Acabnews Bologna

“Reddito subito!”, davanti all’Inps un nuovo presidio in sicurezza

E’ il secondo promosso da Adl Cobas, Sgb e Si Cobas nonostante le restrizioni dovute al coronavirus: ottenuto incontro con direzione provinciale. Sgb denuncia trasferimento di reparti del Sant’Orsola “in altre strutture”, mentre Cobas attaccano l’Ausl per “errori nella gestione” dell’emergenza e “autoreferenzialità”. Asia-Usb su protocollo affitti del Comune: “Misure tardive, a beneficio dei proprietari”.

15 Maggio 2020 - 18:50

“Siamo in tante e tanti in presidio sotto la sede Inps per rivendicare #RedditoSubito, pagamento immediato delle cassa integrazione e una riforma in senso universalistico del welfare”. E’ quanto riporta sulle sue pagine social Adl Cobas Emilia-Romagna, che questa mattina insieme a Sgb Bologna Si Cobas Bologna ha indetto una manifestazione davanti alla sede cittadina dell’ente di previdenza sociale -tenutasi mantenendo il distanziamento interpersonale e utilizzando i dispositivi di protezione individuali- mentre analoghe dimostrazioni si svolgevano presso le sedi Inps di Rimini e Reggio Emilia. Il presidio è stato convocato a una settimana esatta dal primo sit-in in sicurezza promosso dalle tre realtà del sindacalismo di base e tenutosi lo scorso 8 maggio nonostante le restrizioni determinate dall’emergenza coronavirus. Come segnalano attiviste e attivisti, i manifestanti a Bologna hanno ottenuto un incontro con la Direzione provinciale di Inps, alla quale hanno chiesto una “fotografia aggiornata rispetto ai pagamenti di sostegno al reddito e di ammortizzatori sociali” e consegnato le proposte di erogazione di un reddito di base e l’istituzione di un “ammortizzatore sociale unico ed universale, senza massimali e che miri ad arrivare al 100% dell’importo realmente percepito mensilmente”, con “risorse che devono essere prese dove ci sono: nei profitti, nelle rendite, con una patrimoniale tramite una riforma progressiva della fiscalità”.

Questo il testo di convocazione della manifestazione lanciato dai tre sindacati di base: “Inps Emilia-Romagna: dovete darci il denaro (poi ne riparliamo)! Da oltre due settimane si è inaugurata la cosiddetta ‘fase-2’ della ‘riapertura’ dopo il lockdown. Eppure per centinaia di migliaia di lavoratori e lavoratrici, anche in Emilia-Romagna, non c’è nessuna ‘ripartenza’ e nessun ‘rilancio’. Al contrario, emergono con drammaticità tutte le gravi problematiche economiche e sociali maturate con la gestione politica della crisi sanitaria. Finora le misure di sostegno del Governo, oltre che inadeguate e insufficienti, sono rimaste perlopiù sulla carta. E le risorse hanno già iniziato a scarseggiare, come ha dichiarato Inps pochi giorni fa ‘chiudendo i rubinetti’ del Fis. Milioni di persone sono ad oggi senza reddito e cominciano ad avere serie difficoltà di sussistenza: ancora in attesa dei primi pagamenti degli ammortizzatori sociali il lavoro dipendente, o dei ‘bonus’ una tantum autonomi e parasubordinati, intermittenti e stagionali, dei buoni spesa o di provvedimenti di sostegno al diritto all’abitare. All’orizzonte nessuno strumento che garantisca realmente il diritto ad un Reddito di base dignitoso per chi oggi è completamente escluso dalle attuali misure di sostegno. Solo l’idea di un sistema di welfare che debba rimanere frammentato (come il mondo del lavoro), meramente assistenzialistico, emergenziale e fortemente condizionato”.

Per le tre sigle sindacali è invece “necessario pretendere una riforma radicale del sistema di welfare, a partire dallo stanziamento di un Reddito di base incondizionato, una misura strutturale e individuale, adeguata anche nella quantificazione. E poi un’ammortizzatore sociale unico ed universale, senza massimali e che miri ad arrivare al 100% dell’importo realmente percepito mensilmente. L’introduzione di un salario minimo, che contrasti il fenomeno del ‘lavoro povero’ e metta fine alle decine di contratti ‘pirata’ vigenti in moltissimi settori, e di una riforma fiscale in senso fortemente progressivo, che restituisca valore reale ai salari e, anche attraverso l’imposta patrimoniale, attinga le risorse aggredendo profitti e rendite. Il tempo dell’attesa e delle promesse è finito. A questi signori che dall’inizio della pandemia affermano che ‘nessuno resterà indietro’ vogliamo ricordare invece che nessuno resterà a guardare e in silenzio mentre preparano la ‘ricostruzione’ sulla pelle delle lavoratrici e dei lavoratori, dei precari, dei disoccupati e dei poveri di questo paese”.

Parlando di vertenze sui luoghi di lavoro Sgb segnala che alcuni servizi dell’ospedale Sant’Orsola “sono trasferite in Modo ‘temporaneo’ presso altre strutture della Sanità Pubblica e Privata di Bologna”. Nello specifico si tratta dei “servizi di attività di cardiochirurgia adulti, chirurgia vascolare,la convenzione a tre con Ausl. Bologna per le attivita chirurgica di SSD Oncologia ginecologica – Deiaco, chirurgia generale -Poggioli, la convezione a tre Ausl BO per attività chirurgica Aou BO Urologia- Brunocilla C.O Regina chir. Plastica- Cipriani C.o nigrisoli Otorino Caliceti C.O Nigrisoli, Ortopedia Depaolis, L’ attività Ambulatoriale di Oftalmologia UU.OO Ciardella e Schiavi FF, la Convenzione a tre Ausl BO per attività di Chirurgia generale U.O Poggioli (per morbo di Crohn)”. Per il sindacato di base “rimangono misteriose le motivazioni di smantellamento ‘temporaneo’ di pezzi importanti della Aosp S.Orsola, mentre “cosa si sta muovendo ai piani alti della dirigenza dell’ Aosp S. Orsola in questo periodo di ’emergenza’ solo loro lo sanno”. Spiega ancora Sgb: “Non si sa il costo dell’operazione, ne se vi sarà personale coinvolto, quali e quanti sono gli incentivi previsti , ne come verrà gestita l’organizzazione del lavoro, ne se saranno garantiti gli eventuali spostamenti. Gli Operatori della Sanità sono ormai trattati come pedine da spostare sullo scacchiere economico che la Dirigenza Aosp ha solo ed unicamente nella sua testa, mentre ad oggi non si sa neppure il piano ferie. Chiediamo pertanto che vengano pubblicamente chiarite le strategie aziendali che la dirigenza ‘pubblica’ di Aosp sta attuando. Chiediamo alle lavoratrici ed ai lavoratori di prepararsi alla mobilitazione contro l’ennesimo tentativo di smantellamento di pezzi della nostra azienda a favore della Sanità Privata. La salute non è una merce! Le lavoratrici e i lavoratori non sono pedine!”.

Cobas Pubblico Impiego Sanità hanno invece diffuso una nota sul “verbale di intesa in merito alle modalità attuative del verbale di confronto regionale area comparto” in relazione all’emergenza epidemiologica del Covid-19: “Il personale delle Aziende Sanitarie della Regione Emilia Romagna non vuole solo essere premiato, ma esige rispetto e protezione. Rispetto per la professione e l’impegno che dimostra oggi e prima dell’emergenza Covid 19; protezione dalla disorganizzazione, dagli errori, dallo smantellamento e dall’autoreferenzialità degli amministratori delle nostre Aziende Sanitarie. Il tutto comprovato da: documenti presentati dai Rappresentanti alla Sicurezza; errori nella gestione dei pazienti e del personale; smantellamento della Sanità Pubblica avvenuto in questi anni e che continua freneticamente (gli amministratori/commissari straordinari dell’Istituto Ortopedico Rizzoli non hanno ancora ritirato il progetto di esternalizzazione della Centrale di Sterilizzazione, il ‘cuore di un ospedale”); autorefenzialità, mostrata più volte e desumibile dalle mancate risposte del Direttore/commissario straordinario dell’Ausl di Piacenza o nel doppio incarico conferito come Direttore Generale dell’Ospedale S.Orsola Malpighi e contemporaneamente Commissario Straordinario dell’Ausl di Bologna (del quale nessuno parla)”.

Concludono i Cobas: “Il lavoro amministrativo viene da sempre considerato di serie B nelle Aziende Sanitarie e anche in questo accordo ciò è stato sottoscritto. Inoltre la percezione che si ha dello ‘smart working’ è antica, vecchia e obsoleta. Percezione perfettamente allineata con l’asincronia cronica delle nostre Pubbliche Amministrazioni e l’evoluzione del mondo circostante. Non poco personale amministrativo ha lavorato in ‘smart working’ solo ed esclusivamente per l’Emergenza Covid; appena rientrato avrà tutta l’ordinaria amministrazione che lo attende in quanto nel frattempo nessuno l’ha fatta al posto loro. Noi siamo, invece, molto preoccupati che già dopo questa emergenza, le condizioni di lavoro, le pause, le ferie, gli orari di servizio interminabili, le ‘pronte disponibilità’ divenute continue e asfissianti e la libera professione ‘selvaggia’, che piano piano sta per sostituire l’attività’ istituzionale di un ospedale pubblico, porteranno a un ulteriore aggravamento delle condizioni di lavoro e di vita dei lavoratori della Sanità nella nostra Regione e la qualità delle cure e dell’assistenza ai cittadini sempre più giù”.

Infine, Asia-Usb in un comunicato diffuso in rete attacca il protocollo d’intesa messo a punto dal Comune per rispondere agli effetti dell’emergenza coronavirus sul nodo degli affitti: “Le misure prese sono estremamente tardive e incapaci di affrontare il reale problema abitativo, andando principalmente a beneficio dei proprietari di casa. L’unico impegno assunto dal comune è quello di chiedere fondi a regione e governo. Siamo certi che in questo caso le richieste avranno una risposta, quando c’è da regalare soldi ai privati i fondi si trovano sempre. In due mesi di campagna per il blocco degli affitti e delle utenze abbiamo preteso più volte un intervento delle istituzioni per far fronte al problema abitativo, mobilitandoci virtualmente e di persona, costituendo coordinamenti regionali e inviando lettere alle istituzioni, richiedendo più volte incontri per discutere. Più volte ci siamo trovati a sollecitare un intervento da parte del governo che ha sempre deciso di ignorare il problema; allo stesso modo, le numerose pressioni fatte sulle regioni hanno incontrato un muro, sordo ad ogni nostra richiesta. Oltre alla propaganda e a qualche briciola dove era possibile, non abbiamo visto interventi concreti: esemplificativi i fondi della nostra regione stanziati per le graduatorie di socialhousing”. Conclude Asia-Usb: “Riteniamo questo protocollo l’ennesima presa in giro nei confronti di chi non sa come arrivare alla fine del mese, costretto a pagare un affitto non avendo più un reddito adeguato. L’ennesimo provvedimento che guarda agli interessi dei padroni di casa e non degli inquilini e che evita ancora una volta il vero nodo della questione: la necessità di interventi strutturali. Un freno deciso al libero mercato degli affitti, tassazioni specifiche che vadano a colpire gli affitti brevi e le case sfitte, requisizione del patrimonio pubblico e privato lasciato vuoto!”.