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Manifestazione fuori dal Sant’Orsola: “Combattere il Covid, uscire dalla crisi”

Usb: “Scegliendo di mettere al primo posto il Pil piuttosto che la salute, con la riapertura indiscriminata delle attività produttive e l’abbassamento da parte delle aziende della soglia di prevenzione e protezione, torna l’allarme di un nuovo collasso della sanità”. In piazza anche Osa, per chiedere lo stop all’alternanza scuola-lavoro: “Sanzionati i palazzi della Regione”.

28 Gennaio 2022 - 20:14

Dopo lo stop alla possibilità di protestare sotto la Prefettura, oggi pomeriggio si è svolta davanti al Sant’Orsola la manifestazione “Combattere il Covid e uscire dalla crisi economica”, promossa dall’Usb nella stessa giornata dello sciopero nazionale della sanità. Queste le ragioni esposte dal sindacato: “Il governo Draghi ha deciso che con il Covid dobbiamo ‘imparare’ a convivere e che la responsabilità della diffusione dei contagi sia tutta da addebitare ai non vaccinati e di fatto scarica su chi lavora il peso e anche gli effetti della nuova impressionante ondata della variante Omicron. Scegliendo di mettere al primo posto il Pil piuttosto che la salute della popolazione, con la riapertura indiscriminata delle attività produttive e l’abbassamento da parte delle aziende della soglia delle misure di prevenzione e protezione, torna l’allarme di un nuovo collasso del sistema sanitario nazionale, con la saturazione degli ospedali e malati di ogni genere, lasciati senza cure e assistenza. Anche in Emilia-Romagna, nelle ultime settimane la situazione negli ospedali è preoccupante, con i reparti Covid al limite con evidenti ripercussioni sull’attività sanitaria ordinaria. Come se non bastasse, nella manovra di bilancio si dirottano gran parte dei finanziamenti per sostenere le imprese e si lasciano i lavoratori senza strumenti di sostegno economico. Nessun finanziamento destinato al reddito di emergenza o alla cassa integrazione Covid, mentre centinaia di aziende (soprattutto dei settori in crisi) minacciano licenziamenti di massa. Nessun sostegno ai lavoratori ‘fragili’ o a quelli che sono posti in quarantena, in caso di contatto stretto con un positivo”.

Aggiunge l’Usb: “Alla crisi pandemica si è poi aggiunto un clamoroso aumento dei prezzi delle materie prime e dei prodotti energetici, con pesanti ricadute sulle bollette e sui generi di prima necessità e con l’effetto inevitabile di aumentare ancor di più disparità e disuguaglianze, soprattutto per le fasce più deboli della popolazione. Vaccinarsi è importante, gli italiani lo hanno capito. Ma hanno anche capito che non basta, dato che l’incidenza dei contagi resta rilevante anche tra i vaccinati e che i tempi di efficacia e copertura sono variabili, tanto da parlare già dell’ipotesi di una quarta dose. La vaccinazione di gran parte della popolazione purtroppo si è già rivelata una misura insufficiente a proteggerci dalle evoluzioni imprevedibili del virus, anche in considerazione del fatto che la maggior parte della popolazione mondiale non è ancora stata vaccinata, né lo sarà ancora per molto tempo. Invece di continuare a favorire i profitti delle grandi aziende farmaceutiche è ora di eliminare i brevetti sui vaccini”.

Sempre per il divieto di manifestare in centro, è stato spostato anche il concentramento lanciato da Osa in piazza Nettuno per chiedere l’abolizione dell’alternanza scuola-lavoro dopo la morte dello studente Lorenzo Parelli a Udine: il presidio è stato riconvocato in piazza Spadolini, con l’intenzione di indirizzare la protesta verso la sede della Regione. Il no alla manifestazione in centro si inserisce “in un clima nazionale sempre crescente di repressione- scrive Osa- dopo le violente manganellate sugli studenti romani e dopo aver minacciato, sia all occupazione delle Rosa Luxemburg di dicembre che in quella del Copernico finita da poco, lo sgombero coatto della scuola occupata e degli studenti. Per questo la lotta e l’occupazione del Copernico l’abbiamo dedicata anche a Lorenzo, morto a 18 di scuola durante l’alternanza scuola-lavoro, schiacciato da una trave di ferro. La sua morte non è una tragica coincidenza, ma la diretta conseguenza delle politiche portate avanti dai governi degli ultimi trent’anni rispetto alla formazione, che mirano a professionalizzare la scuola ed a trasformare gli studenti in forza lavoro precaria e sfruttabile. Vanno indicati i responsabili di questa strage di giovani: il Miur e le sue riforme sulla scuola, questo governo e quelli precedenti che portano avanti un unico modello di scuola, fatto di precarietà, abitudine allo sfruttamento e morte! Non si può accettare nessuna mezza misura: l’alternanza scuola-lavoro va abolita, per mettere al centro gli studenti. Non accettiamo che si parli di alternanza buona o alternativa, di riforma dell’lternanza, e chiunque si faccia portatore di questi giochetti sulla pelle dei nostri coetanei come Lorenzo, è complice del suo assassinio! Per questo chiediamo l’abolizione immediata dell’alternanza scuola lavoro e vogliamo rompere con questo modello scolastico, ormai piegato alle esigenze delle imprese e che non fa altro che produrre lavoratori sfruttati e studenti oppressi e in difficoltà!”.

Da piazza Spadolini si è mosso un corteo che si è concluso “assieme a tanti studenti e studentesse bolognesi sanzionando con della vernice rossa i palazzi della Regione, per dire a Governo e Miur che siamo stanchi della loro scuola, che sfrutta, deprime e uccide. E perché siamo stanchi della repressione che il governo utilizza verso gli studenti che in tutta Italia ricominciano ad alzare la testa”, riferisce Osa.