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“Erdogan assassino”, diventa corteo il presidio per il Rojava [foto+audio+video]

Nella serata di ieri in strada centinaia di solidali con la Rivoluzione della Siria del Nord. Riapparso un murales sui muri del 36 e sanzionata Eataly, che come altre aziende in Emilia-Romagna “ha scambi economici importanti con la Turchia”. Nuova manifestazione domani alle 15 in piazza del Nettuno.

11 Ottobre 2019 - 10:20

Ieri pomeriggio si è tenuto il primo dei due appuntamenti lanciati dalle realtà autogestite bolognesi in difesa del Rojava e dell’esperienza del confederalismo democratico in Siria del Nord, sotto attacco militare da tre giorni da parte dell’esercito turco, con l’operazione ignobilmente denominata “Fontana di pace” da Erdogan. Il presidio, convocato in piazza Verdi e molto partecipato, si è presto trasformato in un corteo che ha attraversato le strade del centro. Così un’attivista ai microfoni del presidio poco dopo il suo inizio: “La solidarietà è un’arma. Siamo in piazza perché da ieri l’esercito di Erdogan sta provando a invadere un esperienza di lotta, di resistenza, femminista, ecologista, confederale, che riguarda tutte e tutti noi, preziosissima, e non potremo mai permettere che venga messa sotto attacco. Per questo, questa piazza manda un grosso abbraccio alle compagne e compagni delle Ypg e delle Ypj che in questo momento stanno resistendo senza fermarsi”.

Poco dopo, è stato letto l’appello contro l’attacco turco della famiglia di Lorenzo Orsetti, Orso Tekoser, partigiano caduto nella guerra di liberazione contro Isis: “Vi scriviamo per chiedervi: volete abbandonare chi ha combattuto l’Isis? Lorenzo ha combattuto a Afrin nel 2018, dove sono stati migliaia i morti causati dall’invasione turca. Lorenzo ci ha mostrato che nessuna causa è così lontana e così estranea alla nostra vita e che spesso è questione di scelte.”

Ancora le parole di un’attivista prima della partenza del corteo: “Non possiamo rimanere indifferenti, non possiamo permettere che uno stato fascista come quello di Erdogan riprovi ad invadere il Rojava, come fece l’anno scorso con il falso nome di ‘ramoscello d’ulivo’, quest’anno invece chiamato ‘fontana di pace’, quando si tratta invece di una sporca guerra, che attacca indiscriminatamente civili donne, uomini, bambini. Questo ad Afrin l’aveva già dimostrato. Là Erdogan sta continuando ad armare jihadisti sanguinari, mentre sappiamo che l’unica speranza per il medio-oriente è nelle Sdf, nelle Ypg e Ypj, chi ogni giorno si è battuto contro l’Isis, Isis che oggi rischiamo possa ritornare in campo attraverso le politiche di Erdogan. Per questo, questa piazza vuole dare una solidarietà attiva, non fatta di chiacchiere, che scende in piazza, e che chiede a tutte le istituzioni di prendere parte, perché gli accordi economici con la Turchia ci sono e continueranno ad esserci. Sappiamo benissimo quanto l’Europa sta mettendo in campo sul tema dei migranti e quanto spazio sta lasciando a Erdogan. Noi non lo permettiamo, con questa piazza determinata, come lo sarà quella di sabato prossimo, al fianco della Ypg e Ypj”.

Il corteo ha prima percorso via Zamboni – dov’è apparso un nuovo murales che recita “Rise up 4 Rojava…ogni goccia diventerà tempesta!” – e poi attraversando piazza della Mercanzia e via degli Orefici, dove al grido di “Basta accordi con la Turchia!” è stata sanzionata con cori, striscioni e manifesti sulle porte la sede di Eataly perché, insieme a una lunga lista di aziende e enti in Emilia-Romagna ha “scambi economici importanti con la Turchia”, questo quanto scritto sul volantino distribuito durante l’azione, che continua: “Una scelta che li macchia del sangue di migliaia di persone innocenti che Erdogan continua ad attaccare. Una scelta che schiera queste aziende dalla parte di un assassino che sta armando truppe jihadiste. In questa lunga lista di aziende locali che operano in Turchia troviamo i nomi di Intesa San Paolo, Hera, Gruppo Maccaferri, Gruppo Bonfiglioli, Philip Morris e altre”. A Istanbul Eataly ha “in tutto 14 ristoranti con 1400 posti, una scuola di cucina, una cantina di vini pregiati e 3500 articoli in vendita”.

Nel corso del corteo numerosi interventi, la maggior parte dei quali incentrati sulla difesa dell’esperienza del confederalismo democratico in Rojava come esperienza di rivoluzione femminista. Da un villaggio curdo sulla frontiera viene letto questo messaggio: “Questo tentativo di occupazione è un attacco diretto alla nostra vita, alla nostra società, alle nostre conquiste e alle nostre lotte come donne. Il villaggio si trova vicino al confine turco e fa parte dell’amministrazione autonoma della Siria settentrionale e orientale, che è stata ufficialmente fondata nel 2015 come progetto politico multietnico, radicato nella lotta storica del popolo curdo per il riconoscimento politico, l’uguaglianza e la democrazia. Senza la rivoluzione del Rojava e le esperienze delle lotte delle donne questo luogo non esisterebbe”.

> Ascolta l’audio del messaggio delle attiviste curde (l’articolo prosegue sotto):

Questo le parole di un’altra attivista femminista: “La nostra lotta femminista e transfemminista si è intrecciata più volte con quella delle combattenti del Rojava, e oggi più che mai il nostro sostegno alle compagne curde non può farsi attendere. L’attacco turco è il tentativo di cancellare nella maniera più subdola e brutale quello che è un progetto di società che va amettere in crisi strutturalmente la società che oggi conosciamo. In Rojava hanno messo in discussione una società che è maschilista e capitalista, a questo hanno opposto una forza trasformativa, di creazione di un mondo diverso, femminista e antirazzista. Quando scendiamo in piazza il nostro grido è ‘se toccano una toccano tutte’, oggi stanno toccando le compagne e i compagni del Rojava e noi rispondiamo. Stiamo con la lotta delle compagne curde oggi e anche sabato per affermare forte e chiaro il grido della lotta femminista che è un movimento transnazionale che in questo momento intreccia le lotte che in questo momento stanno avvenendo nel mondo. Con le donne del Rojava e i combattenti curdi.”

La manifestazione si è quindi conclusa in piazza del Nettuno dove gli attivisti hanno detto: “L’esperienza del Kurdistan ci insegna che sì, un altro mondo è possibile, e per ottenerlo bisogna lottare senza cedere un centimetro”. Il prossimo appuntamento è previsto per domani, sabato 12, alle ore 15 in piazza del Nettuno.

> Alcune foto e video della manifestazione: