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Chi vive vicino all’aeroporto va più spesso dal medico e in farmacia

Lo segnala uno studio di Ausl e Ateneo. Dall’inquinamento acustico a quello atmosferico: mentre Arpa rileva la malsanità dell’aria negli edifici che si affacciano sui viali, Tper decide di comprare altre decine di mezzi diesel.

27 Novembre 2018 - 18:21

Tra chi vive vicino allo scalo bolognese si registrano più visite e prestazioni otorinolaringoiatriche e un maggior consumo di farmaci. Lo stabilisce uno studio realizzato da Ausl e facoltà di Statistica dell’ateneo, presentato in un incontro nella sede del quartiere Navile.

Lo studio, eseguito su dati relativi al periodo tra il 2013 e il 2016 (ma l’Ausl ora promette di continuare sistematicamente le rilevazioni), ha confrontato i dati ottenuti dai residenti di due zone attigue al Marconi con quelle del San Donato – San Vitale, rilevando appunto che i primi ricorrono più spesso all’otorinolaringoiatra e assumano farmaci per disturbi correlati all’acidità gastrica, anti-ipertensivi, per le malattie ostruttive delle vie respiratorie, sedativi-ansiolitici-antidepressivi, come spiega l’azienda sanitaria, secondo la quale comunque “non emerge una particolare urgenza o emergenza”.

Secondo il Comune c’è la “possibilità di mettere in piedi un tavolo con l’aeroporto su come alcune mitigazioni di carattere acustico possono essere messe in campo su scuole e case”, e tanto l’assessore alla urbanistica di Palazzo d’Accursio quanto il presidente del Quartiere hanno parlato della necessità di trattare con Enac e governo per spostare alcune delle rotte su Calderara.

Tra i cittadini intervenuti all’incontro, c’è chi dice: “Capisco lo sforzo fatto”, però “ci aspettavamo un altro tipo di studio” e cioè un’indagine in grado di specificare “cosa rischio in termini di salute se abito in quella zona” e chi porta l’attenzione sul People mover: “Si pensava che non dovesse essere rumoroso e invece lo è”. La società Marconi Express, stando a quanto riferisce il Comune, starebbe valutando di cambiare gli pneumatici.

Dall’inquinamento acustico a quello atmosferico: un altro studio, condotto stavolta da Arpae Emilia-Romagna, ha misurato i livelli di inquinamento all’esterno e all’interno della sede in viale Silvani, a Bologna, sia in estate che in inverno. I ricercatori avevano a disposizione due stanze al piano terra, con affacci sulla strada e su una piccola area verde sul retro.

I rilevamenti all’esterno dell’edificio hanno fatto registrare una concentrazione di Pm 2,5 del 14% superiori sul fronte strada rispetto al retro, e anche la qualità dell’aria all’interno degli uffici è risultata migliore negli ambienti piu’ lontani dal traffico. Risultati analoghi sono stati ottenuti per particelle ultrafini e biossido di azoto. Dunque, la collocazione degli ambienti negli edifici, più vicina o più lontana dal traffico risulta avere un’influenza sulla qualitaà dell’aria indoor.

Occorrerà tenerne conto, con tutta probabilità, ancora a lungo, considerando i pochi passi avanti che si compiono sul tema. Il settore pubblico non dà certo il buon esempio: si è appreso in questi giorni che Tper prevede di immatricolare altri 21 bus diesel (da euro 3 a euro 5) mentre entro la fine del 2019 sono previsti 37 diesel euro 6, oltre ad altrettanti mezzi elettrici e 40 a metano. Complessivamente oggi la flotta Tper comprende 24 diesel 0 o 1, 273 diesel euro 2, 214 diesel euro 3 con filtro anti-particolato, 84 euro 4-5 e 88 diesel euro 6.