Ieri manifestazione promossa da Priorità alla scuola Emilia-Romagna e Cobas per chiedere “rientro in presenza al 100%, mantenimento e potenziamento degli organici compresi quelli Covid, programmazione e distribuzione degli spazi scolastici – e del tempo scuola – che permetta a tutti gli istituti di rispettare le misure di distanziamento e la revisione del protocollo vigente”.
“Calano i contagi e si programmano le riaperture ma le scuole superiori restano al 70%. Perché?”. E’ la domanda sollevata da Priorità alla scuola Emilia-Romagna e Cobas che ieri hanno manifestato con un presidio davanti alla sede dell’Ufficio Scolastico regionale, a Bologna, chiedendo: “Il rientro in presenza al 100% nelle scuole di tutti gli ordini e gradi; una politica energica di mantenimento e potenziamento degli organici, compresi gli organici Covid; la programmazione e distribuzione degli spazi scolastici – e del tempo scuola – che permetta a tutti gli istituti di rispettare le misure di distanziamento, mantenendo la didattica al 100 %; la revisione del protocollo vigente”. Continua così il comunicato: “Arrivano le zone bianche e condividiamo tutti il sollievo e la gioia per questo ritorno alla normalità e per le sue implicazioni, sia dal punto di vista socio-economico sia dal punto di vista delle relazioni. Non possiamo però accettare silenti che, ancora una volta, tutto torni alla normalità, tranne la scuola che – al di là dei proclami – continua a essere sacrificata. Gli istituti di istruzione secondaria superiore sono ancora inspiegabilmente in didattica in presenza solo al 70%, nonostante il quadro pandemico positivo e anche in quelle scuole in cui ci sarebbero le condizioni per avere una didattica al 100 per cento. In tutti gli ordini e gradi di scuole vige un protocollo che impone quarantene indiscriminate ad adolescenti che negli ultimi mesi hanno già subito le gravissime conseguenze delle limitazioni della loro vita relazionale, secondo una logica che sembra rispondere esclusivamente alla volontà di risparmiare sul tracciamento. In modo preoccupante e inaccettabile, diversi istituti stanno già comunicando alle famiglie che – anche nel prossimo anno scolastico – hanno intenzione di sopperire alla mancanza degli spazi necessari per garantire il distanziamento, mantenendo una percentuale di Dad, che rischia così di essere messa a sistema, a prescindere dall’emergenza e come strumento comodo cui ricorrere in ogni evenienza, compreso il giro d’Italia”.
Una simile conclusione dell’anno scolastico, scrivono ancora Priorità alla scuola e Cobas, “non ci permette affatto di essere fiduciosi nel fatto che la campagna vaccinale risolverà tutti i problemi e renderà possibile – di nuovo – una didattica in presenza e in continuità al 100%. Nessuno può sapere come evolverà la situazione pandemica – con il moltiplicarsi delle varianti – e se e come i diversi paesi saranno capaci di mettere a sistema i richiami vaccinali. In presenza di tutte queste incognite, noi vogliamo e pretendiamo che la scuola – in presenza e in continuità – sia messa al riparo da qualsiasi evenienza e riacquisti quel ruolo centrale nella società che da troppo tempo non le è riconosciuto. Quello che ormai tutti abbiamo capito è che la scuola italiana non ha retto alla pandemia perché la pandemia ha radicalizzato ed esasperato i problemi atavici di carenza di spazi e organico – e dunque di sovraffollamento delle classi – dovuti a decenni di disinvestimenti portati avanti da governi di diversi colori. Per questo motivo, per mettere al sicuro la scuola – l’unica vera scuola, fondata sulla qualità della relazione – Pas Emilia-Romagna e i Cobas” chiedono che “venga dato un segnale di inversione di marcia, da ora e da subito”.