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Dal Rivolta Pride: “Molto più di Zan, di legge 194 e di legge 164! Vogliamo tutto!”

“Siamo trentamila!”, si sente esultare dalla testa del lungo corteo di oggi nell’ambito della settimana transfemminista: pandemia, isolamento e crisi hanno “aggravato le condizioni di vita delle persone lgtqia+ , delle donne, delle persone razzializzate, delle persone disabili”.

03 Luglio 2021 - 19:52

È partito poco dopo le 17 da villa Angeletti, per percorrere via Carracci, il ponte Matteotti, via Indipendenza, via Irnerio e i viali fino ai Giardini Margherita il Rivolta pride, manifestazione “politica e performativa” promossa da molte sigle lgtqia+ bolognesi “per chiedere molto più del Ddl Zan, contro la violenza sistemica che colpisce le nostre vite di persone lgbtqia, di persone con disabilità o razzializzate”, contro “le strumentalizzazioni, gli attacchi omolesbobitransfobici e chiunque cerchi di regolare i nostri corpi e i nostri desideri” e per prendere parola “a partire dalle nostra marginalità, rivendicazioni e desideri”. “Siamo trentamila”, si esulta in testa al corteo. Poco prima di entrare ai Giardini Margheriti, il Pride ha transitato davanti Atlantide, spazio sgomberato nel 2015: “Uno spazio di liberazione per molte di noi”.

Scrivono le realtà promotrici: “Il Rivolta Pride si inserisce all’interno della settimana transfemminista organizzata da Non Una Di Meno, perché la violenza contro cui combattiamo è la stessa. Lo hanno reso evidente gli attacchi al Ddl Zan, così come la decisione di Erdogan di ritirarsi dalla Convenzione di Istanbul, motivata da una retorica della famiglia tradizionale fortemente omolesbobitransfobica. La lotta alla violenza sistemica è una lotta transfemminista e queer, una lotta intersezionale e trasversale, perché trasversale e sistemica è la violenza che combattiamo. Cosa è la violenza sistemica? è la violenza che ci colpisce quotidianamente, e che attraversa trasversalmente la società intera. Si trova nelle strade, nei luoghi di lavoro, nelle scuole, nelle istituzioni. Nelle nostre case.  È una violenza che arriva dalle istituzioni, dai luoghi di lavoro, dalle scuole, fino alle nostre case. La pandemia ha aggravato le condizioni di vita delle persone lgtqia+ , delle donne, delle persone razzializzate, delle persone disabili. L’isolamento e la crisi economica hanno messo in luce le contraddizioni che già vivevamo prima del Covid. Lo abbiamo già detto: non vogliamo tornare alla normalità, perché è proprio a causa di questo status quo se le nostre vite vengono costantemente minacciate. Siamo stanch* e arrabbiat* ma ci muove la passione e la necessità di cambiare tutto per permetterci piena autodeterminazione: molto più di Zan, molto più di legge 194 e molto più di legge 164! Vogliamo tutto!”.

“Per noi Rivolta Pride – aggiungono –  significa innanzitutto un modello organizzativo che sia realmente partecipato, che costruisca un percorso politico di ascolto e confronto a partire dalla democrazia diretta e dalle esigenze multiformi della nostra comunità. Rivolta Pride è innanzitutto la presa di parola nella costruzione della manifestazione come nello spazio pubblico per rivendicare: ora delle nostre vite parliamo noi!”