Noi Restiamo contro le tre nuove strutture costruite in partnership con privati. L’Unibo non dà l’aula per un’iniziativa sulla Palestina: “Ce la prenderemo”. Confermato lo spazio Rizoma. E arriva un freno ai festeggiamenti delle lauree.
“‘Ergo e Unibo scelgono i ricchi, No studentati d’élite!’ Questo il testo dello striscione che abbiamo aperto sotto gli uffici dell’azienda regionale per il diritto agli studi di via Schiavonia”. A riferirlo oggi attraverso la propria pagina Facebook è Noi Restiamo Bologna, che all’azione comunicativa davanti alla sede dell’ente ha accompagnato questo comunicato: “A Bologna viviamo una situazione grottesca: mentre diminuiscono le case e aumentano gli affitti, i dati parlano addirittura di un +5,2% sui canoni mensili, numeri senza pari in tutta Italia l’assessore comunale alle politiche abitative Virginia Gieri dichiara tranquillamente che non intende lavorare alla ricerca di alloggi e intanto il rettore Ubertini, in sinergia con l’assessore all’Urbanistica Valentina Orioli, sostiene che l’unica soluzione sarà di medio-lungo periodo con la realizzazione di tre nuovi studentati (ovviamente costruiti in partnership con privati). Non solo riteniamo questi progetti inadeguati per tempi e per numero di alloggi proposti, ma crediamo che rappresentino un ulteriore passo in avanti nella selezione del corpo studentesco Unibo, come dimostra ad esempio l’idea dello Student Hotel in Bolognina.”
Continuano gli studenti e attivisti: “L’Università di Bologna, come evidenziavamo nel documento ‘Dove sta andando l’Unibo?’, procede sempre di più nel rafforzarsi come polo di serie A permettendosi spudoratamente di ignorare il dramma abitativo degli studenti meno abbienti, e intanto investe decine – se non centinaia – di migliaia di euro in progetti come ‘muri puliti‘ (100 mila euro dall’Unibo più 500.000 dal Comune) e aumentando i compensi dei propri dirigenti, a partire proprio da quello del Rettore. Sappiamo che l’unico cambiamento possibile si ottiene collettivamente, ma non solo sul piano studentesco, per questo venerdi 30 saremo a Roma alla Mobilitazione Nazionale! Riprendiamoci La Scuola, al fianco di studenti e lavoratori per dare forza alla voglia di cambiamento che si sta ricomponendo su progetti che parlano di rottura e di inversione di rotta. Ai nostri posti ci troverete!”
E’ di ieri invece la segnalazione, sempre a firma Noi Restiamo, della mancata assegnazione di un’aula universitaria da parte dell’ateneo per l’iniziativa “Internazionalismo e potere popolare/ la questione palestinese”, prevista per domani pomeriggio: “A 48 ore dalla presentazione del libro di Stefano Mauro sul Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina l’università non ha ancora concesso l’aula per l’iniziativa, nonostante questa fosse stata richiesta nei tempi previsti. Unibo è sempre pronta ad appellarsi ad ogni pretesto burocratico per rifiutare gli spazi agli studenti, ma è la prima a non rispettare i regolamenti, che prevedono che l’aula debba essere assegnata almeno una settimana prima. Ma probabilmente è il tema trattato ad essere scomodo: quando si parla di Palestina le Università trovano sempre qualche scusa, qualche problema, qualche inconveniente per impedire una discussione al di fuori della propaganda filo-israeliana (ci era già successo l’anno scorso a Torino). Noi non abbiamo alcuna intenzione di piegarci all’ostruzionismo burocratico di Unibo, e confermiamo l’iniziativa di questo giovedì, se non ci danno un’aula ce la prenderemo. Ci vediamo tutti alle 17 di giovedì all’ingresso di via Zamboni 38”.
E’ andata a buon fine, intanto, la raccolta firme per lo spazio Rizoma. Scrive LabAgraria: “Vogliamo ringraziare tutti gli studenti e tutte le studentesse che nel corso degli ultimi giorni hanno firmato per il mentenimento di Rizoma. Lo spazio é stato confermato e questo ci permetterà di dare vita a tutte quelle iniziative che rendono eterogenea la realtà di Rizoma”.
Infine, in tema di Università si segnala che il rettore Francesco Ubertini ha annunciato che la proclamazione collettiva della laurea sarà estesa a tutti i corsi triennali. Questo anche per mettere un freno ai festeggiamenti fuori dalle facoltà, che nell’ultimo periodo sono di nuovo finiti al centro delle polemiche nell’ambito del dibattito sulla ‘movida’ in zona universitaria. Con le lauree collettive “le famiglie avranno comunque la possibilità di festeggiare, possibilmente senza che questo arrechi danno o disturbo alla città”, ha dichiarato il rettore.