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Ancora e più fondi alle scuole private? “Cittadinanza ignorata”

Cobas: “La decisione del Consiglio comunale, come sempre in questi casi espressa a larghissima maggioranza, è inaccettabile e ingiustificabile”. Sgb: “L’aumento delle risorse per il privato è una bruttissima notizia, la Giunta Lepore troverà la nostra opposizione”.

15 Dicembre 2022 - 16:27

“In piena continuità con la vergognosa scelta di nove anni fa, quando il Consiglio comunale decise di ignorare l’esito del referendum che aveva indicato chiaramente la volontà dei cittadini e delle cittadine bolognesi di porre fine al finanziamento delle scuole private, Il Comune di Bologna ha deliberato un aumento del 13 % dei finanziamenti per le scuole private paritarie. Si tratta di una conferma di una linea politica storica e di un metodo autoreferenziale, che ignora la cittadinanza, nella gestione delle scuole dell’infanzia a Bologna”. Così i Cobas commentano, con un comunicato, il voto di lunedì a Palazzo D’Accursio: “La necessità di garantire il pieno accesso a tutti i bambini e le bambine che ne rimarrebbero escluse ed esclusi è il leitmotiv che da oltre dieci anni accompagna ogni nuovo rifinanziamento delle scuole private attraverso i denari pubblici, che in definitiva sono le cittadine e i cittadini a versare. Mai un accenno a una direzione politica diversa, quella indicata dall’esito del referendum del 2013, fondata sulla Costituzione, mirata ad ampliare il patrimonio pubblico, in particolare statale per quanto riguarda la scuole dell’infanzia; mai una chiara presa di posizione intorno al fatto che le scuole private abbiano diritto di esistere ma che non possano godere del sostegno economico pubblico”.

Scrivono ancora i Cobas: “Ci sono sempre motivazioni contingenti, oggi la crisi economica e l’inflazione, che giustificano l’intervento del Comune a sostegno delle scuole private a partire dall’equivoco di fondo che avvicina fino ad identificate gli interessi privati con l’interesse pubblico sulla base del fatto che le scuole materne private rappresentano parte dell’offerta strutturale del territorio bolognese. La decisione del Consiglio comunale, come sempre in questi casi espressa a larghissima maggioranza, è inaccettabile e ingiustificabile. Basta con i finanziamenti alle scuole private. Chi vuole la scuola privata se la paghi! I soldi pubblici servano per finanziare la scuola pubblica, laica e pluralista”.

Sul tema interviene anche l’Sgb: “In Consiglio comunale si assiste a un non casuale idillio tra il centro destra e il centro sinistra in merito alla delibera che prevede l’aumento dei contributi pubblici annuali alle scuole paritarie da 970.000 a 1,1 milioni di euro. Come Sgb, nel ricordare la scelta antidemocratica, nell’anno 2013 ci fu un referendum cittadino che fu vinto dai ‘no’ ai finanziamenti pubblici alle scuole paritarie con quasi il 60% di votanti, abbiamo da ribadire i gravi passi verso gli interessi privati fatti dal Pd e più in generale da chi governa la città. I soldi pubblici vanno spesi per il pubblico e l’aumento delle risorse per il privato è una bruttissima notizia in relazione anche al tipo di gestione che il Comune adotterà per i servizi educativi che dovrebbero vedere la luce con le tanto sbandierate risorse del Pnrr. La giunta Lepore non ha mai voluto rispondere pubblicamente su questo punto ma la scelta operata con la delibera di cui sopra è di fatto una risposta. Troverà la nostra opposizione”.

Aggiunge la sigla di base: “Agli unici che hanno votato contro, rappresentanti comunque del governo di questa città (Coalizione civica), oltre a ringraziali per aver mantenuto una posizione corretta sulla questione vogliamo però ricordare che l’idea del cosiddetto sistema integrato, tanto nominato e rivendicato dalla Giunta ed in particolare dall’assessore Ara, è un’idea che purtroppo riguarda anche altri servizi pubblici di questa città. Un esempio lampante sta nella gestione dei centri estivi per minori, organizzati e gestiti dallo scorso anno con il sistema integrato pubblico/privato che prevede l’apertura a qualunque associazione sportiva, religiosa, educativa di svolgere i centri estivi nell’ambito dei servizi pubblici, con contributi pubblici. La gestione di tali servizi lasciati alla libera imprenditoria/associazionismo ha dimostrato già dall’estate scorsa che oltre a non garantire servizi di qualità, non garantisce integrazione sociale (in molti centri estive era impossibile far partecipare alunni con disabilità) e dulcis in fundo neanche la qualità del lavoro e dei lavoratori, che non sempre sono educatori, e se lo sono non sono retribuiti come tali, ma spesso solo giovani adolescenti, tutti retribuiti con compensi sportivi, contratti a chiamata, o addirittura volontari (vedi centri estivi parrocchiali). Come Sgb abbiamo sempre contrastato il tentativo di privatizzare pezzi di servizi o scuola pubblica, e come per il referendum siamo nettamente contrari all’avanzare di queste politiche nella scuola e nei servizi. Le nostre proposte di implementare il pubblico, garantire i servizi con personale interno e organizzare gli eventuali necessari appalti in modo da garantire continuità e qualità del lavoro e del salario ai lavoratori ci sembra il minimo. Per questo chiediamo a coloro che si sono schierati contro il finanziamento della scuola paritaria di fare un implemento di ragionamento su servizi di welfare e non, come servizi scolastici, biblioteche etc, etc. per invertire la rotta”.