Acabnews Bologna

“Non rinunceremo ad essere parte dello sciopero femminista e transfemminista globale”

Non una di meno, nonostante la Commissione di garanzia abbia revocato la convocazione dello sciopero generale, rilancia l’appuntamento del 9 marzo alle ore 18 in piazza XX settembre, “perché ci muove l’urgenza di far sentire la nostra voce contro la violenza di una società che ci sfrutta, ci opprime e ci uccide”.

03 Marzo 2020 - 18:30

“Venerdì 28 febbraio, a causa dell’emergenza sanitaria legata alla diffusione del coronavirus, la Commissione di garanzia ha intimato la revoca dello sciopero generale del 9 marzo convocato dai sindacati di base su indicazione di Non Una di Meno“, scrive il nodo bolognese delle rete, “minacciando pesanti sanzioni contro chi si asterrà dal lavoro in quella giornata. Questo provvedimento si aggiunge agli effetti collaterali” del decreto emanato domenica dal governo “il divieto di assembramenti, l’impossibilità di convocare assemblee pubbliche e nei luoghi di lavoro avevano già interrotto il processo politico di costruzione dello sciopero femminista e transfemminista anche a Bologna”.

“Soprattutto – prosegue il comunicato – un’ulteriore astensione dal lavoro per l’intera giornata del 9 marzo avrebbe rappresentato un sacrificio troppo grande per tutte quelle lavoratrici e lavoratori che hanno perso il salario o ricevuto salari ridotti in seguito alla chiusura delle scuole e di altre attività culturali: alcune perché precarie, con contratti a chiamata o di collaborazione, molte perché sono  rimaste a casa con i/le bambin/e o le persone anziane o malate più esposte all’infezione. Intanto, le operatrici e gli operatori sanitari e le lavoratrici dei servizi di pulizia stanno lavorando senza sosta con turni sfiancanti a parità di salario e le lavoratrici domestiche e della cura, soprattutto migranti, in cambio di salari da fame”.

Scrive poi Non una di meno: “L’emergenza sanitaria sta quindi rendendo clamorosamente evidente la ‘normalità’ delle condizioni sociali ed economiche contro cui lottiamo ogni giorno, prime fra tutte, le conseguenze che in questi anni sono state prodotte dallo smantellamento del welfare e dal definanziamento della sanità pubblica in favore di quella privata. Per questo, oggi più che mai, reclamiamo un welfare universale e un reddito di autodeterminazione per liberarci dal ricatto dello sfruttamento e della precarietà.  Le limitazioni imposte alle manifestazioni politiche, che oggi sono giustificate dal rischio di contagio, domani continueranno ad avere l’ordinario volto razzista dei decreti sicurezza. Per questo, oggi più che mai, vogliamo la loro abolizione, denunciamo l’intensificarsi del razzismo istituzionale e della violenza che si consuma lungo i confini, per le strade e rivendichiamo un permesso di soggiorno europeo senza condizioni”.

“Nel corso di questa emergenza – si legge in conclusione – la violenza maschile e di genere, che dall’inizio dell’anno in Italia ha ucciso quattordici donne, tra le quali sei donne trans, e che ogni giorno colpisce le persone LGBT*QIA, non si è fermata. Per questo, pur avendo deciso di annullare le piazze dell’8 e quella del 9 marzo mattina previste a Bologna, non rinunceremo ad essere parte dello sciopero femminista e transfemminista globale: con tutta la fantasia e la moltiplicazione di pratiche e linguaggi di cui siamo capaci, vogliamo rilanciare l’appuntamento del 9 marzo alle ore 18 in piazza XX settembre. Lo facciamo perché ci muove l’urgenza di far sentire la nostra voce contro la violenza di una società che ci sfrutta, ci opprime e ci uccide. Perché l’8 e il 9 marzo, in tutto il mondo, ci vogliamo vive e libere: ¡arriba las y les que luchan!”