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Se la soluzione è ancora un carcere più grande

Per ovviare al sovraffollamento della Dozza verrà presto costruito un nuovo padiglione da 200 posti. Intanto, nella Rems, la struttura sanitaria che ha preso il posto degli Opg, gira una guardia armata di pistola.

19 Novembre 2018 - 12:03

Nei prossimi mesi inizieranno i lavori per costruire un nuovo padiglione da 200 posti per la casa circondariale cittadina, dove oggi si affollano 800 persone contro una capienza di 500, secondo quanto comunicato recentemente dal Garante comunale dei detenuti Antonio Ianniello. La preoccupazione del Garante è che all’ampliamento corrisponda “un adeguamento dell’organico, tanto dell’area educativa quanto della Polizia penitenziaria”.

Nessuna traccia di un ragionamento sui motivi del sovraffollamento e sulla possibilità di ridurlo. Eppure, perfino in ambito accademico, sono consolidate da decenni le riflessioni sulla poca utilità e anzi sulla dannosità sociale del carcere, dove chi è dentro per piccoli reati diventa facile recluta di piccole e grandi mafie ed esce ben più stronzo di come è entrato. Chiaro, c’è poco da illudersi che sia epoca storica adatta a indulti o amnistie. O tantomeno che si intraveda all’orizzonte un tale mutamento sociale da determinare un superamento di questa pratica barbara. Ma sconcerta che escano dal dibattito pubblico perfino misure di banale e liberale buonsenso come ridurre il ricorso alla custodia cautelare o imporre pene alternative almeno per le condanne più lievi. Nel 2018 la soluzione è ancora, sempre, ampliare le carceri, costruirne di nuove.

Il Garante ha anche parlato della Residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza, la struttura che ha preso dell’Ospedale psichiatrico giudiziario dopo la chiusura definitiva a livello nazionale nel 2015. A Bologna è in via Terracini e, a norma di legge, deve essere a “esclusiva gestione sanitaria”. E invece c’è una guardia giurata di Coopservice, con pistola penzoloni alla cintola, che entra in contatto con i pazienti. Che ci fa? Nemmeno negli Opg, rileva Ianiello, il personale addetto alla sicurezza girava per le strutture con un arma da fuoco. “Una circostanza inaccettabile”, dice il Garante, e in questo caso è veramente difficile non essere d’accordo.