Parte la campagna “Free Mare Jonio”, Mediterranea: “Porti chiusi è solo un hashtag” | Noi Restiamo sulle novità riguardanti piazza Verdi: “Il decoro è una maschera dietro cui Comune e Ateneo nascondo la propria incapacità” | Cobas bocciano l’integrativo relativo all’appalto Geodis-Yoox dell’Interporto.
Nei prossimi giorni partirà una campagna all’insegna del messaggio “Free Mare Jonio”, per fare pressione su un rapido dissequestro dell’imbarcazione. Lo hanno annunciato gli attivisti di Mediterranea ieri, durante un’iniziativa in piazza Nettuno.”C’è bisogno di tornare in mare perchè non è vero che non ci sono partenze dalle coste africane, purtroppo si continua a partire e ci sono persone che non hanno aiuto”, sottolineano gli attivisti. “Mediterranea va avanti nonostante la Mare Jonio sia in questo momento sotto sequestro dopo l’ultima missione di salvataggio, anche a riprova del fatto che ‘porti chiusi’ e’ solo un hashtag: in realtà sono aperti”. E per sostenere questa azione bisogna farsi sentire “in tutti i modi, con gli striscioni dai balconi, ma basta anche un post o una campagna di opinione che dica ‘Free Mare Jonio’, che non significa solo dissequestrare ma anche affermare che si vuol ripartire per cambiare davvero le cose”. Perchè “Mediterranea è un pezzo di società che non si arrende alla barbarie e non vuole essere relegata in un angolo, reagisce con un’esperienza di disobbedienza a leggi ingiuste ed è una esperienza di cui c’è bisogno”.
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“La retorica del decoro e l’accusa di mancanza di educazione sono le maschere dietro a cui l’amministrazione comunale e la governance dell’Ateneo si nascondono per giustificare la loro incapacità e assenza di volontà di risolvere la marginalità sociale agendo invece sulla normalizzazione delle forme di aggregazione sociale sottoponendole semplicemente al profitto degli esercizi commerciali”. Così Noi Restiamo commenta le dichiarazioni della coop Le Macchine Celibi sulla possibilità o meno di sedersi a terra in piazza Verdi durante l’estate. Sul tema Noi Restiamo lancia anche un’iniziativa, “Tutti giù per terra. Smascheriamo il loro decoro!”, per domani alle 18: “Saremo in piazza Verdi con musica e birrette per dimostrare come siano possibili forme di aggregazione e socializzazione dal basso che pur rifiutando la l’idea di decoro di Comune e Unibo, siano responsabili nell’utilizzo degli spazi pubblici”.
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Il sindacato Cobas Lavoro privato fa sapere di non aver firmato “l’accordo per il contratto integrativo aziendale riguardante lavoratrici e lavoratori dei magazzini appalto Geodis-Yoox di Interporto bologna, siglato il 31 maggio 2019 da Cgil e Uil”. Dal comunicato: “Dopo aver incontrato l’azienda Soc Coop Mmp il 30 maggio , abbiamo valutato di non siglare l’accordo per varie ragioni. Certamente abbiamo scioperato e lottato nei mesi scorsi e nel 2018 per ottenere il riconoscimento del buono mensa (aumento di salario) che viene oggi riconosciuto a 7 euro legato alla presenza; livelli inquadramentali superiori che stanno arrivando (faremo ricorsi legali per avere il pregresso). Se ora questi aumenti si riconoscono è perché lavoratrici e lavoratori si sono mobilitati questo è certo. L’accordo prevede aumenti salariali anche per un premio di risultato di 1.200 euro ma sarà difficile raggiungerlo per i paletti e parametri che vanno a toccare il diritto alla malattia”. Inoltre, da giugno a ottobre i turni saranno di settimane “a 5 giorni e poi a 4 giorni lavorativi (per picchi bassi di produzione) ma da novembre in poi vi sarà la compensazione dell’orario normali di lavoro di 39 ore, e per allora (maggiori picchi di produzione) le settimane compensative saranno di 6 giorni lavorativi consecutivi con riposo di domenica, fino a fine anno (black Friday) e sarà impossibile sostenere un turno così pesante per il lavoro faticoso del facchinaggio, lì si riveleranno le insidie di questo accordo, sulla fatica”.