Intanto “il rischio di essere sgomberate è ogni mattina concreto”, avvertono le occupanti di via della Certosa, mentre il comitato di residenti che le sostiene si appella all’amministrazione: “Un accordo è possibile e può interessare tutte le parti coinvolte, il grande assente in questo momento è l’istituzione”.
C’è margine per evitare uno sgombero di Vivaia Tfq e far proseguire le attività avviate con l’occupazione, quasi un mese fa, tramite un’assegnazione temporanea dell’area: il soggetto privato proprietario dell’immobile occupato in via Certosa 35, casa di Vivaia Tfq, è disponibile a discutere di questa soluzione ma serve l’intermediazione del Comune e per questo le occupanti e il comitato di residenti Viva la vivaia, che ha raccolto un migliaio di firme online nei giorni scorsi, sollecitano l’amministrazione e il quartiere Porto-Saragozza ad intervenire. Giorni fa “abbiamo incontrato la proprietà insieme al comitato di quartiere- riferiscono in le occupanti, che oggi hanno incontrato la stampa- con l’obiettivo di aprire una trattativa per fermare, in primis, le procedure di sgombero”. Dal momento dell’occupazione, spiegano, nell’ex vivaio sono nati molti progetti: tra queste aula studio, libreria, bar, palestra popolare e in prospettiva un orto urbano, con l’idea di trasformare un immobile abbandonato da anni in “un luogo di condivisione di saperi e conoscenze”. Per farlo, però, occorre evitare lo sgombero e la Vivaia chiede di ottenere temporaneamente in gestione l’edificio oggi occupato e l’area verde subito adiacente che, così hanno ricostruito le occupanti, tra un paio d’anni dovrà passare al Comune nell’ambito dell’accordo urbanistico sulla riqualificazione del comparto più ampio in cui si trova anche la Vivaia. Il soggetto privato, “pur dicendosi disponibile, ha espresso la necessità di essere contattato dal Consiglio di quartiere Porto-Saragozza, il quale pur essendo stato sollecitato a più riprese- afferma la Vivaia- fino ad ora ci ha di fatto lasciate in una situazione di stallo”. Le due parti, insomma, “dicono di aspettare l’una un segnale dall’altra, ma intanto il rischio di essere sgomberate è ogni mattina concreto”.
Questa esperienza “è un grande valore per il quartiere”, sottolinea una residente del comitato Viva la Vivaia, Silvia Storelli: “Ci si trova molto bene, ti accolgono sempre con un sorriso e sono pieni di proposte”. Per questo “abbiamo parlato con consiglieri comunali di maggioranza e opposizione, un interesse pare ci sia ma non si concretizza nell’atto di alzare il telefono”, continua Storelli. E se qualche abitante della zona si lamenta del rumore, Storelli è di altro avviso (“Chiederei un controllo dei decibel a tutti gli orari”) e rilancia: il 12 maggio “noi del comitato, in collaborazione con la Vivaia, vogliamo fare un aperitivo danzante, alle 18, aperto a tutti i residenti”. La Vivaia è “un’esperienza costruttiva, un luogo di dialogo di avanguardia ed è necessario in una società che si definisce democratica”, aggiunge un altro componente del comitato, Mirko Nonnato. “Un accordo è possibile e credo possa interessare tutte le parti coinvolte, il grande assente in questo momento è l’istituzione”, continua Nonnato, aggiungendo che il Quartiere finora “ha dribblato, sostiene sia un problema tra la proprietà e Vivaia”. Per un’altra residente, Francesca Magnini, “è molto preoccupante l’atteggiamento delle istituzioni che considerano questa esperienza come un problema burocratico e basta: invece va valorizzata, perchè è un’espressione di vitalità e di bisogno di socialità fuori dalle logiche di mercato e di consumo”. Intanto, l’autogestione della Vivaia va avanti: tra i prossimi appuntamenti, domenica “passeggiata botanica” insieme agli attivisti sgomberati ieri dall’occupazione di via Agucchi.