanto sui posti di lavoro ci si continua ad ammalare, la salute e la sicurezza dei lavoratori è sempre più messa in pericolo e, cosa ancora più drammatica, si continua a morire a causa degli incidenti. Per ostacolare i disegni di Governo e Confindustria bisogna ripartire con la mobilitazione unitaria dei lavoratori nella convinzione che di fronte alla portata di questo attacco nessuna organizzazione o categoria può farcela da solo”.

Ieri, invece, aveva avuto luogo un blitz di “Il padrone di merda” alla sede di una cooperativa sociale in zona Saffi, che avrebbe messo in atto diverse irregolarità contrattuali nei confronti di alcune lavoratrici: “I contratti che abbiamo visionato non sono stati registrati, dunque di ferie, malattia e contributi nemmeno a parlarne. La paga è erogata sostanzialmente in nero ed è peraltro bassissima. La quotidianità del lavoro in questa coop è fatta di minacce, violenze e ricatti, l’ABC delle cooperative sociali bolognesi ormai abituate a sfruttare il lavoro dei soggetti più ricattabili”. Le maschere bianche, che hanno attaccato al portone adesivi con scritto “questo locale ha un padrone di merda”, avevano già ‘visitato’ due volte gli uffici della cooperativa: “Dopo le ultime due azioni”, spiegano, l’avvocato della responsabile della cooperativa stessa avrebbe “contattato una delle lavoratrici truffate per proporle una conciliazione in sede di ispettorato del lavoro”, salvo poi “farsi di nebbia dopo i primi contatti”.

La Questura ha fatto sapere di aver fermato cinque persone nei paraggi “di età compresa tra i 24 e i 29 anni, trovati in possesso delle maschere bianche, dei volantini, di numerosi adesivi identici a quelli attaccati alla porta della cooperativa sociale e del megafono” e di averli denunciati per a vario titolo per danneggiamento e lesioni: il responsabile della coop sostiene di aver ricevuto calci e pugni. “La questione denunce”, scrive pdm, “risulta piuttosto irrilevante. Negli anni passati ci hanno provato a più riprese. Anche qui, il risultato è un nulla di fatto. I più arditi teoremi accusatori si stanno sgretolando lentamente di fronte all’ovvietà dei fatti. Il fatto è uno. Il pdm è uno strumento piuttosto banale e per questo efficace. Non siamo supereroi, né impavidi giustizieri. Siamo giovani lavoratori e giovani lavoratrici che si sono stufati di essere maltrattati, molestate e sfruttati sul posto di lavoro. È semplice, a questi soprusi abbiamo deciso di reagire, vendicandoci di chi ha abusato del nostro tempo e delle nostre vite. Smerdando i padroni di merda violenti, molestatori e truffatori. Svergognandoli di fronte a tutta la città e impedendogli di reiterare le proprie condotte”.