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Strage, i processi di appello per Bellini e Cavallini verso l’unificazione: l’ira dei familiari

Il presidente della Corte d’Appello favorevole a un giudizio unico per i due nuovi accusati dell’attentato del 2 agosto 1980: “Se succede, si mette tutto su un binario morto e questo, attenzione, non è un rischio, ma una certezza”, mette in guardia l’associazione.

24 Gennaio 2022 - 12:35

“Può essere logico ipotizzare di riunire i due processi in appello, anche perché quello sui mandanti è un procedimento che sicuramente approderà in Corte d’appello, comunque vada a finire in primo grado”. Lo ha detto il presidente della Corte d’Appello di Bologna Oliviero Drigani, facendo riferimento a carenze di personale degli uffici giudiziarie nonché alla necessità di dare “priorità ai processi con imputati detenuti e a quelli vicini alla prescrizione” e ipotizzando una prima udienza entro fine anno.

Il primo dei due processi di cui si parla è quello all’ex militante della formazione neofascista Nuclei armati rivoluzionari (Nar) Gilberto Cavallini, condannato in primo grado all’ergastolo in quanto ritenuto  esecutore in concorso dell’attentato che colpì la Stazione di Bologna il 2 agosto 1980, causando 85 morti e 200 feriti e per il quale sono già condannati in via definitiva Francesca Mambro, Giuseppe Valerio Fioravanti e Luigi Ciavardini. L’avvio del secondo grado di giudizio è stato posticipiato, due mesi fa, dal 12 gennaio 2022 al 19 aprile 2023.

Il secondo è quello di secondo grado nei confronti di Paolo Bellini, ex componente di un’altra organizzazione neofascista, Terza Posizione, imputato per strage in Corte d’Assise. A giudizio sono anche Piergiorgio Segatel, accusato di depistaggio, e Domenico Catracchia, che avrebbe fornito false informazioni ai magistrati. Questo processo nasce dalle indagini della Procura generale sui mandanti della strage, che aveva avocato a sé il fascicolo nell’ottobre 2017. La pronuncia della sentenza di primo grado è attesa per questa primavera.

Nettamente contrari all’unificazione dei due processi sono i familiari delle vittime: “Se succede, si mette tutto su un binario morto e questo, attenzione, non è un rischio, ma una certezza: si blocca tutto”, ha detto il presidente dell’associazione Paolo Bolognesi, ricordando che “si sta parlando di un procedimento di accertamento di una verità attesa da 40 anni”.