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Contributi Covid negati a studentesse/i, Cua: “Dove sono i soldi?”

Il collettivo attacca l’Università per l’esito del bando promosso con l’obiettivo di sostenere gli iscritti in condizioni di difficoltà a causa dell’emergenza sanitaria e lancia, per domani, un’azione di “page bombing”. Link, inoltre, segnala che nel pubblicare la graduatoria sono stati diffusi nomi e indirizzi di chi aveva fatto domanda: “Grave violazione della privacy”.

05 Gennaio 2021 - 18:05

“Che succede? Dove sono i soldi?”. Se lo chiede il Cua parlando del “Bando di concorso per l’assegnazione di contributi a favore di studenti universitari in condizioni disagiate iscritti all’anno accademico 2019/2020”, pubblicato dall’Università su finire della scorsa stagione estiva con l’intento dichiarato di “mettere a disposizione aiuti per le persone che durante la pandemia hanno subito un calo di reddito e si trovano in situazioni di difficoltà”. Una cosa “ammirevole”, si potrebbe pensare a sentirla così, scrive il Cua, “quando purtroppo leggendo il testo del bando e scoprendo pian piano parametri e requisiti di merito, nonché la cifra messa a disposizione, il sorriso fiorito in volto alla notizia di un po’ di soldi per poter tirare avanti lascia spazio ad una smorfia di delusione (ancora una volta). Infatti, scorrendo le pagine che spiegano le modalità e i parametri per poter richiedere cifre, comunque irrisorie, che variano dagli 800 ai 2000, per un totale di 640.000 euro messi a disposizione su una complessità di 87.590 tra student*esse iscritt* all’Unibo, ci si rende conto di come questo sia l’ennesimo provvedimento che, più che aiutare realmente persone in difficoltà, sventola come una bandierina la presunta magnanimità dell’Università di Bologna. Non ci stanchiamo di ribadire che questa è la stessa università che, in barba a tutte le difficoltà del momento, non ha abbassato neanche di un centesimo le tasse universitarie durante quest’anno e non ha spostato di un’unità la soglia isee al di sotto della quale poter pagare meno tasse o non pagarle affatto”.

Anche nel caso di questo bando, continua il collettivo, “l’ottenimento dei cfu ‘necessari’ rimane per Unibo una priorità. Ancora una volta la nostra università ignora i dati che la realtà ci pone e ci poneva già, ben prima del Covid-19: la maggior parte tra student*esse non può mantenersi solo studiando, ma per vivere dignitosamente ha bisogno di lavorare. Questi criteri di merito, finché il diritto allo studio non sarà davvero garantito e città e università non saranno realmente accessibili, sono quantomai carenti, è evidente. Oltre a ciò, per poter vincere tale bando, bisogna dimostrare e documentare un abbassamento di reddito avvenuto durante i mesi dell’esplosione dell’epidemia da Covid-19. Anche qui, compito piuttosto ingrato nel momento in cui molt* di noi si trovano a dover accettare di lavorare senza contratto o con contratti privi di garanzie, pur di guadagnare qualche soldo per potersi permettere di vivere e studiare in una città sempre più inaccessibile come quella di Bologna. Dimostrare ciò e riuscire a rientrare nei paletti posti dai parametri dell’Unibo, è affar nostro. Tuttavia, anche nel momento in cui si riuscisse ad essere tra coloro che riescono a dimostrare che hanno diritto (secondo l’Unibo) a tale aiuto economico, non è detto che questo aiuto arrivi”.

E infine: “Oltre al danno anche la beffa! È di qualche ora fa (circa quattro mesi dopo la scadenza del bando) la notizia di una mail che letteralmente liquida moltissime delle persone che avevano partecipato al bando di concorso. Con qualche riga striminzita si informa sull’impossibilità di soddisfare tutte le domande ricevute, oppure si rimprovera la mancanza di un documento affinché la domanda risulti valida (a quale parte della documentazione mancante ci si riferisca… non è dato saperlo). Che siano la quantità di cfu conseguiti, l’esistenza di contratti di lavoro o la sofferenza delle persone, i parametri sui quali l’Unibo si basa per decidere chi sia realmente bisognos* di aiuto non sono accettabili. Non è in questo modo che si garantisce il diritto allo studio ad un’intera comunità studentesca, che dopo un anno di tasse pagate inutilmente e corrisposte da una quasi totale assenza di servizi, ora è davvero ridotta allo stremo. Non è il momento di tacere mentre di nuovo veniamo ignorat*, lasciat* indietro o liquidat* frettolosamente! La nostra distanza fisica non può impedirci di far sentire la nostra voce collettiva! Lanciamo quindi un page bombing per domani alle 12 sulle pagine di Unibo, Ergo, rettore e prorettori dell’Alma Mater Studiorum”. Il Cua invita a condividere gli screenshot dei messaggi da mandare: “Unibo ed Ergo, il diritto allo studio non deve essere un lusso! Dateci i soldi”.

Anche Link, con un comunicato che riceviamo e pubblichiamo, interviene sul bando e segnala che nella pubblicazione della graduatoria “l’Ateneo ha inviato i risultati a tutti gli studenti richiedenti con un’unica mail in cc, di fatto divulgando nomi, cognomi e indirizzi mail di oltre 1.000 studenti”. Una “grave violazione della privacy di tutti gli studenti coinvolti”, per Link: “E’ inammissibile che l’Unibo, che dispone dei dati sensibili di oltre 80.000 studenti, possa gestirli in maniera irresponsabile”. Oltre a ciò, “il grande numero di richieste dimostra la necessità di ampliare le forme di supporto economico del diritto allo studio. È necessario che il prossimo bando, oltre ad essere gestito responsabilmente dal punto di vista della privacy, possa offrire supporto a tutti gli studenti che ne fanno richiesta, non inserendo condizioni e requisiti troppo stringenti come nell’attuale bando”.