Parte una mail verso l’ambasciata greca, per chiedere la fine delle aggressioni e dei respingimenti operati da Atene contro i migranti spinti verso i confini dalla Turchia come rappresaglia per il mancato appoggio militare nella crisi di Idlib, in Siria. Aggiornamenti e testimonianze sul blog di OpenDdb.
In Siria, da settimane, si è aperta una nuova pagina della guerra che prosegue senza sosta dal 2011. Lo scenaio è quello della regione di Idlib, a Nord-Ovest, di cui il presidente Bashar Assad ha perso il controllo nel 2015 e dove è egemone Tahrir al-Sham, l’ex (?) divisione siriana di Al-Qaeda e dove dal 2017 la Turchia mantiene una postazione militare. Damasco, con l’alleato russo, sta oggi avanzando per riprendere il controllo dell’area, diventata sovraffollata man mano che vi trovavano rifugio civili e soprattutto miliziani jihadisti in fuga dalle regioni riconquistate dall’esercito governativo. Erdogan, non avendo ottenuto sopporto militare da nessuno stato occidentale, ha deciso di spingere migliaia di rifugiati verso la Grecia per fare pressione sui paesi dell’Unione Europea, che in base a un infame accordo del 2016 versa ogni anno 6 miliardi di euro ad Ankara perché trattenga sul suo territorio oltre 3 milioni di migranti. Così, il primo tratto della Balkan Route chiusa quattro anni fa è tornato negli ultimi giorni ad aprirsi, e la Grecia, con il consenso della Commissione europea, ha reagito con grande violenza, aggredendo i migranti accalcati a ridosso della frontiera terrestre (è confermata la notizia dell’uccisione di un 22enne raggiunto da un colpo di arma da fuoco) e respingendo le imbarcazioni di cui tentava di sconfinare via mare.
“Una crisi annunciata, diretta conseguenza delle politiche di chiusura dei confini e di negazioni dei diritti che l’Europa ha perseguito negli ultimi anni, sotto la spinta delle derive xenofobe e fasciste”, si legge sul blog di OpenDdb, che sta pubblicando aggiornamenti e testimonianze raccolte sul campo.
“Molti gruppi fascisti, principalmente legati ad Alba Dorata, sono sull’isola” spiega da Lesbos a OpenDdb il giornalista Cosimo Caridi “mantenendo un assetto da guerra contro chiunque abbia a che fare con i migranti. Rispetto a cinque anni fa è un isola che ha cambiato completamente faccia. Lesbos era l’isola dell’accoglienza, in questi giorni abbiamo paura ad andare in giro”.
“Si piazzano in mezzo alla strada” continua Caridi “attuando dei blocchi cercando internazionali. Una volta che questo succede le macchine vengono distrutte e qualsiasi bene di valore viene danneggiato o rubato. In tutto questo la polizia non fa nulla, non interviene a difesa delle persone. Rispetto a cinque anni fa è un isola che ha cambiato completamente faccia. Lesbos era l’isola dell’accoglienza, in questi giorni abbiamo paura ad andare in giro”.
Per denunciare questi gravi fatti Làbas ha occupato stamattina il Consolato di Grecia in via Indipendenza e inviato, dal computer del Consolato, un messaggio di posta certificata all’Ambasciata di Grecia a Roma.
Questo il testo della missiva: “Nel 2015 centinaia di migliaia di persone in fuga da guerre, povertà, catastrofi climatiche e violenze hanno percorso la c.d. rotta balcanica per raggiungere l’Europa. Con il passare dei mesi sono aumentati gli ostacoli costruiti da molti stati europei per bloccare il movimento delle persone migranti. Non c’è stato muro, però, ad aver intimorito la determinazione di donne e uomini che di fronte ai blocchi hanno avuto il coraggio, insieme, di proseguire dando una lezione di dignità e libertà al mondo intero. Solo pochi mesi dopo il 18 marzo del 2016 l’Europa ha deciso di rafforzare i sistemi di chiusura delle frontiere andando a stipulare un accordo con la Turchia per il blocco forzato in questo paese di tutte le persone migranti dirette in Europa. Per anni oltre quattro milioni di persone si sono ritrovate bloccate in Turchia in condizioni disumane senza la possibilità di proseguire verso un’Europa blindata o tornare verso la Siria. Fino a qualche giorno fa, quando in seguito all’esplosione del conflitto nella regione di Idlib, nel nordest della Siria, Erdoğan ha deciso di trasformare milioni di uomini, donne e bambini disperati in strumenti di pressione nei confronti dell’Europa riaprendo, di fatto, quella frontiera che l’accordo UE-Turchia del 2016 aveva sigillato. Denunciamo, insieme, il gas lacrimogeno, il filo spinato e i proiettili che la stessa Europa sta utilizzando per bloccare un movimento che è e sarà sempre inarrestabile. Ora più che mai è necessaria l’evacuazione di tutte le persone migranti che si trovano alla frontiera e sulle isole greche in altri paesi dove possano vivere condizioni migliori. Pretendiamo quindi che l’ambasciatore greco in Italia faccia pressione sul governo greco per aprire immediatamente la frontiera con la Turchia alle migliaia di migranti bloccati e che la polizia greca cessi immediatamente di aggredire migranti al confine terrestre e di respingere verso la Turchia le imbarcazioni di migranti nel mar Egeo. Chiediamo inoltre che ai migranti rinchiusi nell’isola di Lesbos venga data la possibilità di proseguire il viaggio e/o far richiesta immediata di asilo. Infine chiediamo che la Grecia, a seguito della vergognosa sospensione della Convenzione di Ginevra, ritorni al pieno rispetto del diritto internazionale riconoscendo la protezione ai richiedenti asilo.”